Nel 2023 è prevista a Roma una grande mostra dedicata Papa Leone XII, uno degli ultimi pontefici ad essere anche re. In preparazione la Regione Marche di cui Annibale della Genga era originario, sta pubblicando una serie di volumi dedicati alla politica e alla diplomazia di questo Pontefice poco conosciuto dal grande pubblico.
Il commercio illegale di opere d’arte ha origini antiche, ma spesso se ne sono tratti vantaggi politici e diplomatici. Fu così ai tempi di Leone XII, pontefice marchigiano poco conosciuto ma particolarmente attivo in molti campi compreso quello artistico e diplomatico.
I vaticanisti lo sanno. Ogni volta che il Papa riceve un capo di stato in Vaticano o quando si reca in visita in un paese c’è uno scambio di doni. Oggetti d’arte o oggetti con un significato preciso.
Oggi siamo abituati a conoscere, almeno in linea generale, cosa leggono i Papi, come è composta la loro biblioteca privata, e libri che tengono sul comodino. Di Papa Francesco un quotidiano ha pubblicato anche i titoli che più ama rieditandone i volumi.
A Roma siamo abituati a vederli un po’ da per tutto. Gli stemmi dei Pontefici. Quelli del passato in pietra su case e palazzi antichi, quelli del Papa regnante nelle chiese che sono “tituli” a fianco allo stemma del cardinale titolare.
L’idea che la cura del Patrimonio artistico di uno stato sia un traguardo tutto contemporaneo è spesso molto diffusa. Ma a smentirlo c’è la storia dello Stato Pontificio. Già all’inizio dell’ 800 c’erano diverse figure di rilievo nella amministrazione papalina che si occupavano della tutela dei beni. Non tanto come curatori dei musei, studiosi e ricercatori, ma proprio con ruoli “politici” e statali.