Interno della basilica di Sant’Antonio a Padova. Si celebra la festa dell’Immacolata, in un giorno reso spettrale dal tempo siberiano, dal ritorno della paura della pandemia, dall’incertezza e dalla paura.
La rivista giapponese Seibo no Kishi è arrivata a quota mille numeri. Ed è un fatto notare perché non è una rivista qualunque: fu fondata da padre Massimiliano Kolbe, negli anni in cui era missionario in Giappone. Anzi, si può dire che era proprio quello il primo scopo della sua missione: fondare l’equivalente giapponese de “Il Cavaliere dell’Immacolata”, la rivista che aveva fondato in Polonia.
In una gelida mattina di gennaio, piena di luce e di azzurro, entriamo nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia. Questa chiesa è davvero uno scrigno di tesori, la sua bellezza è sempre emozionante e ad ogni visita si rinnova lo stupore di trovarsi in un luogo simile.
In una squallida stanza nella fredda Varsavia degli anni Settanta, dove una prostitute fa entrare un cliente, un turista giapponese attonito, appare all'improvviso il volto scavato, sofferente e allo stesso tempo luminoso di padre Massimiliano Kolbe.
“Sono un prete cattolico”. Così aveva risposto padre Massimiliano Kolbe all’ufficiale delle SS che gli chiedeva ragione dell’essersi offerto di morire al posto di un altro prigioniero. Poche parole per spiegare il senso di una vita. Padre Kolbe comunicava l’essere cristiani con l’esempio. Ma aveva compreso il senso di doverlo proclamare a parole, aveva anticipato la nuova evangelizzazione. In una frase, “è stato un profeta dei nuovi media”.
L’eredità spirituale lasciata al Seraphicum da p. Massimiliano Kolbe torna a rinnovarsi con forza, a quasi un secolo dalla costituzione della Milizia dell’Immacolata.