Sullo sfondo il mare, e qualche chilometro più in là il porto da cui partì suo padre per l’Argentina, dando inizio ad una nuova storia della famiglia. E Papa Francesco non può non pensare al mare nella sua omelia, chiedendo a tutti di “gettare ogni giorno l’ancora in Dio”, perché la nostra vita è simile “ad una nave carica di merci”. Un peso che il Papa non esita a chiamare “male di vivere”.
Sono circa 130 i rifugiati, i senza fissa dimora e i detenuti che pranzano con Papa Francesco oggi al Santuario di Nostra Signora della Guardia, a Genova. Un menù tipico genovese quello preparato da una cuoca albanese della Cooperativa di San Giorgio: trofie al pesto, cima arrosto con patate , e infine una crostata con le albicocche.
Affrontare la vita contemporanea che “non è in strada, ma in fretta”. La necessità di stare in strada, e la paura del “prete statico”, che fa “tutto ad orario”. La fraternità, una parola che “non si quota nella borsa dei valori”, e il rischio che diventa “più importante l’ideologia della fratellanza”. La “diocesanità”, ovvero quella porzione del popolo di Dio “che ha faccia”. La crisi delle vocazioni, che è trasversale.
"E' un grande regalo, un grande dono che speravamo di ricevere. E per questo già preghiamo". Lo ha detto ieri il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, annunciando ieri la visita del Papa nella città ligure il prossimo 27 maggio.