E' incentrata su San Giuseppe l'omelia di Papa Francesco, pronunciata stamane nella Messa a Santa Marta. "Cercò - ha spiegato il Papa - un posto perché il figlio nascesse; lo curò; lo aiutò a crescere; gli insegnò l’ufficio: tante cose in silenzio. Mai prese per sé proprietà del figlio: lasciò crescere in silenzio. Lascia crescere: sarebbe la parola che ci aiuterebbe tanto, a noi che per natura sempre vogliamo mettere il naso in tutto, soprattutto nella vita altrui. E cominciano a chiacchierare. E lui lascia crescere. Custodisce. Aiuta, ma in silenzio".
Il Signore ci consola "con la tenerezza. E’ un linguaggio che non conoscono i profeti di sventura. E’ una parola cancellata da tutti i vizi che ci allontanano dal Signore: vizi clericali, vizi dei cristiani un po’ che non vogliono muoversi, tiepidi. La tenerezza fa paura. Questo è il modo di consolare del Signore: con la tenerezza. La tenerezza consola. Le mamme, quando il bambino piange, lo accarezzano e lo tranquillizzano con la tenerezza: una parola che il mondo d’oggi, di fatto, cancella dal dizionario. Tenerezza". Lo ha ribadito il Papa, stamane, nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
“Il dire è un modo di credere, ma molto superficiale, a metà cammino: io dico che sono cristiano ma non faccio le cose del cristiano. E’ un po’ truccarsi da cristiano: dire soltanto è un trucco, dire senza fare. La proposta di Gesù è concretezza, sempre concreto. Quando qualcuno si avvicinava e chiedeva consiglio, sempre cose concrete. Le opere di misericordia sono concrete”. Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia pronunciata durante la Messa a Santa Marta.
Prepararsi al Natale costruendo la pace. E' quanto ha proposto il Papa, stamane, nell'omelia della Messa a Santa Marta.
“E’ nato il Signore, è nato il Redentore che è venuto a salvarci. Avremo sempre in noi la tentazione di mondanizzare il Natale, quando la festa lascia di essere contemplazione – una bella festa di famiglia con Gesù al centro – e incomincia a essere festa mondana: fare le spese, i regali, e il Signore rimane lì, dimenticato. Anche nella nostra vita: sì, è nato, a Betlemme, ma … E l’Avvento è per purificare la memoria di quel tempo passato, di quella dimensione”. Lo ha detto il Papa - stamane - nell’omelia della Messa a Santa Marta, celebrata nel periodo di Avvento e nel giorno della memoria liturgica di San Francesco Saverio.
Annunciare Cristo “non è un lavoro di pubblicità, fare pubblicità per una persona molto buona, che ha fatto del bene, ha guarito tanta gente, e ci ha insegnato cose belle. Non è pubblicità. Neppure è per fare proselitismo. Se qualcuno va a parlare di Gesù Cristo, a predicare Gesù Cristo per fare proselitismo, no, questo non è annuncio di Cristo: questo è un lavoro, di predicatore, retto dalla logica del marketing. Che cosa è l’annuncio di Cristo? Che non è né proselitismo né pubblicità né marketing: va oltre. Come si può capire questo? È prima di tutto essere inviato”. Lo ha detto il Papa, stamane, nella omelia della Messa celebrata a Santa Marta in occasione della Festa di Sant’Andrea Apostolo.
Papa Francesco apre l'omelia della Messa mattutina a Santa Marta ricordando la distruzione di Babilonia. "Il suono dei musicisti, dei suonatori di cetra, di flauto e di tromba, non si udrà più in te; - non ci saranno le feste belle, no: ogni artigiano di qualsiasi mestiere non si troverà più in te perché non sei una città di lavoro ma di corruzione, il rumore della macina non si udirà più in te; la luce della lampada non brillerà più in te; - sarà forse una città illuminata, ma senza luce, non luminosa; questa è la civiltà corrotta - la voce dello sposo e della sposa non si udiranno più in te. C’erano tante coppie, tanta gente, ma non ci sarà l’amore. Questa distruzione incomincia da dentro e finisce quando il Signore dice: basta. E ci sarà un giorno nel quale il Signore dirà: basta, alle apparenze di questo mondo. Questa è la crisi di una civiltà che si crede orgogliosa, sufficiente, dittatoriale e finisce così".
