L'arcivescovo eletto, Jacob Murad, o "Padre" come lo chiamano i suoi parrocchiani, è uno dei siriani feriti e uno dei più grandi testimoni della sua tragedia e guerra, data la sua dolorosa esperienza personale di essere rapito dall'ISIS nel 2015.
Era stato profanato nel 2016 dai miliziani jihadisti dell’ISIS, ed è rimasto semidistrutto da allora. Ma ora potrebbe esserci nuova vita per il monastero Mar Elian, nella periferia della città siriana di Qaryatayn. Lo ha annunciato padre Jacques Mourad, il monaco della comunità di Mar Mousa che era retore del monastero e che fu rapito dall’ISIS il 15 maggio 2015, e rimase nelle mani dei miliziani per cinque mesi, prima in isolamento e poi con più di 150 cristiani di Qaryatayn.
Un gesto concreto, raccomandato dalla Chiesa, è quello di contribuire alla Colletta del Venerdì Santo. Quest’azione si unisce al grido di aiuto che arriva dai fratelli in Medio Oriente, dove la persecuzione dei cristiani non si ferma.
“Degli uomini incappucciati sono entrati nel monastero di Mar Elian e mi hanno prelevato assieme ad un nostro volontario, Boutros. Ci hanno obbligati a salire in macchina e ci hanno lasciato in mezzo al deserto per quattro giorni, bendati e incatenati. Poi ci hanno portati a Raqqa: capitale dello Stato Islamico”. Comincia così il racconto di padre Jacques Mourad, religioso siriano rapito da Isis il 21 maggio e liberato il 10 ottobre scorso. In una conferenza stampa organizzata dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, il monaco appartenente alla comunità fondata da padre Paolo Dall’Oglio, Deir Mar Musa, ha raccontato per la prima volta i lunghi giorni del suo sequestro.
“Ringraziamo dal profondo del cuore i benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre per la solidarietà mostrata alle popolazioni sofferenti della Siria. E vi preghiamo di continuare a pregare per noi”. Questo uno degli ultimi messaggi inviato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da padre Jacques Mourad, il sacerdote rapito a Qaryatayn in Siria lo scorso 21 maggio. La fondazione pontificia ha sostenuto l’opera del religioso sin dal 2004 ed in particolare dopo l’inizio della crisi siriana nel 2011.
“Offriamo preghiere, messe, suppliche e digiuni”, “supplicando la Madre di Dio e tutti i santi martiri e confessori per la liberazione di Padre Jacques”. E’ l’appello del patriarca siro cattolico Ignace Youssif III, inviato a tutte le comunità siro-cattoliche sparse per il mondo, “nella speranza che padre Jacques sia liberato e torni presto alla sua parrocchia”. A riportarlo l’agenzia Fides. Nel testo il Patriarca invita tutti i fedeli “a essere fermi nella fede, nella speranza e nella fiducia nel Signore e nelle sue promesse che non deludono”; “nella festa di Pentecoste chiediamo che lo Spirito Santo ci illumini, ci consoli e ci custodisca”.