Ricorre oggi il 40/mo anniversario della morte del Cardinale tedesco Alfred Bengsch , Vescovo di Berlino dal 1961 fino alla sua morte.
Quel lunghissimo giorno, seguito da un'altrettanto lunghissima notte, sembrava non avere mai fine, dava un senso di irrealta', perché l'impossibile stava accadendo, sotto gli occhi di tutti. Per tutti quelli nati dopo il 1961 il muro di Berlino era una realtà concreta, inamovibile, assurda -un muro che divideva una città nel cuore dell'Europa - ma presente.
“In questi giorni di profondi cambiamenti nella vostra patria mi sento molto unito a voi e a tutta la popolazione del vostro Paese in cristiana solidarietà. Prego con voi Dio affinché, con l’intercessione della Madre del Signore, possano realizzarsi le speranze dell’umanità nella giustizia, nella libertà e nella pace interna ed esterna. Fate tutto il possibile, anche se siete un piccolo gregge, per rinnovare il volto della terra nel vostro Paese, con la potenza dello Spirito di Dio, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, uniti soprattutto ai cristiani evangelici”. Sono le parole scritte da Giovanni Paolo II all’indomani della caduta del Muro di Berlino - di cui domani ricorre il 30/mo anniversario - e rivolte ai vescovi tedeschi in un messaggio del 13 novembre 1989.
La diplomazia pontificia al di là della Cortina di Ferro non nasce dopo la Seconda Guerra Mondiale. È, piuttosto, il frutto di un lavoro costante che la Santa Sede ha cominciato a fare dopo la Prima Guerra Mondiale, con la formazione dei nuovi Stati scaturiti dal disfacimento degli Imperi.
Nella notte tra l’8 e il 9 novembre 1989, il Muro di Berlino fu buttato giù. Era la fine della Cortina di Ferro, l’inizio di una Europa che, nelle parole di San Giovanni Paolo II, era chiamata a respirare con due polmoni. Ma quale fu il contributo della Chiesa Cattolica? E in che modo il lavoro fatto dalla Chiesa ha inciso sulla caduta della Cortina di Ferro?