Papa Francesco parla della morte e dell'incontro con il Signore, e lo fa nell'omelia della Messa a Santa Marta. "La mietitura, dove ognuno di noi si incontrerà con il Signore. Sarà un incontro e ognuno di noi dirà al Signore: Questa è la mia vita. Questo è il mio grano. Questa è la mia qualità di vita. Ho sbagliato? Tutti dovremmo dire questo, perché tutti sbagliamo, ho fatto cose buone, tutti facciamo cose buone; e un po’ far vedere al Signore il grano".
"Il Signore ci ha spiegato come cresce la Chiesa con la parabola del seminatore. Il seminatore semina e il seme cresce di giorno, di notte. Dio dà la crescita e poi si vedono i frutti. Ma è importante questo: primo, la Chiesa cresce in silenzio, di nascosto; è lo stile ecclesiale. E come si manifesta nella Chiesa? Per i frutti delle buone opere, perché la gente veda e glorifichi il Padre che è nei cieli, dice Gesù, e nella celebrazione cioè nell’Eucarestia. Lì si manifesta la Chiesa; nell’Eucarestia e nelle buone opere". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
"Testimoniare è rompere un’abitudine, un modo di essere. Rompere in meglio, cambiarla. Per questo la Chiesa va avanti per testimonianze. Quello che attrae è la testimonianza, non sono le parole che sì, aiutano, ma la testimonianza è quello che attrae e fa crescere la Chiesa. E Gesù dà testimonianza. È una cosa nuova, ma non tanto nuova perché la misericordia di Dio c’era anche nell’Antico Testamento. Loro non hanno capito mai – questi dottori della legge – cosa significasse: misericordia voglio e non sacrifici. Lo leggevano, ma non capivano cosa fosse la misericordia. E Gesù con il suo modi di agire, proclama questa misericordia con la testimonianza". Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia della messa mattutina celebrata a Santa Marta.
Commentando il Vangelo odierno Papa Francesco - nell'omelia pronunciata a Santa Marta - riporta l'attenzione dei fedeli alle tante volte in cui ciascuno di noi ha rifiutato Cristo. Il "rifiuto deve far pensare a noi, alle volte che Gesù ci chiama; ci chiama a fare festa con Lui, a essere vicino a Lui, cambiare vita. Pensate che cerca i suoi amici più intimi e loro rifiutano! Poi cerca gli ammalati … e vanno; forse qualcuno rifiuta. Quante volte noi sentiamo la chiamata di Gesù per andare da Lui, per fare un’opera di carità, per pregare, per incontrarlo e noi diciamo: ma, scusa Signore, sono indaffarato, non ho tempo. Sì, domani, non posso. E Gesù rimane lì".
“Ieri nell’Aula del Sinodo un vescovo di uno dei Paesi dove c’è persecuzione ha raccontato di un ragazzo cattolico preso da un gruppo di ragazzi che odiavano la Chiesa, fondamentalisti; è stato picchiato e poi buttato in una cisterna e buttavano il fango e alla fine, quando il fango è arrivato al collo: Dì per l’ultima volta: tu rinunci a Gesù Cristo? No!. Hanno buttato una pietra e l’hanno ammazzato. L’abbiamo sentito tutti. E questo non è dei primi secoli: questo è di due mesi addietro! E’ un esempio. Ma quanti cristiani oggi soffrono le persecuzioni fisiche: questo ha bestemmiato! Alla forca!”. Lo ha detto il Papa, stamane, nell’omelia della Messa - nella memoria liturgica di San Luca Evangelista - celebrata stamane a Santa Marta.
