Dalla Palestina scossa da ribellioni e attese messianiche, ai fasti di una Roma crudele e in procinto di veder rovinare il suo millenario splendore, a far da scenario alle tormentate vicende delle prime comunità cristiane. Fino alla Francia del Trecento e al profondo Medioevo delle terre del Nord.
. Così comincia uno dei romanzi più straordinari del Novecento, nel capitolo intitolato . Più che un romanzo una saga e più ancora un classico senza tempo. Così inizia di J.R.R. Tolkien. In realtà, prima del capitolo citato, ci sono altre memorabili pagine in cui l’autore descrive il popolo degli Hobbit, la loro storia, la loro lingua, la storia della Terra di Mezzo e accenna agli altri Regni e le vicende che affondano nella notte più buia e fonda del tempo. Tutto in una forma chiara, dettagliata, fondata, da dare l’impressione che tutto sia reale, concreto. Ma al tempo stesso favoloso, fulminante, esaltante. Una promessa di grandi avventure e di grandi sconvolgimenti. Eppure tutto comincia con una festa di compleanno…
Siamo nei giorni di inizio estate e proprio in questi giorni ricorre la celebrazione di Benedetto da Norcia, uno dei più grandi santi della Chiesa e una delle poche, autentiche personalità capaci di incidere la storia, ditrasformarla. Nel suo tempo e fino ai nostri giorni.
Un uomo di nome di Gesù, che per lunghi giorni ha calamitato le folle della Palestina con i suoi discorsi tanto diversi e con i suoi comportamenti straordinari, viene catturato come un bandito nel cuore della notte a Gerusalemme, trascinato davanti ad un tribunale di romani, umiliato, sconfessato, tradito, flagellato, messo a morte, e morte infamante, quella in croce.
Uno sguardo verso l’alto, che colma la distanza tra noi e l’infinito. La montagna offre questo spazio aperto al Mistero e insieme ritempra l’anima e lo spirito con pochi, semplici gesti: camminare, respirare, fermarsi a contemplare, parlare con la gente che vive con ritmi diversi, che sa misurare il tempo con un’ampiezza sconosciuta.
11 aprile 2020. Sabato Santo, il giorno prima di Pasqua, una Pasqua difficile, immersa nella paura e nel silenzio, nell’isolamento, in cui il messaggio di speranza, Dio è risorto, risuona più forte in un mondo attonito, stremato. Le messe si celebrano via streaming, il Papa compie gesti simbolici forti, capaci di commuovere milioni di persone.
Un lungo momento di sospensione, di silenzio, di paura: è quel che abbiamo vissuto,e in parte continuiamo a vivere, nel periodo di chiusura imposto per frenare la pandemia provocata dal coronavirus.
San Giorgio è un cavaliere senza macchia e senza paura che libera una povera, tremante principessa che sta per essere divorata da un drago vorace e sbuffante.
“Torniamo amici !” Con voce commossa papa Paolo VI nella Cappella Sistina nel 1964 si rivolge agli artisti presenti, da lui invitati con calore a questo incontro, che poi si rivela storico per molti aspetti, per colmare, anche fisicamente, la distanza che sembra essersi aperta tra la Chiesa e l’arte.
Rue du Bac. Una via stretta, scavata nel cuore di Parigi. Al numero 140 si trova una cappella, in cui un continuo via vai di persone testimonia come questo sia un luogo amato e venerato, meta di pellegrinaggi, forse meno vistosi e più raccolti, animati da persone provenienti da tutto il mondo.
Sessantadue colpi di pistola. Esplosi per martoriare quel corpo accasciato sulla strada, in pochi, terribili secondi.
In una valle sperduta nei pressi dei Pirenei, in un villaggio del Libano, nella savana africana, in una via stretta e buia di Parigi, nei campi nella bassa padana, nelle colline umbre, negli spazi sterminati degli Stati Uniti, in paesini della Sicilia, ovunque, nel tempo e nello spazio, la Madonna non ha voluto lasciare mai l'umanità da sola.
I giorni di un innamoramento, la fine del dolce sogno d'amore, l'ingresso in magistratura, la coscienza della propria scelta e del proprio compito, il dolore per l'assassinio di Aldo Moro e per la morte di Papa Paolo VI...Le messe e le soste in chiesa, la preghiera e il pensiero costantemente rivolto a Gesù, per chiedere aiuto, luce, conforto.
Anna Grigor'evna, seconda moglie di Fedor Dostoevskij, racconta nelle sue memorie che durante un viaggio in Europa con il marito nel 1867 fecero una sosta, fortemente voluta, a Dresda
"Cosa sarà che ci fa uscire di strada di notte? Che ci fa dire dei no, non ci sto?" Lo cantavano Lucio Dalla e Francesco De Gregori.
Venerdì Santo, venerdì di Passione. Mai come quest'anno sentiamo profondamente che la Via Crucis non è solo un percorso simbolico ma è diventata, in un certo senso, la nostra strada quotidiana.
Mayrig, "mammina". Un dolce nome, un termine coniato dalla musicale lingua armena, che rievoca il più forte tra i legami terreni. Mamma, mammina. Un nome con cui ci si può rivolgere a Colei che è la nostra Madre celeste.
"Non fare affidamento sulle tue forze, ma poni la tua speranza in Dio: fa' tutto ciò che sta in te, e Dio aiuterà il tuo sforzo.
Il parroco di Brescello nei giorni scorsi ha esposto in piazza il famoso crocifisso ligneo davanti al quale avrebbe pregato il don Camillo di Giovanni Guareschi. Lo ha fatto per rivolgere una preghiera di aiuto e di sostegno contro il coronavirus. E la gente ha cominciato a fermarsi davanti a quel crocifisso e a pregare, a sua volta.
Il Dottore Angelico, san Tommaso d'Aquino, ci viene incontro attraverso le pagine di molta letteratura. È stato ed e' il protagonista di romanzi, saggi, biografie.