Quando le crisi seguono le crisi, i profeti parlano. E in questi tempi tanti cattolici hanno testimoniato, alcuni rischiando la vita per denunciare l’oppressione, altri per farsi portatori di un primo annuncio, riuscendo a raggiungere circoli troppo spesso lasciati da parte”. Così Xavier Le Normand, giornalista di La Croix, ha introdotto la 26esima edizione della Giornate Internazionali dedicate San Francesco di Sales
Il nome originale suona così: Katholische Nachrichten-Agentur. In italiano si traduce come “Agenzia Cattolica di Informazione”, ma nel mondo è conosciuta come KNA. È l’agenzia legata alla Conferenza Episcopale Tedesca, ha uffici in luoghi cruciali della cristianità come Roma e Gerusalemme, e quest’anno compie 70 anni.
Sigitas Tamkevičius era un giovane prete quando si imbarcò in una grande impresa: quella di pubblicare le Cronache della Chiesa Cattolica Lituana. Si prese l’impegno perché era giovane, relativamente sconosciuto, e aveva l’energia e la voglia di portare in luce le aberrazioni del sistema comunista. Così, cinquanta anni fa, le Cronache della Chiesa Cattolica Lituana cominciarono le pubblicazioni.
Il 4 ottobre 1962, San Giovanni XXIII va in treno a Loreto e poi ad Assisi, nell’unico viaggio in treno che si ricordi di un pontefice (anche se Giovanni Paolo II prenderà il treno una volta, sorpreso nel ritorno da uno dei suoi viaggi dalla neve a Roma e costretto per questo ad atterrare a Napoli). Era un pellegrinaggio, quello di Giovanni XXIII, fatto per affidare alla Madonna e a San Francesco il Concilio Vaticano II, che sarebbe iniziato l’11 ottobre successivo.
A un certo punto della sua storia, Družina coinvolse anche gli studenti universitari, dando loro voce e diventando per loro una palestra di libertà. Ed era un modo brillante di gestire le cose, in quella che allora si chiamava Yugoslavia, perché in quel modo si poteva tenere una voce libera dal potere, ma anche una voce libera rispetto alla gerarchia della Chiesa cattolica, quando questa appariva troppo immobile.
Quando don Giacomo Alberione pensò Famiglia Cristiana, nel 1932, lo pensò come un settimanale di formazione più che informazione. Una voce cattolica, di apostolato, dove il giornalismo era combinato agli esperti, permeato di una visione cristiana delle cose. Era un giornale nato in epoca fascista, eppure con quello spirito di libertà che solo le riviste cattoliche possono avere.