“L’esperienza della consolazione, che è un’esperienza spirituale, ha bisogno sempre di un’alterità per essere piena: nessuno può consolare se stesso, nessuno. E chi cerca di farlo, finisce guardandosi allo specchio, si guarda allo specchio, cerca di truccare se stesso, di apparire. Si consola con queste cose chiuse che non lo lasciano crescere e l’aria che respira è quell’aria narcisista dell’autoreferenzialità. Questa è la consolazione truccata che non lascia crescere. E questa non è consolazione, perché è chiusa, le manca un’alterità”. Lo ha spiegato stamane il Papa nell'omelia della Messa quotidiana a Santa Marta.
“L’ipocrisia non è il linguaggio di Gesù. L’ipocrisia non è il linguaggio dei cristiani. Un cristiano non può essere ipocrita e un ipocrita non è cristiano. Questo è così chiaro. Questo è l’aggettivo che Gesù usa di più con questa gente: ipocrita. Vediamo come procedono questi. L’ipocrita sempre è un adulatore o in tono maggiore o in tono minore ma è un adulatore”. Lo ha ribadito stamane il Papa nel corso della Messa a Santa Marta.
“Un’opera di misericordia non è fare una cosa per scaricare la coscienza: è anche compatire il dolore altrui. Condividere e compatire vanno insieme. E’ misericordioso quello che sa condividere e anche compatire i problemi delle altre persone. Io so condividere? Sono generoso? Ma anche quando vedo una persona che soffre, che è in difficoltà, anche io soffro? So mettermi nelle scarpe altrui? Nella situazione di sofferenza?”. Così stamane il Papa nell'omelia della Messa mattutina a Santa Marta.
L'omelia di oggi del Papa durante la Messa mattutina a Santa Marta si concentra sul dialogo tra Gesù e Pietro “il più peccatore degli apostoli”.
Una vita sempre in moto. Quella dell’ Apostolo Paolo come l’ha descritta questa mattina nella messa di Santa Marta Papa Francesco. Come riporta la Radio Vaticana il Papa ha ricordato che il primo impegno dell’ apostolo “è la predicazione, l’annunzio”. Paolo, ha commentato, “va da una parte all’altra ad annunziare Cristo” e “quando non predica in un posto, lavora”:
“Tutti i pastori dobbiamo congedarci. Arriva un momento dove il Signore ci dice: vai da un’altra parte, vieni da me. E uno dei passi che deve fare un pastore è anche prepararsi per congedarsi bene, non congedarsi a metà. Il pastore che non impara a congedarsi è perché ha qualche legame non buono col gregge, un legame che non è purificato per la Croce di Gesù”. Sono parole del Papa, stamane, nell'omelia della Messa quotidiana a Santa Marta
Sono capace di ascoltare lo Spirito Santo? “Sono capace di chiedere ispirazione prima di prendere una decisione o dire una parola o fare qualcosa? O il mio cuore è tranquillo, senza emozioni, un cuore fisso? Ma certi cuori, se noi facessimo un elettrocardiogramma spirituale il risultato sarebbe lineare, senza emozioni. Anche nei Vangeli ci sono questi, pensiamo ai dottori della legge: erano credenti in Dio, sapevano tutti i comandamenti, ma il cuore era chiuso, fermo, non si lasciavano inquietare”. Così Papa Francesco stamane nell'omelia pronunciata durante la Messa a Santa Marta.
“Lo Spirito Santo è il compagno di cammino di ogni cristiano, anche il compagno di cammino della Chiesa. E questo è il dono che Gesù ci dà”. Lo ha detto Papa Francesco, stamane, nell'omelia pronunciata durante la Messa a Santa Marta.
“Il mondo ci insegna la strada della pace con l’anestesia: ci anestetizza per non vedere un’altra realtà della vita: la Croce”.
Essere docili e non rigidi davanti alla Parola di Dio e quindi bisogna conoscere la Parola e Gesù stesso perchè è Lui stesso a dirci: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono". Lo ha detto questa mattina Papa Francesco nell'omelia della Messa mattutina a Santa Marta.
Gli uomini rigidi "si fanno vedere belli, onesti ma quando nessuno li vede, fanno delle cose brutte, usano la rigidità per coprire debolezze, peccati, malattie di personalità". Lo ha detto il Papa nell'omelia pronunciata durante la Messa mattutina a Santa Marta.