Nuovo monito del Papa contro i cristiani che rispettano solo la forma. Parlando dei farisei - durante l’omelia della Messa mattutina a Santa Marta - Francesco ha osservato: “Erano davvero un esempio di formalità. Ma gli mancava vita. Erano inamidati. Erano dei rigidi. E Gesù conosceva l’anima loro. Questo ci scandalizza, perché loro si scandalizzavano delle cose che faceva Gesù quando perdonava i peccati, quando guariva il sabato. Si strappavano le vesti. Questo non è di Dio, perché si deve fare questo. Non gli importava la gente: gli importava la Legge, le prescrizioni, le rubriche”.
“Si prega con coraggio, perché quando preghiamo abbiamo normalmente un bisogno. Un amico è Dio: è un amico ricco che ha del pane, ha quello del quale noi abbiamo bisogno. Come se Gesù dicesse: nella preghiera siate invadenti. Non stancatevi. Ma non stancatevi di che? Di chiedere. Chiedete e vi sarà dato”. Lo ha detto il Papa, stamane, nell’omelia pronunciata durante la Messa a Santa Marta.
“Due sorelle che, con il loro modo di agire, ci insegnano come deve andare avanti la vita del cristiano". Papa Francesco ne ha parlato nell'omelia della Messa a Casa Santa Marta questa mattina.
Spesso - anche per abitudine - noi “riduciamo il Vangelo a un fatto sociale, sociologico, e non a un rapporto personale con Gesù. Gesù parla a me, parla a te, parla a ognuno di noi. La predica di Gesù è per ognuno di noi. Come mai quei pagani che, appena sentono la predica di Gesù, vanno con lui, e io che sono nato, sono nata, qui, in una società cristiana, mi abituo, e il cristianesimo è come fosse un’abitudine sociale, una veste che ho indosso e poi la lascio? E Gesù piange, su ognuno di noi quando noi viviamo il cristianesimo formalmente, non realmente”. Lo ha detto il Papa nell’omelia della Messa mattutina a Santa Marta.
“C’è il pericolo di non camminare. E quanta gente si stabilisce e non cammina, e tutta la vita è ferma, senza muoversi, senza fare niente… È un pericolo. Tanta gente non sa come camminare o ha paura di rischiare, e si ferma. Ma noi sappiamo che la regola è che chi nella vita è fermo, finisce per corrompersi. Come l’acqua: quando l’acqua è ferma lì, vengono le zanzare, mettono le uova, e tutto si corrompe. L’Angelo ci aiuta, ci spinge a camminare”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia pronunciata stamane a Santa Marta nella Messa dedicata alla memoria liturgica degli Angeli Custodi.
Come San Matteo “nella vita della Chiesa, tanti cristiani, tanti santi che sono stati scelti dal più basso. Questa coscienza che noi cristiani dovremmo avere – da dove sono stato scelto, da dove sono stata scelta per essere cristiano – deve permanere per tutta la vita, rimanere lì e avere la memoria dei nostri peccati, la memoria che il Signore ha avuto misericordia dei miei peccati e mi ha scelto per essere cristiano, per essere apostolo”. Lo ha detto il Papa stamane nell’omelia della Messa celebrata a Santa Marta nella memoria liturgica di San Matteo Apostolo.
"Gesù guarda il piccolo gesto di amore, il piccolo gesto di buona volontà, e lo prende e lo porta avanti. Questa è la misericordia di Gesù: sempre perdona, sempre riceve". Lo ha detto Papa Francesco stamane nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
"Nel Vangelo, quando Gesù non era con la gente, era con il Padre, a pregare. E la maggior parte del tempo nella vita di Gesù, nella vita pubblica di Gesù, Egli la passò sulla strada, con la gente. Questa vicinanza: l’umiltà di Gesù, quello che dà autorità a Gesù, lo porta la vicinanza con la gente. Lui toccava la gente, abbracciava la gente, guardava negli occhi la gente, ascoltava la gente. Vicino. E questo gli dava autorità". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia pronunciata durante la Messa celebrata a Santa Marta.