“C’è un caos esterno – sociale e politico – e un caos interno ad ognuno di noi. Non si può sanare il primo, se non si comincia a risanare il secondo”. Papa Francesco lo sottolinea al termine della catechesi dell’udienza generale, la prima di un nuovo ciclo che Papa Francesco definisce come “un percorso dall’alba fino al meriggio”, e che toccherà “le tre grandi tappe della storia della Salvezza” (Antico Testamento, Nuovo Testamento, Tempo della Chiesa). Titolo della serie è: “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”.
La temperanza è la virtù della giusta misura, di colui che è intelligente, che non fa della stima degli altri la misura di tutte le cose, che domina gli istinti e sa controllare comunque questa irascibilità. Papa Francesco conclude il ciclo delle catechesi sulle virtù cardinali affrontando la temperanza, e si produce in un grande elogio della persona temperante e delle sue caratteristiche.
Non un peccato del portafogli, ma del cuore, che colpiva anche i monaci del deserto che erano stati in grado di privarsi di tutto, ma non di pochi oggetti personali. L’antidoto, per questa avarizia, è radicale: la meditazione della morte. Papa Francesco prosegue il ciclo di catechesi sui vizi e le virtù, e oggi affronta il tema dell’avarizia.
“Con il diavolo non si deve mai discutere. Egli è astuto e intelligente. Per tentare Gesù ha usato addirittura le citazioni bibliche! È capace di travestire un male sotto un’invisibile maschera di bene. Ecco perché si deve stare sempre allerta, chiudendo subito il minimo spiraglio, quando cerca di penetrare in noi”. Papa Francesco comincia un ciclo di catechesi dedicato ai vizi e alle virtù, e scandaglia l’idea di peccato, che non nasce con l’atto stesso del peccato, ma molto prima, ed è per questo che si deve sempre stare allerta, per evitare di peccare.
Papa Francesco invita a prendersi “ogni giorno del tempo per pregare per la pace” al termine dell’udienza generale. Come ormai abitudine, dopo i saluti di lingua italiana, il Papa guarda alle situazioni di conflitto nel mondo, e ribadisce il suo appello per la pace.
La prima esortazione apostolica di Papa Francesco si chiama Evangelii Gaudium, la gioia del Vangelo. E, a dieci anni della pubblicazione, concludendo con una coda di quattro appuntamenti il ciclo di catechesi del mercoledì sul tema “La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente”, Papa Francesco non poteva che mettere la gioia al primo posto tra le quattro caratteristiche dell’evangelizzatore mutuate proprio dalla sua esortazione, di cui quest’anno di celebra il decimo anniversario. E afferma: “Il Vangelo non è una ideologia, il Vangelo è un annuncio, un annuncio di gioia, le ideologie sono fredde tutte, il Vangelo ha il calore della gioia, le ideologie non sanno sorridere, il Vangelo è un sorriso, ti fa sorridere perché ti tocca l’anima con la Buona Notizia”
I padri comboniani sono nei posti più impervi del mondo, dall’Africa ai Paesi arabi, mossi da una grande voglia evangelizzatrice. È la stessa voglia che ispirò Daniele Comboni, loro fondatore, missionario instancabile, innamorato dell’Africa, per cui coniò il motto “Salvare l’Africa con l’Africa”, spinto da uno zelo missionario che lo portò a combattere la schiavitù nel continente. È a lui che Papa Francesco dedica l’udienza generale di oggi.
È di 74 morti, tra cui 12 bambini, il bilancio dell’incendio divampato la scorsa settimana in un palazzo occupato nel centro di Johannesburg, in Sudafrica. Papa Francesco lo ha ricordato al termine dei saluti di lingua inglese dell’udienza generale di oggi, invitando tutti a pregare per le vittime.
Perché Papa Francesco è andato in Mongolia? È lo stesso Papa a rispondere alla domanda, nella catechesi di oggi, spiegando che “è proprio lì, lontano dai riflettori, che spesso si trovano i segni della presenza di Dio, il quale non guarda alle apparenze, ma al cuore”.
Non ha mai lasciato il convento, dove è morta a soli 24 anni di turbercolosi e dove era entrata appena adolescente dopo aver chiesto il permesso direttamente a Leone XIII. Eppure Santa Teresa del Bambino Gesù è una santa veneratissima, il cui santuario è la seconda meta di pellegrinaggi in Francia dopo quello di Lourdes. Patrona delle missioni, dottore della Chiesa, Santa Teresina ha lasciato in eredità i suoi scritti, in cui spiegava anche la “piccola via”, la santità dei gesti quotidiani. Papa Francesco ha ripreso questa idea di santità del quotidiano. E oggi tiene l’udienza generale davanti le sue reliquie, davanti le quali si ferma a pregare prima dell’udienza continuando il ciclo di catechesi sui santi missionari. “Alla Chiesa servono cuori come quello di Santa Teresa di Lisieux”. E annuncia: “Lei nacque 150 anni fa, e in questo anniversario ho intenzione di dedicarle una lettera apostolica”
Si chiama “Tutto appartiene all’amore” la nuova lettera apostolica di Papa Francesco, dedicata a San Francesco di Sales nel quarto centenario della morte. E, nell’annunciarlo, Papa Francesco dedica tutta l’udienza generale proprio alla rilettura del mistero del Natale a partire dal pensiero del vescovo di Ginevra, patrono dei giornalisti, antesignano della free press per il lavoro di informazione per contrastare la Riforma.
