Nonostante le pioggia e il tempo ostile, anche quest'anno migliaia di persone sono accorse all'Aquila, per partecipare alle celebrazioni della Perdonanza celestiniana.
Si entra dentro una stalla, si passa ad una cantina con gli attrezzi di falegnameria, poi, superati pochi gradini, si entra in cucina, si passa in una sala grande con la " stua" in ceramica, la stufa di montagna alimentata a legna.
Descriverebbe con una battuta fulminante, attraverso una metafora abbagliante, con un sublime paradosso la sua stessa situazione: essere diventato scrittore, saggista, giornalista, polemista in odore di santità.
"Sta' composto" era la frase che forse più ha risuonano alle orecchie di molte generazioni passate di bambini e ragazzi. In casa, a scuola, in visita ai parenti. E in chiesa. Oggi la frase appare più che mai obsoleta, cancellata dal frasario utilizzato per rivolgersi ai più piccoli.
Una casa al limitare di un bosco, una casa dagli scuri verdi, dal tetto spiovente, piccola, modesta, sembrebbe uscita dalle pagine di una fiaba e deposta delicatamente sulla radura, con gli alberi del bosco ondeggianti al vento proprio dietro la casa.
Nell'autunno del 1851 un sacerdote francese, da poco nominato vescovo, dopo innumerevoli peripezie, si trova a vagare nel territorio sconfinato del New Mexico. E' in difficoltà, crede di essersi perso, intorno a se' vede solo una serie infinita di colline dai colori purpurei, che sembrano tutte uguali. La sete lo tormenta, come tormenta la giunta e l'asino che viaggiano con lui. Le provviste d'acqua, infatti, sono quasi terminate e non si vede, all'orizzonte, nessuna traccia di fiume, ruscello, pozza. Forse -pensa- sono giunto alla fine dei miei giorni, senza neppure aver iniziato la mia missione.
Era un bambino così diverso dagli altri ragazzini, la madre se ne rendeva conto e il suo cuore era colmo di ammirazione e speranza. Quando lo guardava, nella chiesa dell'Assunzione di Maria Vergine di Ivancice, città della Moraviagonfiata in cui viveva con il marito e il figlio - in quegli anni di fine Ottocento ancora parte dell'immenso mosaico dell'impero austro-ungarico- quando guardava il suo ragazzo, Alfons, mentre cantava nel coro della Chiesa, il cuore le si gonfiava di emozione.
"Durante l'ultima persecuzione di Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano che pascera' il gregge in mezzo a molte tribolazioni". Così tragicamente si concludono le profezie sui papi universalmente note come le profezie di Malachia, poiché attribuite al santo irlandese.
Dura la vita del parroco. Dura ma irrinunciabile. Un serie di romanzi, oltre a reportage, inchieste, studi, rimette al centro della ribalta la figura dei sacerdoti che vivono quotidianamente il servizio verso tante piccole, medie e grandi comunità.
Il cielo stellato, sopra una steppa sconfinata, immersa nel buio, un buio tanto vasto e diffuso da diventare quasi solido.
La città è in festa, per celebrare il suo Santo, quello che è universalmente noto senza neppure citarne il nome per intero.
Continuare a vivere con il volto e il corpo sfigurato dalla lebbra è già un'impresa. Diventare un sovrano, reggere le sorti di un regno turbolento e travagliato, andare in battaglia e vincere, anche, è un'impresa titanica...
Don Camillo torna a vivere. Almeno per il momento non ha accanto a se' un altro Peppone, con cui quotidianamente battibeccare, litigare e combinare pasticci.
Il "discorso della Luna", "Se mi sbaglio mi corrigerete", "Non abbiate paura!", "Sono un umile lavoratore nella vigna del Signore", "Buonasera!", "E mi raccomando: pregate per me!". Frasi, saluti, parole, pronunciati da quattro Pontefici molto diversi tra loro, nell'arco temporale di quasi 60 anni, eppure sono frasi rimaste impresse nella memoria collettiva, che quasi immediatamente identificano chi le ha pronunciate, rappresentano il suo stile, il suo modo di proporsi e, in estrema sintesi, si potrebbe anche dire che nascondono l'impronta del pontificato di ciascuno di loro.
"Chiara sta a Francesco come la luna sta al sole". Inizia con questa frase il racconto di Nazareno Fabbretti dedica a Chiara d'Assisi. E certo non si tratta di una frase che intenda sminuire la grandezza e la bellezza di questa figura.
Sorella, madre, esempio:questa è Maria, una semplice fanciulla, poco più che bambina, che ha detto sì un giorno a Dio e lo ha detto per sempre.
San Giuseppe il grande “silenzioso”.
La vita di Gesù letta, interpretata e raccontata attraverso una serie di incredibili avventure, incredibili ma reali, tanto reali da riflettersi nella vita di tutti coloro che vogliono aprire la porta e fare entrare il Signore. Ecco l'ultima, e tale rimarrà purtroppo, fatica letteraria di Jean Mercier, giornalista e scrittore francese scomparso l'anno scorso.
"Anche se il Signore nostro ha vinto e ha sollevato il trofeo, comuni sono l'allegria e la gioia di noi suoi servi".
Rinascere: non solo è possibile, ma ci accade spesso, anche se a volte neppure ce ne accorgiamo. Abbiamo sempre la possibilità di ricominciare, abbiamo la possibilità di celebrare la Pasqua, che è morte e resurrezione.