"La speranza è vivere in tensione, sempre; sapere che non possiamo fare il nido qui: la vita del cristiano è in tensione verso. Se un cristiano perde questa prospettiva, la sua vita diventa statica e le cose che non si muovono, si corrompono. Pensiamo all’acqua: quando l’acqua è ferma, non corre, non si muove, si corrompe. Un cristiano che non è capace di essere proteso, di essere in tensione verso l’altra riva, gli manca qualcosa: finirà corrotto. Per lui, la vita cristiana sarà una dottrina filosofica, la vivrà così, lui dirà che è fede ma senza speranza non lo è". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
"L’ipocrisia è il linguaggio del diavolo, è il linguaggio del male che entra nel nostro cuore e viene seminato dal diavolo. Non si può convivere con gente ipocrita ma ce ne sono. A Gesù piace smascherare l’ipocrisia. Lui sa che sarà proprio questo atteggiamento ipocrita a portarlo alla morte, perché l’ipocrita non pensa se usa dei mezzi leciti o no, va avanti". Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia della Messa celebrata stamane a Santa Marta.
“Giona, testardo con le sue convinzioni della fede e il Signore testardo nella sua misericordia: non ci lascia mai, bussa alla porta del cuore fino alla fine, è lì. Giona, testardo perché lui concepiva la fede con condizioni; Giona è il modello di quei cristiani con condizioni. Io sono cristiano ma a patto che le cose si facciano così – no, questi cambiamenti non sono cristiani – questo è eresia – questo non va… Cristiani che condizionano Dio, che condizionano la fede e l’azione di Dio”. Lo ha detto il Papa, stamane, nell’omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
“La domenica è il giorno dell’incontro del popolo con il Signore, il giorno dell’incontro della mia famiglia con il Signore. Il giorno dell’incontro mio con il Signore, è un giorno di incontro. Questo giorno è consacrato al Signore”. Lo ha ribadito il Papa nell’omelia della Messa celebrata stamane a Santa Marta.
"Quando ci prende lo spirito di tepore, quando viene quella tiepidezza della vita, quando diciamo: sì, Signore, va bene… ma adagio, adagio, Signore, lasciamo così… domani lo farò! per dire lo stesso domani e domani rimanda al dopodomani e dopodomani rimanda dopo e così, una vita di rimandare decisioni di conversione del cuore, di cambiare vita". E' quanto ha osservato il Papa, stamane, nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
Il ministero ordinato "non è un patto di lavoro, il fare è in secondo piano; io devo ricevere il dono e custodirlo come dono e da lì scaturisce tutto, nella contemplazione del dono. Quando noi dimentichiamo questo, ci appropriamo del dono e lo trasformiamo in funzione, si perde il cuore del ministero, si perde lo sguardo di Gesù che ha guardato tutti noi e ci ha detto: seguimi, si perde la gratuità". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia pronunciata durante la Messa a Santa Marta.
"La compassione ti fa vedere le realtà come sono; la compassione è come la lente del cuore: ci fa capire davvero le dimensioni. E nei Vangeli, Gesù tante volte viene preso dalla compassione. La compassione è anche il linguaggio di Dio. Non incomincia, nella Bibbia, ad apparire con Gesù: è stato Dio a dire a Mosè ho visto il dolore del mio popolo; è la compassione di Dio, che invia Mosè a salvare il popolo. Il nostro Dio è un Dio di compassione, e la compassione è – possiamo dire – la debolezza di Dio, ma anche la sua forza. Quello che di meglio dà a noi: perché è stata la compassione a muoverlo ad inviare il Figlio a noi. E’ un linguaggio di Dio, la compassione". Lo ha detto Papa Francesco stamane nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
"La parola Paraclito vuol dire quello che è accanto a me per sostenermi, perché io non cada, perché io vada avanti, perché io conservi questa giovinezza dello Spirito. Il cristiano sempre è giovane: sempre. E quando incomincia a invecchiare il cuore del cristiano, incomincia a diminuire la sua vocazione di cristiano. O sei giovane di cuore, di anima o non sei pienamente cristiano". Lo ha detto il Papa, stamane, celebrando la Messa a Santa Marta.
"La pace di Gesù va con questa vita di persecuzione, di tribolazione. Una pace che è molto sotto, molto profonda a tutte queste cose. Una pace che nessuno può togliere, una pace che è un dono, come il mare che nel profondo è tranquillo e nella superficie ci sono le ondate. Vivere in pace con Gesù è avere questa esperienza dentro, che rimane durante tutte le prove, tutte le difficoltà, tutte le tribolazioni". Lo ha detto il Papa, stamane, nel corso della Messa celebrata a Santa Marta.
"È lo Spirito che ci fa risorgere dai nostri limiti, dalle nostre morti, perché noi abbiamo tante, tante necrosi nella nostra vita, nell’anima. Il messaggio della risurrezione è questo: bisogna rinascere. Ma come mai lascia posto allo Spirito? Una vita cristiana, che si dice cristiana, che non lascia posto allo Spirito e non si lascia portare avanti dallo Spirto è una vita pagana, travestita da cristiana. Lo Spirito è il protagonista della vita cristiana, lo Spirito Santo che è con noi, ci accompagna, ci trasforma, vince con noi. Nessuno è mai salito al cielo, se non Colui che è disceso dal cielo, cioè Gesù. Lui è disceso dal cielo. E Lui, nel momento della risurrezione, ci dice: ricevete lo Spirito Santo, sarà il compagno di vita, di vita cristiana". Lo ha detto Papa Francesco, stamane, nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
"Noi, quando siamo in desolazione cerchiamo rifugio o negli idoli o nella mormorazione. E questo spirito di stanchezza in noi cristiani ci porta anche a un modo di vivere insoddisfatto: lo spirito di insoddisfazione. Tutto non ci piace, tutto va male: lo stesso Gesù ci ha insegnato questo quando dice di questo spirito di insoddisfazione che noi siamo come i bambini che giocano". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
Un fedele particolare stamane a Santa Marta. Il Presidente della Repubblica Mattarella ha partecipato in forma privata alla Messa mattutina presieduta dal Papa a Casa Santa Marta. Ne ha dato notizia il Direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede Alessandro Gisotti.
