Intervista a Padre Raffaele Di Muro, Rettore della Pontificia Facoltà di Teologia San Bovanentura-Seraphicum di Roma e Direttore della cattedra kolbiana
Il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell’Assunta, nel campo di concentramento di Auschwitz, al Blocco 11, con una iniezione di acido fenico, un uomo che aveva impresso sul petto il numero 16670 veniva ucciso.
San Massimiliano Kolbe nasce a Zduńska Wola l’8 gennaio 1894. Sono trascorsi 128 anni da quella data ma il suo nome è vivo, sempre, nella memoria della Chiesa.
San Massimiliano Maria Kolbe moriva ottant’anni fa ad Auschwitz, il 14 agosto 1941, alla vigilia della festa dell’Assunta. In quel campo di concentramento si offrì alla morte per prendere il posto di un padre di famiglia, Francesco Gajowniczek.
San Massimiliano Kolbe, se non il primo, è stato - sicuramente - fra i primi ad essere stato beatificato e poi canonizzato fra le vittime dei campi di concentramento nazisti. Giovanni Paolo II ha detto che con il suo martirio egli ha riportato “la vittoria mediante l’amore e la fede, in un luogo costruito per la negazione della fede in Dio e nell’uomo”.