Il Vangelo di questa domenica ci racconta l’incontro di Cristo con un uomo ricco che conduce una vita moralmente retta. Dichiara, infatti, di avere osservato fin dalla giovinezza i comandamenti. E non mente! Si presenta al Signore per sottoporgli la questione centrale della vita: cosa fare per ottenere la vita eterna.
Nel brano di vangelo di oggi a Gesù viene posta la questione della legittimità del divorzio. Gesù prima di rispondere fa una precisazione: il divorzio è una concessione che contraddice il disegno originario di Dio sul matrimonio. Pertanto, con il divorzio la Parola di Dio non è più accolta e messa in pratica. Emerge, così, la pretesa da parte dell’uomo di costruirsi un progetto di vita proprio non conforme alla volontà di Dio.
Troviamo nel brano di Vangelo due parole chiave: “nel mio nome” e “scandalo”. Gesù indirizza il suo discorso ai suoi discepoli. Le sue parole sono motivate da un episodio. Giovanni si lamenta con Gesù perché un estraneo al gruppo dei dodici caccia un demonio nel tuo [di Gesù] nome. Ha paura della concorrenza perché è chiuso entro una logica di egoismo di gruppo, così frequente all’interno della comunità cristiana.
La prima lettura della Messa ci offre un insegnamento sulle sofferenze dei figli di Dio ingiustamente perseguitati a causa della loro onestà e santità. La liturgia applica queste parole, scritte secoli prima della venuta di Cristo, al giusto per eccellenza, Gesù Figlio Unigenito di Dio, condannato ad una morte ignominiosa dopo aver patito ogni sorta di insulti e sofferenze. Nel Vangelo della messa mentre Gesù parla del tragico destino che lo attende a Gerusalemme, i discepoli alle sue spalle, incuranti di quanto dice il Maestro, discutono di privilegi, di primi posti, di prebende, di potere.
Beati i perseguitati. E’ il tema centrale della catechesi offerta dal Vescovo di Carpi, Monsignor Francesco Cavina, a Terrasini (Palermo), nell’ambito della festa “Avvenire… per passione”, organizzata dall’associazione culturale “Così... per passione” e dalla Diocesi di Monreale. Vi proponiamo il testo integrale della meditazione del Vescovo di Carpi.
La domanda che Gesù pone agli apostoli costituisce il cuore del Vangelo secondo Marco. In realtà l’interrogativo: Chi è Gesù ci accompagna fin dall’inizio, ma solo ora esso viene sollevato in maniera esplicita da Cristo stesso e la risposta è data con chiarezza. Gesù è il Figlio di Dio che deve soffrire e morire in croce per la salvezza dell’umanità. Da questo momento in poi il tema della Croce costituisce l’argomento centrale della predicazione di Gesù.
La liturgia della Messa di questa domenica è un invito alla speranza, a confidare pienamente nel Signore. In un momento di grande oscurità politica, sociale e religiosa il profeta Isaia alza la sua voce per portare conforto al popolo eletto ed annunciare il gioioso ritorno alla patria: Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio…Egli viene a salvarvi. E il profeta annuncia prodigi che si compiranno pienamente con la venuta del Messia.
Nel brano di Vangelo di questa domenica ricorre diverse volte la parola “cuore”. Si tratta di un termine molto importante nella Sacra Scrittura, dove raramente indica l’organo fisico in quanto tale.
Il vangelo di questa domenica ci presenta la parte finale del Discorso del Pane di Vita. In esso ci viene presentato lo scandalo che suscitano le parole di Gesù non solo nelle folle, ma anche all’interno del gruppo dei discepoli e il dialogo di Gesù con Simon Pietro (Gv 6,67-69).
Sono già diverse domeniche che la Chiesa propone alla nostra riflessione il discorso di Cristo nella Sinagoga di Cafarnao, dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. In questo discorso Gesù presenta se stesso come "il pane della vita". Non un pane qualsiasi, ma il solo pane in grado di saziare la nostra fame di verità, di amore, di felicità, soprattutto il nostro desiderio di vivere in eterno: Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. Gesù è l'unico in grado di comunicarci la vita eterna, la vita divina perchè Lui stesso è Dio che ha spezzato il potere della morte con la sua resurrezione.
Siamo ancora nella sinagoga di Cafarnao. Gesù ha chiarito ai suoi ascoltatori che Lui è il pane della vita che dona agli uomini la vita eterna. Per partecipare di questo pane è necessario andare a Gesù e credere in Lui. La reazione degli Ebrei al discorso di Cristo è negativa: “si misero a mormorare contro di lui”. Hanno visto il miracolo che egli ha compiuto per sfamare la folla, e anziché interrogarsi da dove nasce la sua potenza e la sua sapienza si fermano alla conoscenza umana che hanno di Gesù e credono di sapere tutto di Lui. E’ il figlio di Giuseppe. Rifiutano Gesù in quanto Figlio di Dio.
