Nonostante la Corte Internazionale dell’Aja lo scorso 21 dicembre abbia chiesto di prevenire e punire atti di profanazione e vandalismo contro il patrimonio culturale armeno in Nagorno Karabakh, questo patrimonio continua ad essere a rischio. E così il 10 marzo, a un anno e quattro mesi dal cessate il fuoco, il Parlamento Europeo si è riunito e ha discusso una risoluzione che condanna l’Azerbaijan per quello che alcuni hanno chiamato un “genocidio culturale”.
Nell’ultimo atto di quella che sembra una guerra combattuta prima di tutto sul piano culturale, Anar Karimov, ministro della Cultura dell’Azerbaijan, ha annunciato la creazione di un gruppo di lavoro per le aree riconquistate del Nagorno-Karabakh per “rimuovere le tracce fittizie di armeni su siti religiosi albaniani”. Dichiarazione che rilanciano la preoccupazione degli armeni per il patrimonio cristiano in Artsakh, il nome storico armeno del Nagorno Karabakh.