Anche l’Arcidiocesi di Lucca ricorda i suoi sacerdoti uccisi nelle rappresaglie naziste nel 1944. Domani 7 agosto alle ore 18.30 si svolgerà una concelebrazione eucaristica nella Cattedrale di Lucca presieduta dal Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
24 marzo 1944. In un villaggio della Polonia, Markowa, viene sterminata un’intera famiglia: Józef e Wiktoria, con i loro bambini Stasia, Basia, Władziu, Franio, Antoś, Marysia e un piccolo sul punto di nascere.
Tito Brandsma è stato un giornalista e rettore dell'Università di Nimega in Olanda, ma prima e soprattutto è stato un carmelitano, innamorato della propria vocazione.
70 anni fa, il 21 dicembre 1950, moriva il Cardinale tedesco Konrad von Preysing Lichtenegg Moos, Vescovo di Berlino e fiero oppositore del regime nazista.
Il 16 ottobre 1943 oltre mille ebrei romani vennero prelevati dalle SS che occupavano la Capitale e deportati nel campo di sterminio di Auschwitz. Oggi, nel ricordare questo tragico evento, vogliamo raccontare brevemente la storia di alcuni Cardinali che rischiarono la loro vita per salvare gli ebrei dalla furia hitleriana e che – anni dopo – sono stati riconosciuti come Giusti tra le Nazioni.
65 anni fa, il 9 ottobre 1955, moriva a Vienna il Cardinale austriaco Theodor Innitzer, Arcivescovo della Capitale austriaca dal 1932 alla morte.
La storia ha, purtroppo, le sue pagine nere ma anche quelle bianche e splendenti. Quelle che si oppongono al buio ed illuminano il libro della vita: questa fu la vita di padre Alfred Delp.
Oggi 27 gennaio si celebra il 75 ° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Per rendere omaggio alle vittime del nazismo ad Oświęcim (nome della cittadina dove nella Polonia occupata i tedeschi costruirono il campo passato alla storia come con il nome di “Auschwitz”) verranno delegazioni di molti Paesi, rappresentati di diverse monarchie, presidenti e primi ministri.
Con un messaggio al Vescovo di Bayeux-Lisieux, Monsignor Jean-Claude Boulanger, Papa Francesco ha voluto partecipare alle celebrazioni di oggi per i 75 anni dello sbarco Alleato in Normandia.
Sacerdote, carmelitano, scrittore, giornalista, rettore dell'Università e cos'altro se non beato? Ricordare una personalità così affascinante è leggere, a piene mani, la spiritualità dell'ordine Carmelitano. Tutto questo è stato padre Tito Brandsma (1881-1942).
Il 2 marzo 1945 nel campo di concentramento nazista di Dachau si spegneva a causa del tifo padre Engelmar Unzeitig. Quest'uomo, apparentemente magro e dimesso, ma dallo sguardo attento fu soprannominato l'angelo di Dachau.
Sarà il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, a presiedere sabato pomeriggio a Vigevano - in rappresentanza del Papa - la Messa per la beatificazione del Servo di Dio Teresio Olivelli, ucciso in odio alla Fede nel campo di concentramento nazista di Hersbruck il 17 gennaio 1945, pochi mesi prima della fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il Cristo nel corso della Sua esistenza terrena ci ha lasciato come memoriale la concezione che la vita del cristiano non sia una facile passeggiata lungo i boschi nel pomeriggio di una buona domenica ma un lavoro costante e coerente di volersi prendere carico della esistenza e seguire più da vicino il suo esempio.
Sono passati 77 anni dal martirio di Teresa Benedetta dellla Croce, monaca carmelitana, uccisa ad Auschwitz dalla furia nazista. Pochi giorni fa il lager è stato meta del pellegrinaggio silenzioso di Papa Francesco che - sulla scia dei suoi immediati predecessori - ha reso omaggio ai milioni di uomini e donne sterminati in quel luogo di orrore.
Il silenzio e la preghiera. Le due caratteristiche che hanno contraddistinto il pellegrinaggio di Papa Francesco nei campi di sterminio nazisti di Auschwitz e Birkenau dove ben oltre un milione di uomini, donne e bambini sono stati sistematicamente sterminati dalla follia nazista.
“Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l’uomo che non ha confronti nella storia è quasi impossibile ed è particolarmente difficile eopprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo come questo vengono meno le parole,in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio – un silenzio che è un interiore grido verso Dio: Perché, Signore, hai taciuto? Io sono oggi qui come figlio del popolo tedesco: Non potevo non venire qui. Dovevo venire. Era ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un doveredavanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco figlio di quel popolo sulquale un gruppo di criminali raggiunse il potere mediante promesse bugiarde, in nome di prospettive di grandezza, di recupero dell’onore della nazione e della sua rilevanza, con previsioni di benessere e anche con la forza del terrore e dell’intimidazione, cosicché il nostro popolo poté essere usato ed abusato come strumento della loro smania di distruzione e di dominio”. E’ quasi un mea culpa quello che Papa Benedetto XVI pronuncia nel campo di sterminio nazista di Auschwitz. Joseph Ratzinger - come tra pochi giorni farà il suo successore Papa Francesco - varca il cancello dell’orrore il 28 maggio 2006, in occasione del suo viaggio apostolico in Polonia. Papa Benedetto sembra non darsi pace. Si chiede perché Dio abbia taciuto dinanzi a quei massacri. E allo stesso tempo attacca Hitler e i nazisti: bugiardi, distruttori, criminali.
Ad Auschwitz si è dimostrata la sconfitta del mondo e la vittoria della fede. E’ il messaggio centrale dell’omelia che il 7 giugno 1979 Papa Giovanni Paolo II pronunciò nella Messa celebrata presso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, una delle tappe dell’imminente viaggio apostolico in Polonia di Papa Francesco.