"Un popolo senza fedeltà, che ha perso il senso della fedeltà. E questa è la domanda che oggi la Chiesa vuole che noi ci facciamo: Io, ho perso la fedeltà al Signore? – No, vado tutte le domeniche a Messa – Sì, ma quella fedeltà del cuore: io ho perso quella fedeltà, o il mio cuore è duro, è ostinato, è sordo, non lascia entrare il Signore, si arrangia da solo con tre o quattro cose poi fa quello che vuole?. Questa è una domanda per ognuno di noi: tutti dobbiamo farcela, perché la Quaresima serve a questo, per riseminare il nostro cuore. Quando uno vive con il cuore duro, che non ascolta il Signore, va oltre il non ascoltarlo e quando c’è qualcosa del Signore che non gli piace, lascia da parte il Signore con qualche pretesto, scredita il Signore, calunnia il Signore, diffama il Signore". Lo ha detto Papa Francesco, stamane, nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
"Non seguire il tuo istinto, la tua forza, assecondando le passioni del tuo cuore. Tutti abbiamo passioni. Ma stai attento, domina le passioni. Prendile in mano, le passioni non sono cose cattive, sono, il sangue per portare avanti tante cose buone ma se tu non sei capace di dominare le tue passioni, saranno loro a dominarti. Fermati, fermati". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia della Messa a Santa Marta.
"Il nostro Dio ha dei sentimenti. Il nostro Dio ci ama col cuore, non ci ama con le idee, ci ama con il cuore. E quando ci carezza, ci carezza col cuore e quando ci bastona, come un buon padre, ci bastona col cuore, soffre più Lui di noi". Lo ha detto il Papa durante l'omelia pronunciata nella Messa mattutina a Santa Marta
"Convertirsi è guardare da un’altra parte, convergere su un’altra parte. E questo apre il cuore, fa veder altre cose. Ma se il cuore è chiuso non può essere guarito. Se qualcuno è ammalato e per tenacia non vuole andare dal medico, non sarà guarito. E a loro dice, primo: convertitevi, aprite il cuore. Anche se noi cristiani facciamo tante cose buone, ma se il cuore è chiuso è tutta vernice di fuori". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
"Possiamo domandarci: ho il cuore duro, ho il cuore chiuso? Io lascio crescere il mio cuore? Ho paura che cresca? E si cresce sempre con le prove, con le difficoltà, si cresce come cresciamo tutti noi da bambini: impariamo a camminare cadendo, dal gattonare al camminare quante volte siamo caduti! Ma si cresce con le difficoltà. Durezza. E lo stesso, chiusura. Ma chi rimane in questo sono i pusillanimi. La pusillanimità è un atteggiamento brutto in un cristiano, gli manca il coraggio di vivere. Si chiude: è pusillanime". Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia della Messa celebrata stamane a Santa Marta.
"Se tu non sei capace di amare Dio nel concreto, non è vero che tu ami Dio. E lo spirito del mondo è uno spirito di divisione e quando si immischia nella famiglia, nella comunità, nella società sempre crea delle divisioni. E le divisioni crescono e viene l’odio e la guerra. Giovanni va oltre e dice: Se uno dice io amo Dio e odia suo fratello, è un bugiardo, cioè un figlio dello spirito del mondo, che è pura bugia, pura apparenza. E questa è una cosa sulla quale ci farà bene riflettere: io amo Dio? Ma, andiamo alla pietra di paragone e vediamo come tu ami il tuo fratello: vediamo come tu lo ami". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia pronunciata durante la Messa celebrata a Santa Marta.
Quando Gesù vide la folla affamata prima della moltiplicazione dei pani e dei pesci si commosse. "Il cuore di Dio, il cuore di Gesù si commosse, e vede, vede quella gente, e non può restare indifferente. L’amore è inquieto. L’amore non tollera l’indifferenza. L’amore ha compassione. Ma compassione significa mettere il cuore in gioco; significa misericordia. Giocare il proprio cuore verso gli altri: è questo l’amore. L’amore è mettere il cuore in gioco per gli altri". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia pronunciata durente la Messa a Santa Marta.
“Credere che Dio, il Figlio di Dio è venuto in carne, si è fatto uno di noi. Questa è la fede in Gesù Cristo: un Gesù Cristo, un Dio concreto, che è stato concepito nel grembo di Maria, che è nato a Betlemme, che è cresciuto come un bimbo, che è fuggito in Egitto, che è tornato a Nazareth, che ha imparato a leggere col papà, a lavorare, andare avanti: un uomo concreto, un uomo che è Dio ma uomo. Non è Dio travestito da uomo. No. Uomo, Dio che si è fatto uomo. La carne di Cristo. Questa è la concretezza del primo comandamento. Il secondo anche è concreto. Amare, amarci gli uni gli altri, amore concreto, non amore di fantasia: ti voglio bene, e poi con la mia lingua ti distruggo, con le chiacchiere; questo no. Amore concreto. Cioè, i comandamenti di Dio sono concretezza e il criterio del Cristianesimo è la concretezza, non le idee e le belle parole. Concretezza. E questa è la sfida”. Lo ha detto Papa Francesco nella prima messa dell’anno celebrata a Santa Marta.