Dalle prime luci dell’alba, quando ancora non è sotto il sole, file composte di pellegrini popolano il sagrato antistante la basilica.
Lo hanno definito in tanti modi, il San Francesco di Palermo, il povero tra i poveri, l’eremita contestatore…In realtà Biagio Conte è stato tutto questo forse molto altro ancora. Impossibile definire compiutamente un uomo che ha cambiato sempre la sua vita, seguendo la luce dell’amore per Dio e per gli uomini. A un anno dalla sua morte il giornalista e saggista Michelangelo Nasca ha scritto, per le Edizioni Messaggero Padova (EMP) il volume Biagio Conte. Il missionario laico, povero tra i poveri , una raccolta di testi scelti di quell’«anima innamorata di Dio e decisa a offrire le energie di un’intera esistenza per aiutare gli ultimi».
Un pomeriggio d’inverno, a Reggio Emilia, nel cuore delle feste natalizie. Si passeggia lungo la via Emilia, mitica e insieme familiare,
Giuseppe l’uomo “giusto”, che in silenzio segue la sua strada, quella strada indicata da Dio, la segue anche quando non comprende fino in fondo che percorso stia facendo, la segue, con tutte le conseguenze che non aveva previsto, tra dolori e grandi meraviglie.
Betlemme vista all’altezza degli occhi umidi e profondi di un asinello, la storia della salvezza tracciata dal suo passo trotterellante, simbolo e insieme tenero, stupito e generoso ‘comprimario’ di una vicenda che cambia il volto della Storia.
Storia e fede, bellezza e preghiera, la luce del mondo, frenetico e attivo, e la luce dell’estasi, che evoca meraviglie. Pensiamo a questo, quando ci riferiamo alle molte e importanti chiese di Milano.
“L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva”. Ci sono state, nel corso di millenni, migliaia di versi, parole, preghiere ispirate da Maria e a Maria. Forse nessuna di queste migliaia di parole, però, raggiunge la potenza e il senso dell’eternità che le parole di Maria stessa continuano a riversare dalle pagine del Vangelo. Il suo Magnificat non può che essere insuperato e insuperabile.
Un universo grigio, pervaso da una corrente inarrestabile di odio e di solitudine, in cui l’uomo mette in gioco i suoi lati più oscuri, minacciosi. Un mondo riplasmato non dalla forza del Creatore ma dall’idea di un cieco e falso progresso. "Il progresso con uomini che si amino, ritenendosi fratelli e figli dell'unico Padre e Dio, può essere una cosa magnifica. Il progresso con uomini che non riconoscono in Dio un unico Padre, diventa un pericolo continuo: senza un parallelo processo morale, interiore e personale, esso - quel progresso – sviluppa misfatti, i più selvaggi fondacci dell'uomo, fa di lui una macchina posseduta da macchine, un numero maneggiatore di numeri, un barbaro in delirio".
Ce lo hanno spiegato in molti modi, soprattutto il grandissimo
Si torna a lui, sempre a lui, un vero maestro. John Ronald Reuel Tolkien,
Sul tavolo di un macellaio il 16 aprile 1783, nel rione Monti di Roma viene deposto un moribondo, dall’aspetto di barbone,
Perché, ci si chiede, perché proviamo sempre, in qualunque tempo e condizione, un’irresistibile attrazione per lui, per quell’ "uomo versatile e scaltro", ma anche capace di suscitare compassione e immedesimazione anche in noi, disillusi e anaspirituali uomini e donne del ventesimo secolo… Il soggetto in questione è ovviamente Ulisse, l’eroe eternamente in viaggio, eternamente perduto ed eternamente trionfante, su tutto e su tutti, persino sui suoi stessi limiti e sue disgrazie.
Letture, "Vi auguro di diventare santi" le parole di Papa Benedetto XVI sulla santità
Il 4 agosto 1903 viene eletto al soglio pontificio Giuseppe Melchiorre Sarto,
Il “Papa buono” e il “Papa intellettuale e pensoso”.
Ai piedi di un piccolo monte, tutto verdeggiante, si snoda la complessa struttura dell’abbazia di Santa Maria Assunta di Praglia,
Essere geniali, brillanti, ricevere riconoscimenti di ogni genere, servire la scienza e credere nei progressi della medicina e della tecnologia.
Una giornata nuvolosa, fresca, mentre alcuni chilometri più in basso, sisoffoca nell’arsura. Giorno d’estate, giorno comunque ideale per arrivare a Canale d’Agordo in pellegrinaggio sulle tracce di Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I, nei luoghi della sua nascita, della sua infanzia, dei primi anni di sacerdozio.
Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, avrebbe potuto essere chiunque avesse voluto. Questo si diceva di lui, di Giovanni Guareschi.
L’antica Roma, la Lombardia del Seicento, Marsiglia, Parigi e le misteriose isole più remote dell’arcipelago toscano, le steppe sconfinate della Russia e le sue città-simbolo, Mosca e San Pietroburgo, nei decenni tra Ottocento e primi del Novecento