"Questo povero me": così si firmava spesso san Leopoldo Mandic, il piccolo frate cappuccino con un carisma particolare per la confessione.
"Se ci succedesse qualcosa vogliamo viverlo qui, solidali con tutti gli algerini che hanno già pagato con la vita". Lo scriveva fratello Michel Fleury, monaco trappista di Tibhirine. E non per un masochista desiderio di martirio, ma per coerenza con la propria scelta di fede e di vita.
I manuali per imparare a fare, essere, ottenere qualcosa davvero si sprecano nel nostro tempo. Ce ne sono per ogni problema e per ogni siruazione, sono stati pensati per dare ragguagli in ogni minimo dettaglio. Sulla vita di coppia, poi, la bibliografia e' sterminata, come del resto sono sempre maggiori i problemi e i fallimenti che si accumulano nelle nostre vite.
La "regina del deserto" appare all'improvviso in mezzo alla solitudine e alla desolazione dinanzi agli occhi del pellegrino che ancora in lontananza la ammira stupefatto, proprio come se contemplasse un'apparizione, un luogo posto tra cielo e terra.
Ti ringraziamo, Signore, per tutto quello che la Regina Isabella ha fatto per la fede cattolica, per la sua vita familiare e per l'azione di governo che furono sempre ispirati e sostenuti da un'intensa vita spirituale".
Salirà agli onori degli altari tra pochi giorni, ma Papa Paolo VI per molti è già un santo, e non da oggi. Anche se il suo è stato un pontificato tra i più travagliati e fraintesi.
E se Minas Tirith, la città meravigliosa come una visione, attorno alla quale si combatte una delle battaglie più sanguinosa e aspra del "Signore degli Anelli", fosse stata modellata sui ricordi dell'assolata Andalusia?
Il corpo marmoreo è adagiato sotto una grande riproduzione della Sindone, illuminato da una tipedia luce.
Il nostro mondo ci appare spesso triste e desolato, il male sembra avere il sopravvento. Le brutte notizie incalzano, scandali, abusi, menzogne...ma davvero è tutta qui la realtà?
Anni Settanta, riletti attraverso un'ottica distopica, ossia come un periodo storico reale e nello stesso tempo inventato.
In una squallida stanza nella fredda Varsavia degli anni Settanta, dove una prostitute fa entrare un cliente, un turista giapponese attonito, appare all'improvviso il volto scavato, sofferente e allo stesso tempo luminoso di padre Massimiliano Kolbe.
"Incomincia il libro delle cose nuove e meravigliose che frate Odorico dell'Ordine dei Frati Minori disse di aver trovato nei paesi al di là del mare e nelle tre Indie e in molti altri regni durante i quattordici anni del suo viaggio in Oriente".
Una donna con la mitra vescovile. Questa è un'immagine che potrebbe apparire solo consegnata alla posterita', in un futuro magari un po' romanzesco in cui far prendere una svolta decisiva alla questione del sacerdozio femminile, e del conseguente accesso alle gerarchie ecclesiastiche.
Giorni fa, passeggiando in una via del centro di Padova, ci si poteva imbattere in una vetrina particolare di una piccola, elegante libreria. La vetrina era a tema, dedicata alla Provenza, presentando una serie di libri fotografici, con le immagini che hanno immortalato quella regione felice: campi di lavanda, bianche città, valli e boschi.
Le visite a santuari e monasteri, soprattutto in questo periodo dell'anno, sono più frequenti, si moltiplicano le, possibilità e le occasioni per fare un pellegrinaggio, una sosta, anche una breve vacanza.
Ci sono tragedie che non possono mai concludersi, che rimangono a scavare solchi profondi di dolore nonostante gli anni, i decenni, i secoli. Sono ancora oggi vita quotidiana la tragedia del popolo armeno, il suo genocidio spietato, il Grande Male, come per triste tradizione viene chiamato, e, insieme, la sua storia millenaria e la sua fede, la "resistenza" di questa entità inscindibile: il popolo e la sua fede.
A San Pietroburgo le strade, le grandi vie alberate lungo la Neva, la Prospettiva Nevski, le cupole dorate, tutto incanta e rievoca visioni lontane, grandiose, e fa tornare davanti agli occhi, come se si stessero leggendo proprio in quel momento, le grandi pagine dei romanzieri russi, come Tolstoj, Turghenev, soprattutto Dostoevskij.
E' notte fonda, una notte in cui le stelle si vedono lontane, come se le si osservare dal fondo di un baratro. Una corda ella fatta di pezzi di lenzuola strappate scivola giù, senza far rumore, dalla finestrella stretta del convento, massiccio come una fortezza. Un uomo piccolo, esile, si cala lentamente.
La meraviglia è dietro l'angolo, non occorre peregrinare in paesi esotici per provare emozioni forti, per provare che la vita è una sfida continua all'avvio e al banale, purché non le si resista, purché non si pretenda di incasellarla in schemi e formule.
E' conosciuto come il Santo senza nome, tra i padovani e milioni di altre persone al mondo. Nel senso che è talmente familiare, vicino al cuore e alla vita dei suoi devoti, intrinseco alla storia stessa della città di Padova, che ci si rivolge così, chiamandolo semplicemente il Santo.