Si tiene in questi giorni, presso la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, una Conferenza internazionale organizzata dalla stessa Accademia e dall’Istituto di Ricerca sulla Pace di Oslo per commemorare il sessantesimo anniversario della pubblicazione della Pacem in Terris, la storica enciclica di Papa Giovanni XXIII. La conferenza si concentra in particolare sui temi del disarmo, e del disarmo, ed è su quello che Papa Francesco concentra un messaggio inviato al Cardinale Peter Turkson, Cancelliere dell’Accademia.
"Se le regole dei rapporti internazionali hanno limitato l’uso della forza e il superamento del sottosviluppo che è uno degli obiettivi dell’azione internazionale, il desiderio di potenza è ancora, purtroppo, criterio di giudizio ed elemento di attività nei rapporti tra gli Stati".
I saluti del Papa in lingua italiana sono dedicati ad un anniversario molto particolare, quello compiuto ieri dall'Enciclica "Pacem in Terris" di San Giovanni XXIII. L’11 aprile 1963 era un Giovedì Santo, e fu in quel giorno che Giovanni XXIII volle simbolicamente firmare la Pacem In Terris. Sono passati 60 anni. Papa Francesco ne riconosce l'estrema attualità. Anche oggi il mondo è in guerra.
L’11 aprile 1963 San Giovanni XXIII donava al mondo una delle sue più belle encicliche: la Pacem in terris. Essa segna la risposta della Chiesa alle più attuali problematiche in relazione alla convivenza civile fra i popoli e l’ordinamento giuridico.
L’11 aprile 1963 era un Giovedì Santo, e fu in quel giorno che Giovanni XXIII volle simbolicamente firmare la Pacem In Terris, la sua ottava e ultima enciclica. Gli era stato diagnosticato un tumore qualche tempo prima, morì poco dopo, e quella enciclica è rimasta come uno dei testamenti spirituali di Giovanni XXIII. E, sessanta anni dopo, la Pacem In Terris è ancora profondamente attuale, nonostante il mondo sia cambiato profondamente in tutto questo tempo.
Il 25 novembre 1881 nasce a Sotto il Monte, un piccolo paese della provincia di Bergamo, Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII, l’anima del Concilio Vaticano II, il pontefice dell’Enciclica Pacem in terris. Pace, parola sempre attuale e quanto mai sospirata da tutti i popoli del globo terrestre.
La Chiesa di Bulgaria avrebbe restituito in questi giorni la visita a Papa Francesco. Non hanno potuto per via della pandemia. E allora il vescovo Hristo Proykov, eparca dell’eparchia San Giovanni XXIII e presidente della Conferenza Episcopale Bulgara, ha deciso di inviare a Papa Francesco una lettera.
“La Pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio”. San Giovanni XXIII cominciava così, 55 anni fa, l’enciclica Pacem in Terris. Ancora oggi, quell’enciclica continua a rappresentare il cardine dell’attività diplomatica della Santa Sede.
La Pacem in Terris compie 52 anni, e mai è sembrata così attuale. Perché ci sono, nell’enciclica di Papa Giovanni (la sua ottave e ultima), i riferimenti al disarmo, ai rapporti tra le nazioni, alla politica. Ma tutto deriva dall’uomo, dal suo sviluppo integrale, dal fatto che ogni essere umano è “persona, cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera”, e perciò “è soggetto di diritti e doveri, che sono perciò universali, inviolabili e inalienabili”. “Che poi – aggiunge Papa Giovanni – “se si considera la dignità della persona umana alla luce della rivelazione divina, allora essa apparirà incomparabilmente più grande, poiché gli uomini sono stati redenti dal sangue di Gesù Cristo”. (Pacem in Terris, 5).