La Madre ha uno sguardo di infinita dolcezza e il Bambino si avvinghia al suo collo, a volte incrociando lo sguardo di Maria, a volte sembra che i suoi occhi varchino tutti i confini del tempo e dello spazio per incontrare lo sguardo di ogni persona che si fermerà a contemplare, a pregare alla loro presenza. Il mistero e la grandezza del mondo delle icone non cessano di interrogarci e di meravigliarci.
Dio si è chinato sulla terra e sull’uomo, venendolo a cercare senza tregua, fino a mandare Suo Figlio in carne ed ossa per cambiare il senso della storia. Dio si è fatto uomo e ha incontrato l’uomo in un rifugio di fortuna a Betlemme.
La neve cade a intermittenza, intorno al vecchio casale. La campagna appare come una visione, alberi dai rami spogli, i campi avvolti in una specie di nebbia merlettata, i rumori arrivano soffici, attutiti. Giuseppe si affaccia sulla corte, intabarrato in un vecchio giaccone.
Interno della basilica di Sant’Antonio a Padova. Si celebra la festa dell’Immacolata, in un giorno reso spettrale dal tempo siberiano, dal ritorno della paura della pandemia, dall’incertezza e dalla paura.
Nella notte buia che avvolge e isola ogni cosa, rendendola magica e silenziosa, il Suo piccolo corpo emana la luce, un corpo appena lavato nell’acqua del catino.
Tempo di Avvento. Tempo di preghiera, di riflessione, di attesa. Questo tempo, però, o almeno una piccola parte, si può anche passare a tavola.
Nel deserto il silenzio avvolge ogni cosa, dilata le distanze, fa apparire ciò che è lontano molto vicino e al contrario quel che è vicino sembra allontanarsi verso l’orizzonte sconfinato.
Emerge dalle acque come un povero relitto ma agli occhi di chi lo vede e lo porta in salvo appare subito come un segno di speranza e di fiducia: un uomo che vaga su una barca nella sera lungo la distesa d’acqua che ricopre campi, paesi, case, intravede una forma indefinita sull’acqua ancorata ad un albero, ma non si ferma, perché la notte avanza e teme di non trovare la via del ritorno.
Giuseppe Ungaretti “fra tutti i poeti egli è il più religioso, almeno fra i viventi;
Carlo e Sandra: due ragazzi, vissuti in un tempo quasi contemporaneo ai nostri giorni. Due giovani, giovanissimi beati, futuri santi. Di loro si è parlato molto, ultimamente, e in particolare di Sandra Sabbatini, visto che proprio la settimana scorsa è stata proclamata beata a Bologna.
Un Medioevo grandioso come un affresco di forza primordiale: poco a che fare con l’immagine che abbiamo del “nostro” medioevo, con le sue città e comuni, le grandi cattedrali, le prime grandi opere d’arte che sono la premonizione, il primo bagliore della straordinaria luce emanata dal Rinascimento.
Lo sguardo viene catturato e tenuto avvinto alla sottile forma di una betulla, mentre la sera scende a ricoprire della propria pesante coltre ogni cosa e la luce si ritira in un luogo misterioso:
Invito alla lettura per gli scettici, a partire da ciò che possono comprendere: è questo il viatico alla lettura e al viaggio che Gilbert K.Chesterton rivolge alla sterminata platea di ipotetici lettori presentando il “suo” Francesco d’Assisi.
Anche quella mattina di ottobre, fredda e chiusa nella morsa della paura, l’ultima della sua vita terrena, don Giovanni la vive come quasi tutte le altre della sua giovane vita: pensando a chi è nel bisogno, a chi non ce la fa, a chi è solo e in pericolo. Sono tempi duri, durissimi, giorni di una guerra sanguinosa e senza confini.
Cinquanta anni: una lunga, incredibile “avventura”, di cui, per fortuna, non si vede la fine, ma che forse non era immaginabile in quel giorno di marzo, il 25 marzo per l’esattezza, del 1971, in cui nacque quell’organismo che doveva, per i decenni a venire, rappresentare la missione della Chiesa europea: evangelizzazione e dialogo, sostegno e azione, ma prima di ogni altra cosa, dare conto della speranza della fede, rispondere sempre e in ogni circostanza, che è Cristo la strada, la via, la risposta.
Il diavolo è sempre pronto a dar battaglia, ma in definitiva è destinato alla sconfitta. Il male non prevarrà. Di questo era talmente convinto, don Gabriele Amorth che nonostante tutte le crudeltà e le cose spaventose che vedeva e combatteva era sempre animato da un forte spirito di ottimismo e da una vena di imbattibile umorismo. Padre Amorth è morto all’ospedale Gemelli di Roma il 16 settembre 2016, cinque anni fa, all’età di 91 anni.
A circa metà strada di quel viaggio straordinario che sono I promessi sposi Alessandro Manzoni apre una sorta di romanzo nel romanzo: entra in scena l’Innominato. Come spesso accade nel capolavoro manzoniano lo stato d’animo del personaggio in primo piano, la sua realtà interiore vengono fedelmente rispecchiato dal paesaggio concreto in cui la trama si sta sviluppando.
Per quanto si sforzi, per quanto preghi incessantemente, per quanto sia fermamente convinto di dover seguire la propria strada, sembra che ogni azione di padre Chisholm sia destinata al fallimento.
Il ragazzo, che tutti chiamano Ganbeto, apre gli occhi e gli sembra di stare dinanzi ad una apparizione: eccola, l’isola di cui ha tanto sentito parlare dal “nono” Caronte e dai “veci” del suo paese, l’isola dei sogni, delle Mille e una notte, materializzata davanti a lui.
Don Gaetano Alicante, un sacerdote irriducibilmente attratto dagli enigmi polizieschi. Anche perché prima di prendere i voti è stato un gendarme della Napoli tardo ottocentesca.