“Integrare nella Chiesa non significa fare la Comunione”. Una dichiarazione di Papa Francesco che forse non piacerà a coloro che durante il Sinodo sulla famiglia hanno tentato di far dire al Papa qualcosa che non pensa.
Sono oltre 93 gli interventi dei padri sinodali nella discussione generale della terza parte dell’Instrumentum Laboris, quella che contiene anche le proposte per una via penitenziale per i divorziati risposati. Il dibattito è serrato, e le proposte di modifica (i cosiddetti modi) sono già 360, e manca ancora mezza giornata di discussione. In generale, i padri sinodali chiedono maggiore enfasi sulle Sacre Scritture e percorsi prematrimoniali più efficaci. Nessuno dice di voler cambiare la dottrina della Chiesa. Ma sono molto diversi gli approcci pastorali proposti.
Cattolico, sposato, quattro figli. Poi il matrimonio finisce la moglie lo lascia e sposa un altro. Una situazione comune, quasi banale, se non fosse per il fatto che lui decide di rimanere fedele al vincolo di fedeltà giurato sull’altare e non si fa una” nuova vita” e scrive un libro in risposta a Walter Kasper e alle sue teorie sulla ammissione all’ Eucarestia dei divorziati risposati.
Mentre si tenevano i due giorni di riunione del Consiglio Ordinario del Sinodo dei vescovi, a Roma un gruppo di vescovi ed esperti da Svizzera, Germania e Francia si sono riuniti lunedì 25 maggio per parlare delle sfide del prossimo sinodo. La riunione era rigorosamente a porte chiuse, anche se poi alcuni giornalisti sono stati ammessi ad entrare, a condizione che raccontassero senza citare nessuna persona per nome. E le considerazioni conclusive sono state fatte dal Cardinal Reinhard Marx, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca e tra quelli che più di tutti all’ultimo sinodo si sono battuti per un sostanziale aggiornamento della dottrina su divorziati risposati e pastorale degli omosessuali, con lo slogan che “il linguaggio della Chiesa non è quello dell’esclusione.”