Dio soffre per "i cuori chiusi, i cuori di pietra, i cuori che non vogliono aprirsi, che non vogliono sentire; i cuori che soltanto conoscono il linguaggio della condanna: sanno condannare; non hanno bisogno di spiegazioni". Lo ha detto il Papa questa mattina nell'omelia pronunciata durante la Messa a Santa Marta.
“Il cristiano è un testimone di obbedienza e se noi non siamo su questa strada di crescere nella testimonianza dell’obbedienza non siamo cristiani”. Il cristiano “non è testimone di un’idea, di una filosofia, di una ditta, di una banca, di un potere: è testimone di obbedienza. Come Gesù”. Lo ha spiegato questa mattina Papa Francesco nell’omelia della Messa quotidiana a Santa Marta.
“La salvezza viene dalla croce ma da questa croce che è Dio fatto carne. Non c’è salvezza nelle idee, non c’è salvezza nella buona volontà, nella voglia di essere buoni… No. L’unica salvezza è in Cristo crocifisso, perché soltanto Lui è stato capace di prendere tutto il veleno del peccato e ci ha guarito lì. Ma cosa è la croce per noi? Sì, è il segno dei cristiani, è il simbolo dei cristiani. E noi facciamo il segno della croce ma non sempre lo facciamo bene, delle volte facciamo così… Perché non abbiamo questa fede alla croce. Altre volte, per alcune persone è un distintivo di appartenenza. Sta bene quello ma non solo come distintivo, come se fosse una squadra, il distintivo di una squadra: come memoria di quello che si è fatto peccato”. Lo ha detto il Papa, questa mattina, nell'omelia della Messa quotidiana a Santa Marta.
“Dimenticare Dio che ci ha creato, che ci ha fatto crescere, che ci ha accompagnato nella vita: questa è la delusione di Dio. Nel cuore dell’uomo, sempre c’è questa inquietudine! Non è soddisfatto di Dio, dell’amore fedele. Il cuore dell’uomo è sempre verso l’infedeltà. E questa è la tentazione”. Lo ha detto Papa Francesco questa mattina nell’omelia pronunciata nella Messa a Santa Marta.
Punta il dito contro il peccato dell'accidia questa mattina Papa Francesco nella meditazione offerta durante la Messa quotidiana a Santa Marta. L'accidia - osserva il Pontefice secondo quanto riportato dalla Radio Vaticana - "è peggio di avere il cuore tiepido, peggio ancora. E’ vivere ma perché vivo e non avere voglia di andare avanti, non avere voglia di fare qualcosa nella vita, aver perso la memoria della gioia. Questo è il peccato. E’ una malattia brutta
Per ottenere il perdono il primo passo è vergognarsi del peccato. Ma per ottenerlo bisogna confessarsi correttamente, spiega il Papa nell'omelia della Messa mattutina a Santa Marta. Come ti confessi, chiede il Papa. "Vado, dico i miei peccati, il prete mi perdona, mi dà tre Ave Maria da pregare e poi torno in pace. Tu non hai capito! Tu soltanto sei andato al confessionale a fare un’operazione bancaria a fare una pratica di ufficio. Tu non sei andato vergognato lì di quello che hai fatto. Hai visto alcune macchie nella tua coscienza e hai sbagliato perché hai creduto che il confessionale fosse una tintoria per chiudere le macchie. Sei stato incapace di vergognarti dei tuoi peccati".
San Giuseppe è un "sognatore capace di accettare la promessa di Dio e la porta avanti in silenzio con fortezza, la porta avanti perché quello che Dio vuole sia compiuto". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia pronunciata nella Messa a Santa Marta.
“Non è facile fare il bene: dobbiamo impararlo, sempre. Allontanarsi dal male e imparare a fare il bene: questa è la regola della conversione. Perché convertirsi non è andare da una fata che con la bacchetta magica ci converta: è un cammino”. Così stamane Papa Francesco nell'omelia pronunciata durante la Messa a Santa Marta.
“La realtà di Dio è Dio fatto Cristo per noi. Per salvarci. E quando ci allontaniamo da questa realtà e ci allontaniamo dalla Croce di Cristo, dalla verità delle piaghe del Signore, ci allontaniamo pure anche dall’amore, dalla carità di Dio, dalla salvezza e andiamo su una strada ideologica di Dio, lontana: non è Dio che venne a noi e si è fatto vicino per salvarci, ed è morto per noi. Questa è la realtà di Dio”. Così questa mattina Papa Francesco nella omelia della Messa quotidiana a Santa Marta.