Hildegard von Bingen: una giovane donna colma di stupore verso il creato, capace di sentire, di percepire profondamente l’armonia che tutto collega, dal più esile filo d’erba alla luce delle stelle. Una ragazza che dalle mura del suo convento riesce a far sentire al mondo, e nei secoli a venire, la sua voce limpida, fascinosa, piena di autentica gioia di vivere, nonostante dolori, sofferenze, violenze, sopraffazioni. Quale momento migliore di quello che stiamo vivendo, in cui leggere, rileggere, le sue opere, o accostarsi al racconto della sua vita.
Artaban è un nome dalle assonanze esotiche, misteriose. Potrebbe far pensare al protagonista di qualche fiaba da Mille e una notte. In effetti questo nome appartiene ad un personaggio altrettanto affascinante e misterioso
Fino al sacrificio della vita. Il “mandato” di chi viene investito della porpora cardinalizia è sicuramente questo, ossia essere pastori pronti a dare la vita per il proprio gregge, su imitazione del Divino Pastore. Bisognerebbe ricordarlo sempre, anche ora che siamo alla vigilia di un nuovo concistoro con il collegio cardinalizio che dovrà riunirsi in modo “inedito”, a causa della pandemia, e le nuove nomine di cardinali. AL di là della stretta attualità e della ritualità dell’avvenimento, le sue ripercussioni sul governo della Chiesa, questa può essere l’occasione per percorrere gli ultimi centodieci (e oltre) anni di storia dei concistori, per comprenderne meglio il significato e la portata. Ecco allora perché leggere il libro di Marco Mancini, dal titolo significativo “Usque ad sanguinis effusionem. I Cardinali di Santa Romana Chiesa da Pio X a Francesco” .
Il 21 novembre a Venezia si celebra la tradizionale festa della Madonna della Salute. Una festa molto sentita, molto amata dai veneziani e da migliaia di pellegrini. La festa possiede radici antiche, che rimandano al terrore della malattia che semina morte e sofferenza.
Esistono infiniti modi di leggere la Divina Commedia. Si può leggere come immenso patrimonio letterario per ogni luogo, tempo, cultura. Si può leggere come somma esperienza umana lungo i sentieri del dolore, della misericordia, della redenzione.
La scena si svolge nella grande casa milanese, agli inizi del Novecento. L’anziano Camillo Lorini sta per vivere il suo ultimo giorno su questa terra. Lui, garibaldino e “mangiapreti”, ha invitato a pranzo don Alessio, un frate amico di famiglia da lungo tempo. Letture, la Milano di Luigi Santucci per fuggire da quella del coronavirus
La leggenda vuole che in un non meglio precisato anno del V secolo dopo Cristo il primo gruppo di veneti scappati dalla furia devastatrice dei barbari sia giunto fortunosamente in un isolotto della laguna per rifugiarsi e cominciare una nuova vita.
Una vita passata all’ombra opprimente di una dittatura, di un regime che aveva fatto della privazione della libertà e della soppressione di ogni volontà individuale il proprio punto di forza. Ma paradossalmente, come spesso accade in situazioni di questo tipo, questa oppressione riesce a fiorire una forza creativa che non conosce ostacoli. Non solo.
Dolindo significa dolore. Un nome difficile, stravagante, che ha segnato la vita di quel bambino nato a Napoli il 6 ottobre 1882. “Fui chiamato Dolindo, che significa dolore…” , scrive molti anni più tardi quel bambino diventato adulto, raccontando come quel nome gli era stato imposto dal padre al battesimo ed è diventato una sorta di programma di vita, che inconsapevolmente il genitore aveva predestinato al quinto dei suoi 11 figli.
Bellezza, armonia, preghiera: tutto questo è musica. Lo è, e lo è stata, per molti grandi protagonisti dell’arte e della creatività. Lo è anche per fra Alessandro Brusteghi. Francescano, appunto, e cantante, diventato ormai un personaggio di fama internazionale, i suoi dischi sono venduti in tutto il mondo – bisogna ricordare che è il primo francescano i cui dischi sono prodotti da una delle etichette più importanti al mondo, la Decca - e i suoi concerti sono stati fermati solo dal Covid 19.
Un sorriso unico, per il quale si prova una nostalgia profonda, che non si spegne mai. E’ il sorriso di Albino Luciani, patriarca di Venezia, Papa Giovanni Paolo I e futuro beato. Quarantadue anni fa il neoeletto Pontefice si spegneva il 28 settembre 1978, e il mondo accoglieva con stupore e incredulità questa scomparsa.
C‘è una casa, modesta, nel paese di Pescina, in Abruzzo, tutta in pietra, squadrata, che racconta una storia di grandezza e di dolore, che in fondo rispecchia la stessa storia di questa terra bellissima, schiva e feconda.
Educazione e fratellanza: sono parole che Papa Francesco vuole rimettere al centro della riflessione, del dibattito, dell’esperienza. Anche in questi duri tempi dominati dalla paura del contagio, della malattia. Anzi, oggi più che mai.
"Mamma, devo mettere subito la mascherina?"No aspetta, prima ti devi pulire le mani con il detergente. "Uffa, non voglio, voglio andare a salutare gli altri!" No, ti ho detto, non farmi urlare, metti la mascherina". Otto del mattino, bambini accompagnati da genitori trepidanti davanti all’ingresso di una scuola elementare (veramente oggi si dovrebbe chiamare plesso scolastico). Non è il primo giorno di scuola come tanti altri. E’ il primo giorno di scuola nell’era Covid, dopo lunghi mesi di chiusura forzata, di convivenza con il "nemico invisibile", con la paura di non poter riprendere mai più la vita com’era “prima” del virus.
"Sine dominico non possumus". Senza domenica non possiamo vivere. Questa è la risposta di alcuni martiri ai loro persecutori che ci arriva dalle profondità della storia. Nell’Africa del IV secolo ad Abitene, cittadina dell’attuale Tunisia, si vivono i tempi molto duri della ennesima caccia ai cristiani, scatenata dall’imperatore Diocleziano. Viene proibito di celebrare la messa domenicale, minacciando di morte i trasgressori.
1630, a Milano, nel pieno della pestilenza che sta decimando la popolazione. Renzo Tramaglino vaga per la città stretta dal terrore e dalla morte, assiste con il cuore dolente a scene colme di pietas, come quando incontra la giovane madre che porta in braccio la figlioletta morta nel carro degli orridi monatti.
“Ricordati che devi morire!” “Mò me lo segno”.
Dio è la fonte principale del senso dell’umorismo ma noi non lo capiamo più. E’ partito da questa convinzione l’arcivescovo statunitense Fulton John Sheen nello scrivere il libro "I sette sacramenti" proprio per aiutare a riscoprire la profonda vena umoristica del Creatore, ormai misconosciuta «perché gli uomini vivono in un mondo che è diventato decisamente troppo serio».
Nove agosto 1945: un silenzio irreale avvolge Nagasaki, dopo che un aereo ha sorvolato la città, lasciando cadere un ordigno. Non uno dei soliti. Per qualche momento un enorme boato scuote e riempie l’aria e ilcuore di tutti. Poi, il silenzio. E in quel silenzio si va strada la convinzione che qualcosa di orribile, di impensabile, sia accaduto. Così sarà, e questo segnerà per sempre le sorti dell’intera umanità.
E’ stato un importante vescovo, faceva parte di un gruppo di inquisitori, aveva avuto una grande esperienza diplomatica. Ma Rainaldo da Concorezzo era soprattutto un uomo di fede, preoccupato di dare testimonianza della presenza di Dio in mezzo agli uomini e della sua misericordia.