Ancora un appello per l’Ucraina da Papa Francesco. Nel giorno in cui si comincia ad indagare sul lancio di due missili in territorio polacco, mentre continuano gli attacchi della Russia sul territorio ucraino, il Papa per due volte, nei saluti in lingua italiana al termine della catechesi del mercoledì, ritorna sulla situazione in Ucraina.
Il desiderio è un momento chiave del discernimento. Ma l’epoca in cui viviamo che sembra aver moltiplicato all’infinito la possibilità di scelta, allo stesso tempo sembra di aver atrofizzato il desiderio, commenta Papa Francesco. Desiderio qui va declinato nel senso di desiderio di vita, direzione cui tendere. E Francesco ne parla nel terzo appuntamento del ciclo di catechesi sul discernimento.
Dare amore agli anziani è questione di onore, perché ci porta a restituire loro l’amore che ci hanno donato, senza considerarli uno scarto. Perché questo del considerare le persone uno scarto è un male della società, che comincia con la sufficienza e che porta al fenomeno di dare fuoco alla coperta di un barbone e arriva al disprezzo di ogni vita umana. Nella udienza generale del mercoledì, Papa Francesco punta di nuovo il dito contro la cultura dello scarto, e definisce la restituzione dell’amore agli anziani come una questione di onore.
Una Ave Maria per le vittime della guerra, con la consapevolezza che “non c’è vittoria nella guerra. Tutto è sconfitta”. Il saluto e il ringraziamento alla Polonia, che accoglie i rifugiati, e l’auspicio che “l’atto di consacrazione dei popoli al Cuore Immacolato di Maria porti la pace al mondo intero”. L’invito ai polacchi di unirsi all’atto di consacrazione, anche perché a Fatima ci sarà il Cardinale Konrad Krajewski come inviato del Papa per consacrare da lì dove tutto ebbe inizio.
Di fronte ad una società sempre più politicamente corretta, che non ci permette di considerare il valore degli anziani, siamo chiamati a renderci conto che invece anche la trasmissione della fede ha bisogno di una storia vissuta, perché altrimenti “difficilmente può attirare a scegliere l’amore per sempre, la fedeltà alla parola data, la perseveranza nella dedizione, la compassione per i feriti e avviliti”. Ma la testimonianza deve essere leale, altrimenti è ideologica, è propaganda, è un tribunale in cui si condanna il passato. E lancia l’idea di un ascolto degli anziani negli itinerari di catechesi.
San Giuseppe è stato padre “nella tenerezza”, che è una caratteristica tipica di Dio, perché “la tenerezza è qualcosa di più grande della logica del mondo. È un modo inaspettato di fare giustizia”. Papa Francesco continua il ciclo di catechesi dedicato a San Giuseppe, e, dopo aver dedicato l’ultima catechesi al tema del lavoro, si sofferma oggi su una caratteristica particolare del padre putativo di Gesù: la tenerezza.
È la figura di San Giuseppe “migrante perseguitato e coraggioso” quella presentata da Papa Francesco nella tradizionale udienza del mercoledì. Dopo essersi soffermato sul Natale, Papa Francesco riprende il ciclo di catechesi dedicato al padre putativo di Gesù, soffermandosi in particolare sulle vicende della fuga in Egitto della Sacra Famiglia, e riaffermando che il coraggio è virtù di tutti i giorni, perché è lo stesso vivere quotidiano che richiede coraggio.
Chi era San Giuseppe? Descritto dai Vangeli come un uomo taciturno, lo era perché, come dice Sant’Agostino, “nella misura in cui cresce in noi la parola, diminuiscono le parole”. E allora “Giuseppe con il suo silenzio ci invita a lasciare spazio alla Presenza della Parola fatta carne, a Gesù”, commenta Papa Francesco.
Dio si inserisce come un “imprevisto” nella relazione tra Maria e Giuseppe, cambia i loro progetti e le loro aspettative, sconvolge la loro vita. Ma Giuseppe resta a fianco a Maria, è “giusto”, e questo perché il suo è un amore maturo, che non viene scosso dagli sconvolgimenti della vita. San Giuseppe è così un messaggio per tutti i fidanzati, chiamati a vivere il loro impegno non come innamoramento, ma come amore maturo.