Mentre l’aeroporto di Kabul è praticamente assaltato da migliaia di afghani che cercano di fuggire dal loro Paese a seguito dalla riconquista del potere da parte dei Talebani, Caritas Italiana sottolinea il senso della sua presenza nel Paese, ricorda che è dagli Anni Novanta che opera sul territorio (vale a dire, da ben prima della presa del potere dei Talebani, poi spodestati dall’Alleanza del Nord) e dice quello che tutti temono, ovvero che potrebbe essere in forse la presenza stessa nel territorio, stanti gli ultimi sviluppi.
Una delle nazioni più difficili per la Chiesa Cattolica è l’Afghanistan. Kabul è tra il pugno e mezzo di nazioni che non ha relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Non solo: nessun cittadino afghano è considerato appartenente al cristianesimo, e ogni conversione dall’Islam è oggetto di pressioni varie che possono portare fino alla morte. Per questo, la cappella cattolica nell’ambasciata italiana a Kabul era un punto di riferimento prezioso per pochi cristiani della nazione. Quella cappella è stata chiusa la scorsa settimana, perché lo stesso compound dell’ambasciata è stato chiuso per affrontare l’emergenza coronavirus.