In ogni uomo che viene al mondo è presente una fame ed una sete che nessun cibo e nessuna bevanda materiali è in grado di estinguere. Ha bisogno, l’uomo per vivere, anche di verità, di giustizia, di amore, di pace, di senso, di eternità. Ora tutto questo trova il suo compimento vero, ultimo e definitivo in Gesù Cristo. Scrive Giovanni Moioli: Il discorso che Dio fa sull’umano non è un discorso astratto. Egli sa che noi cerchiamo l’umano autentico e sa che la verità del nostro umano è in un umano concreto: l’umano di Gesù. Per questo è la verità ultima sull’uomo. E’ l’assoluta risposta alla ricerca dell’umano da parte dell’uomo.
Il Vangelo ci rivela che il cuore umano-divino di Gesù nei confronti dell’uomo è un cuore compassionevole. E’ così attento all’uomo che presta attenzione anche alle nostre necessità materiali e ci soccorre nei nostri bisogni. Gesù sa vivere in un profondo dialogo d’amore con il Padre suo celeste ed insieme prestare attenzione a ciò che succede intorno a Lui, alle situazioni umane, alle varie faccende umane e alle cose materiali.
Gli apostoli hanno terminato la loro missione e si riuniscono attorno a Gesù che li aveva mandati ad annunciare il regno di Dio. A Lui riferiscono quello che hanno detto e fatto, i successi e gli insuccessi, le fatiche e le soddisfazioni. Troviamo in questo atteggiamento dei dodici un comportamento esemplare per ogni discepolo, il quale deve rendere conto del suo operato al solo Gesù. Non sono mandati per compiacere gli ascoltatori o ricevere la loro approvazione, ma a proclamare Gesù unico Salvatore del mondo. Ai discepoli il Signore propone il suo stesso ritmo di vita. Dopo un’intensa vita apostolica Gesù si ritirava in un luogo solitario, e là pregava. Si tratta di una pausa necessaria per distendere il corpo e lo spirito.
L’Evangelista san Marco ci ha già parlato della chiamata degli apostoli. I dodici erano stati scelti perché stessero con lui e per annunciare il Vangelo. Fino a questo momento essi hanno vissuto “lo stare con Gesù”, ora sono mandati per vivere la seconda dimensione del discepolo, quella missionaria.
Il brano di Vangelo di oggi, soprattutto le parole che Gesù pronuncia dopo il rifiuto dei suoi concittadini - Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria - richiama un’affermazione del prologo del Vangelo di San Giovanni: E’ venuto nella sua casa e i suoi non lo hanno accolto. Gesù, dunque, viene respinto dalle poche persone che abitavano Nazareth, ma il loro atteggiamento è possibile vedere le resistenze, le opposizioni e il rifiuto che la persona di Cristo ha incontrato nel corso dei secoli e continua ad incontrare da parte delle persone e delle istituzioni.
La liturgia di questa domenica ci parla della morte e della vita. La prima lettura ci insegna che la morte non rientrava nel piano iniziale del Creatore. Quando Dio ha creato l’uomo, lo ha voluto incorruttibile. Ma il diavolo, che non vuole che l’uomo sia felice, lo ha ingannato. Infatti l’uomo, voluto da Dio libero, tra l’incorruttibilità e il peccato ha scelto quest’ultimo e così la morte è entrata nel mondo. La morte, dunque, è la conseguenza del peccato.
In questa domenica celebriamo la solennità della nascita di Giovanni Battista. Gesù stesso ha detto di lui: “tra i nati di donna non è sorto uno più grande”. (cf. Mt 11, 11). Per questo la Chiesa riserva a questo grande messaggero di Dio una venerazione particolare che trova la sua espressione nella festa odierna.
Gesù, oggi, ci parla del Regno di Dio e di come esso di sviluppi nel mondo. Si serve di due eventi che avvengono tutti i giorni nella vita: la storia del seme che cresce da solo e la storia del piccolo seme di senape che cresce e diventa grande.
Oggi Gesù ci ricorda una verità, seppur scomoda: tutti siamo peccatori e per essere liberati dal nostro peccato abbiamo necessità di accogliere il perdono di Dio, che ci viene offerto da Cristo. Grazie a Lui ritroviamo la nostra dignità di figli di Dio.