Sarà Matteo Ricci la chiave per arrivare alla Cina? Tre eventi e una conferenza, negli scorsi giorni, hanno di nuovo portato luce sulla figura dello straordinario missionario gesuita. Papa Francesco ne ha riconosciuto le virtù eroiche nel 2022, dando una spinta ulteriore al suo processo di beatificazione. Ma c’è chi pensa addirittura ad una beatificazione equipollente, come Papa Francesco ha già fatto per il primo compagno gesuita di Sant’Ignazio Pietro Favre, che sarebbe anche un segnale lanciato alla Cina riguardo l’approccio che la Chiesa vuole dedicare al rapporto con Pechino.
Il Papa, continuando il ciclo di catechesi "La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente", incentra la sua meditazione sul Venerabile Matteo Ricci. Quando si parla di Matteo Ricci viene subito in mente la Cina. "Ricci e un suo confratello si prepararono molto bene, studiando accuratamente la lingua e i costumi cinesi, e alla fine riuscirono a ottenere di stabilirsi nel sud del Paese. Ci vollero diciotto anni, con quattro tappe attraverso quattro città differenti, prima di arrivare a Pechino", dice il Papa.
Nella “lenzuolata” di decreti di nuovi santi e beati promulgati oggi, spicca la storia di una famiglia polacca, gli Ulma, padre, madre e sei figli più uno in grembo, sterminati dai nazisti per aver nascosto degli ebrei. È la prima volta che viene riconosciuto il martirio di una famiglia, è la prima volta che viene riconosciuto il martirio di un bambino ancora nel grembo della madre. Un momento storico, a suo modo, e molto atteso alla diocesi di Przemysl, da dove proveniva la famiglia.
La vita di Matteo Ricci, il gesuita che non ha portato in Europa i tesori dell’Oriente, ma ha regalato alla Cina la cultura dell’Occidente, ha dello straordinario: