Con una “cerimonia del tè” il prossimo 16 gennaio si conclude, presso la Pontificia Università Urbaniana, la mostra internazionale Thesaurum Fidei, tutta dedicata ai missionari e martiri cristiani nascosti in Giappone. Perché per 300 anni, i cristiani in Giappone non potevano esistere. Era il tempo del “silenzio”, raccontato anche da un film di Martin Scorsese. Ma era anche il tempo che faceva seguito ai grandi martiri.
L’ultimo martire beatificato fu un samurai che non morì ucciso, ma morì a causa della persecuzione nelle Filippine, dove era giunto in esilio con altri cristiana. Justus Takayama Ukon, il samurai di Cristo, si è aggiunto nel 2017 alla schiera di martiri giapponesi, a centinaia, tutti periti tra il XVI e il XVIII secolo. E la sua storia, come quella di tutti gli altri periti per non abiurare la loro fede, sta a raccontare come il Giappone sia davvero una storia di martiri.
I martiri del Giappone come i martiri di oggi. Dopo la visita al memoriale della bomba di Nagasaki, Papa Francesco va al memoriale di San Paolo Miki e compagni, uccisi nel XVI secolo, e li unisce idealmente ai martiri del XXI secolo, chiede di alzare la voce perché “la libertà religiosa sia garantita a tutti e in ogni angolo del pianeta”, ma anche contro la manipolazione delle religioni.