Nel 2015, per il sessantesimo anniversario della persecuzione della Chiesa Cattolica a Shanghai, il gesuita Matteo Chu Li-teh era andato, ottantacinquenne, fino in Vaticano per incontrare Papa Francesco. Il quale gli aveva detto di conoscere da tempo la sofferenza del suo fratello più vecchio, padre Chu-Shu-teh, anche lui arrestato durante la perfezione della Chiesa nel 1955, rilasciato e poi riarrestato nel 1981 e morto per la sua fede in prigione nel 1983, le cui reliquie Bergoglio avrebbe fatto arrivare a Buenos Aires, dove sono ancora custodite nella casa arcivescovile.