Papa Francesco è in Georgia, prima tappa del Viaggio Apostolico nel Caucaso che lo vedrà domenica raggiungere anche l’Azerbaijan. Dopo la cerimonia di benvenuto all’aeroporto di Tbilisi il Pontefice - accolto anche dal Patriarca Ortodosso Ilia II - ha raggiunto il palazzo presidenziale per la visita di cortesia al Presidente Giorgi Margvelashvili. Al termine dell’incontro Papa Francesco si è intrattenuto con i rappresentanti del mondo politico, della società civile e con gli ambasciatori accreditati.
Il Papa è “profondamente rattristato” dalla morte di Shimon Peres. Si rivolge alla gente di Israele, e ricorda “con affetto” le visite in Vaticano dell’ ex Presidente israeliano, premio Nobel per la Pace che si è spento oggi a 93 anni.
Il Papa arriva oggi ad Assisi, chiude un evento celebrativo iniziato già da qualche giorno con interventi, relazioni e saluti. Tutti inneggianti allo Spirito di Assisi, a quella atmosfera cioè che si creò 30 anni fa nella città di San Francesco quando Giovanni Paolo II guidò la preghiera comune di tutte le religioni per la pace.
"In queste ore il nostro animo è ancora una volta scosso da tristi notizie relative a deplorevoli atti di terrorismo e di violenza, che hanno causato dolore e morte. Penso ai drammatici eventi di Monaco in Germania e di Kabul in Afghanistan, dove hanno perso la vita numerose persone innocenti.
"Cristo è nato per noi, esultiamo nel giorno della nostra salvezza!". Con questa invocazione Papa Francesco ha esordito affacciandosi alla Loggia centrale della Basilica Vaticana in occasione del Messaggio natalizio ai popoli e alle nazioni a cui segue la tradizionale Benedizione Urbi et Orbi.
Un grande concerto di musica classica per chiedere con forza la pace in Siria, terra martoriata e dilaniata da sanguinosi conflitti che mietono ogni giorno centinaia di vittime. L'Associazione “Amici di Dolores Sopegna”, nata nel 2011 da un gruppo di volontari, promuove l'iniziativa che si terrà a Roma Sabato 12 dicembre, alle 19.30, presso la Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola (Piazza Sant’Ignazio) intitolata “Roma Canta Damasco”.Ro
Papa Francesco ha aperto la Porta Santa della Cattedrale di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, dando così inizio in anticipo all’Anno Santo della Misericordia. La Porta Santa della Basilica di San Pietro sarà aperta dal Pontefice come previsto il prossimo 8 dicembre.
Mungu abariki Kenya, Dio benedica il Kenia. É questo il saluto del Papa al termine del suo primo discorso in terra africana. L’arrivo in anticipo di quasi 20 minuti all’ aeroporto di Nairobi è semplice e cordiale, il Papa firma il libro degli ospiti e poi in auto arriva alla State House dove viene accolto con gli onori militari e le salve di cannone: “ Il Kenya è una Nazione giovane e vigorosa, una comunità con ricche diversità, che interpreta un ruolo significativo nella regione” dice all’inizio del suo discorso.
Siete degli “artefici di pace”, il vostro è un lavoro “fatto con le mani e con il cuore”. Così, secondo quanto riporta la Radio Vaticana, il Papa ha salutato il Quartetto per il Dialogo in Tunisia, vincitore del Premio Nobel per la Pace 2015. Francesco si è congratulato con Mohamed Fadhel Mahfoudh, Abdessatar Ben Moussa, Wided Bouchamaoui e Houcine Abbassi e si intrattenuto con loro per circa 15 minuti.
A conclusione dei lavori mattutini i Padri Sinodali, alla presenza del Papa, hanno pubblicato un messaggio rivolto in particolare alle famiglie che vivono nel Medio Oriente.
“Dopo l’attenzione alla tematica ecologica il Festival Biblico ha deciso di concentrarsi nel 2016 sul tema della pace, intesa in modo variegato e sfaccettato, attraverso alcune polarità fondamentali”. Riparte il cammino verso l’edizione dell’anno prossimo del Festival, che celebrerà la sua dodicesima edizione. Il tema è preso dal salmo 85: “Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno”.
Al termine della celebrazione eucaristica nel corso della quale ha canonizzato i Beati Vincenzo Grossi, Maria dell’Immacolata Concezione, Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin, Papa Francesco nel corso dell’Angelus ha levato la propria voce per implorare la fine delle violenze che da diversi giorni stanno insanguinando la Terra Santa.
“Le parole di Papa Francesco sui bambini ancora una volta sono un sostegno e una guida al lavoro del Progetto Bambini UNITALSI che è ogni giorno accanto all’infanzia che soffre. Per questo motivo abbiamo deciso di prendere in prestito il monito del Papa per coniare lo slogan del prossimo pellegrinaggio Bambini In Missione Di Pace a Lourdes che sarà “Con i bambini non si scherza!”. E’ quanto dichiara Emanuele Trancalini, Responsabile nazionale del Progetto Bambini UNITALSI.
“Per gettare le fondamenta di una giustizia il nostro primo compito è riscoprirci popolo, dobbiamo passare dal “non mi riguarda” al “mi preoccupo dell’altro”… Serve l’impegno per una rivoluzione relazionale che ci permetta di riscoprire l’appartenenza a un comune destino. Per questo è essenziale il ruolo politico e non solo esecutivo, dei corpi intermedi, che sono in grado di essere collante tra le persone e che diventano filtro e ammortizzatore tra i singoli cittadini e le istituzioni”.
Terra Santa e Medio Oriente “richiedono un impegno coraggioso per la pace: essa non soltanto va desiderata, ma ricercata e costruita pazientemente e tenacemente, con la partecipazione di tutti, in particolare dei credenti". Il Papa riceve una delegazione di B’nai B’rith International e spiega: “Guardando a questi cinquant’anni di storia del dialogo sistematico tra la Chiesa cattolica e l’Ebraismo, non posso che ringraziare il Signore per tanti progressi compiuti”.
Un viaggio del Papa in Colombia sarebbe possibile, ma solo se si firma la pace. Lo ha riferito il presidente della nazione Juan Manuel Santos che questa mattina è stato ricevuto dal Papa. Venti minuti di colloquio privato iniziato con una frase molto significativa del Papa: “ lei è la persona per la quale prego di più, prego molto, molto per il processo di pace.”
“Mai più la guerra! Occorre passare da una cultura dello scontro, della guerra, a una cultura dell'incontro". Questo è stato l'appello di papa Francesco a Sarajevo, dove il pontefice ha portato ancora una volta il suo messaggio di “pellegrino di pace e di speranza” che non si stanca di moltiplicare le iniziative per favorire la ricomposizione dei conflitti e la convivenza pacifica tra popolazioni diverse: “un cammino faticoso, difficile, ma possibile!” (Angelus 7 giugno).
C’è un altro clima allo stadio Kosevo di Sarajevo rispetto al 1997. Quando venne Giovanni Paolo II la guerra era appena finita, e nevicava. Oggi tra i monti delle Bosnia è estate e anche nei cuori della gente inizia una nuova primavera. Papa Francesco è arrivato per incoraggiare il fragile cammino verso la riconciliazione di un popolo che ha vissuto non solo la guerra ma lo sterminio, la “pulizia etnica”.
“Vorrei annunciare ad ogni persona, ad ogni famiglia, ad ogni comunità la misericordia, la tenerezza e l’amore di Dio.” Papa Francesco saluta così quattro giorni prima del viaggio a Sarajevo, lo scopo della sua visita. E lo fa tramite un Video Messaggio.
Un’Ave Maria pregata insieme, con l’esortazione per la pace in Terra Santa. Perché da oggi occorre portare avanti una “missione”: “pregare le due nuove sante per la pace nella vostra terra, perché finisca questa guerra interminabile e ci sia la pace fra i popoli”.