Le violenze nelle Repubblica Democratica nel Congo, i recenti attentati in Pakistan sono oggetto del pensiero di Papa Francesco al termine dell’Angelus. Un Angelus dedicato al comandamento dell’amore, proposto da Gesù come reazione al male.
“Ho chiesto asilo politico in Italia perché in base all’art. 295 del Codice Penale Pakistano, più noto come ‘legge anti-blasfemia’, potrei essere condannata a morte.”. Si chiama Noreen Yousaf, ha 28 anni ed è nata in Pakistan.
In Pakistan ogni anno migliaia di donne cristiane sono rapite, violentate, costrette ad abbandonare la fede e a contrarre matrimonio islamico. Anche quelle risparmiate da queste crudeltà subiscono quotidiani soprusi. Spesso analfabete, quando riescono a lavorare sono di frequente ridotte in condizioni schiavistiche. Quattro autorevoli donne italiane, espressione della società civile, si schierano al fianco delle donne oppresse del Pakistan, accompagnando le iniziative assunte dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre.
“Abbiamo deciso di iniziare il 2017 all’insegna della dignità della donna”, così Alessandro Monteduro, Direttore di ACS-Italia, descrive il senso dei due progetti che la fondazione pontificia presenta ai benefattori italiani. “Abbiamo deciso di occuparci di una delle aree in cui i Cristiani sono più perseguitati, e cioè il Pakistan”, prosegue Monteduro.
Papa Francesco ha espresso il suo cordoglio per l'attentato di ieri - rivendicato dall'ISIS - in un ospedale di Quetta, in Pakistan. 93 finora i morti accertati.
"È molto importante che il mondo sappia che anche nel XXI secolo i cristiani sono perseguitati e finanche martirizzati per la loro fede, esattamente come accadeva secoli fa". Così monsignor Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, esprime il suo apprezzamento per l’iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che il 29 aprile alle 20 illuminerà di rosso Fontana di Trevi, in ricordo del sangue dei martiri cristiani.
Dopo aver recitato il Regina Coeli, Papa Francesco ha parlato del tragico attentato che ieri ha insaguinato il Pakistan: uccise oltre 70 persone per lo più cristiani, molti i bambini. Il Papa ha condannato " l'esecrabile attentato che ha fatto strage di tante persone innocenti, per la maggior parte famiglie della minoranza cristiana".
"La strage orribile di decine di innocenti nel parco di Lahore getta un’ombra di tristezza e di angoscia sulla festa di Pasqua. Ancora una volta l’odio omicida infierisce vilmente sulle persone più indifese. Insieme al Papa, che è stato informato preghiamo per le vittime, siamo vicini ai feriti, alle famiglie colpite, al loro immenso dolore, ai membri delle minoranze cristiane ancora una volta colpite dalla violenza fanatica, all’intero popolo pakistano ferito". Lo afferma in una nota Padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa Vaticana
Ci sono voluti 13 anni di lavoro, ma ora il Catechismo della Chiesa Cattolica tradotto in urdu è stato approvato dalla Santa Sede, dato alle stampe e appena pubblicato in Pakistan. Una piccola luce, in una nazione in cui non solo i cristiani sono messi nel mirino, ma tutti quanti si oppongono alla creazione dello Stato islamico.
"Siamo venuti a Roma per invitare il Santo Padre in Pakistan e lui ha accettato". Così il ministro federale per la navigazione del Pakistan, Kamran Michael, ha dichiarato ieri al fondatore dell’Associazione Pakistani Cristiani in Italia, il prof. Shahid Mobeen, durante un incontro informale in Vaticano in occasione del quinto anniversario dell’assassinio di Shahbaz Bhatti.
Non sono solo i cristiani, ad essere messi nel mirino. Perché in Pakistan è a rischio chiunque si opponga alla creazione di uno Stato Islamico. Lo spiega l’arcivescovo Joseph Coutts di Karachi, intervenendo in un convegno al Senato organizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre.
"Dopo la morte di Shahbaz Bhatti la condizione delle minoranze religiose in Pakistan è nettamente peggiorata. Sia per il maggior numero di attacchi ai loro danni, sia per la mancanza di rappresentanza a livello federale". Così il prof. Shahid Mobeen, docente di pensiero e religione islamici presso la Pontificia Università Lateranense e amico del ministro pachistano ucciso, descrive l’attuale situazione delle minoranze religiose a cinque anni dall’assassinio di Bhatti.
Segnali positivi per il dialogo interreligioso in Pakistan. Si rafforza l’opera del Peace Center di Lahore, il centro dei frati domenicani nato nel novembre 2010 per la promozione del dialogo interreligioso e da sempre sostenuto da Aiuto alla Chiesa che Soffre. Del consiglio del centro fa parte anche il Grande Imam della seconda maggiore moschea del Pakistan, la Moschea Badshahi di Lahore, l’Imam Syed Muhammad Abdul Khabir Azad. L’Imam Azad collabora a stretto contatto con il direttore del Peace Center, il religioso domenicano padre James Channan, per migliorare i rapporti tra la piccola minoranza cristiana e la maggioranza musulmana. In particolare, il chierico islamico è fortemente impegnato nel controllare gli imam delle moschee rurali che nei loro sermoni incitano spesso all’odio interreligioso fino a lanciare delle vere e proprie campagne anticristiane attraverso gli altoparlanti delle moschee, ad esempio in occasione di accuse di blasfemia ai danni di cristiani.
Telegramma di cordoglio di Papa Francesco per le vittime del terremoto in Afghanistan e in Pakistan. Nel testo – firmato dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin – Papa Bergoglio esprime profondo dolore dopo avere appreso “della tragica perdita di vite in Afghanistan e Pakistan in conseguenza del terremoto nella regione”.
Il 14 aprile scorso ho parlato con il presidente Mamnoon Hussain, che si è detto disponibile a trovare un modo per limitare l’uso improprio della legge anti-blasfemia». Così dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre monsignor Sebastian Francis Shaw, arcivescovo di Lahore.
«Quando un’accusa di blasfemia è rivolta ad un musulmano è lui il solo a pagarne le conseguenze, mentre se ad essere incolpato è un cristiano, l’intera comunità è ritenuta responsabile». È il commento rilasciato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da monsignor Sebastian Francis Shaw, arcivescovo di Lahore, dopo quanto accaduto domenica 24 maggio a Sanda, un quartiere a maggioranza cristiana della metropoli pachistana.
"Con dolore, con molto dolore, ho appreso degli attentati terroristici di oggi contro due chiese nella città Lahore in Pakistan, che hanno provocato numerosi morti e feriti. Sono chiese cristiane. I cristiani sono perseguitati.” Con queste parole Papa Francesco ancora una volta ha pregato per i cristiani perseguitati, e uccisi proprio perchè cristiani.