Non è bastato il no del Senato, che ha addirittura rifiutato di discutere il disegno di legge di bioetica approvato dall’Assemblea Nazionale. Perché, alla fine, la stessa Assemblea Nazionale ha approvato la loi bioetique lo scorso 29 giugno, con un testo che ha la maggioranza tra i deputati, ma di certo non riscontra “l’ampio consenso” di cui si avrebbe bisogno per questi tipi di scelte. Ed è per questo che i vescovi francesi chiedono “una moratoria” sui temi della bioetica. Fermarsi e riflettere, insomma, prima di scendere nel piano inclinato e scosceso della cultura della morte.
Da sempre la speranza era riposta nel Senato, che già aveva rigettato alcuni degli emendamenti più controversi della legge. Ora, mentre la Lois de Bioetique francese prosegue la sua marcia a tappe forzate, il Senato già ha fatto sapere che la rigetterà, bloccando così quello che viene considerato un “colpo di mano” da parte dell’Assemblea Nazionale, che ha ripreso la discussione. Facendo tirare un sospiro di sollievo alla Conferenza Episcopale Francese, il cui Consiglio Permanente, riunitosi dal 7 al 9 giugno, aveva rilasciato una dichiarazione molto forte in cui si sottolineava che “Solo la fraternità può sostenere la fragilità”.
I vescovi di Francia avevano lanciato quattro settimane di digiuno e preghiera per la Lois de Bioethique, la nuova legge sulla bioetica in Francia il cui testo includeva pratiche discutibile e controverse, come l’utero in affitto, la maternità condivisa, l’uso delle cellule staminali di embrioni nati da fecondazione in vitro per trattare i fratelli malati. Ma la misura emblematica era la possibilità della fecondazione assistita anche per donne single o per coppie di donne. Tuttavia, nel primo passaggio al Senato, tra il 3 e il 4 febbraio, tutte queste pratiche sono state respinte. E così, quello che arriverà alla Camera sarà un testo fortemente rimaneggiato.