Il nostro destino è “essere amici di Gesù”, perché Gesù “non rinnega la sua amicizia nemmeno con chi tradisce”. Nella omelia del mattino nella Domus Sanctae Marthae, Papa Francesco si sofferma sull’amicizia con Dio, nella festa di San Mattia, l’apostolo che fu estratto a sorte per prendere il posto di Giuda.
"Il diavolo è un seduttore, sa quali parole dirci, a noi piace essere sedotti. Lui ha questa capacità di sedurre. Per questo è tanto difficile capire che è uno sconfitto, perché lui si presenta con grande potere, ti promette tante cose, ti porta dei regali belli, ben incartati, ma tu non sai cosa c’è dentro. Ci seduce con il pacchetto senza farci vedere cosa c’è dentro. Sa presentare alla nostra vanità, alla nostra curiosità, le sue proposte". E' il monito del Papa, stamane, lanciato nell'omelia della Messa quotidiana a Santa Marta.
“Il vescovo è quello che sorveglia, quello che vigila, sa guardare per difendere il gregge dai lupi che vengono. Fare la veglia significa coinvolgersi nella vita del gregge: Gesù distingue bene il vero pastore dall’impiegato, da quello che va a pagamento e non gli interessa se viene il lupo e se ne mangia una: non gli interessa. Invece, il vero pastore che fa la veglia, che è coinvolto nella vita del gregge, difende non solo tutte le pecore, difende ognuna, conferma ognuna e se una se ne va o si perde, va a cercarla e la riporta. E’ tanto coinvolto che non lascia che se ne perda una”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia pronunciata stamane nella Messa a Santa Marta.
"L’amore senza limiti. Senza questo, la Chiesa non va avanti, la Chiesa non respira. Senza l’amore, non cresce, si trasforma in una istituzione vuota, di apparenze, di gesti senza fecondità. Andare nel suo corpo: Gesù dice come noi dobbiamo amare, fino alla fine". Lo ha detto Papa Francesco, nell'omelia di questa mattina pronunciata nella Messa a Santa Marta.
I dottori della legge sono rigidi, "incapaci di uscire da quel mondo chiuso, sono prigionieri delle idee. Hanno ricevuto la legge che era vita ma l’hanno distillata, l’hanno trasformata in ideologia e così girano, girano e sono incapaci di uscire e qualsiasi novità per loro è una minaccia". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia della Messa mattutina a Santa Marta.
“Quando il profeta arriva alla verità e tocca il cuore, o il cuore si apre o il cuore diventa più pietra e si scatena la rabbia, la persecuzione. Così finisce la vita di un profeta”. Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
Dalla Pasqua il cristiano assume tre caratteristiche: obbedienza, testimonianza e concretezza. Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia pronunciata duranta la Messa a Santa Marta.
L'amore di Dio è "come quello della mamma. Dio non si scorda di noi. Mai. Non può, è fedele alla Sua alleanza. Questo ci dà sicurezza. Di noi possiamo dire: la mia vita è tanto brutta… Sono in questa difficoltà, sono un peccatore, una peccatrice: Lui non si dimentica di te, perché ha questo amore viscerale, ed è padre e madre". Lo ha detto Papa Francesco stamane, nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
Il demonio "ti fa vedere il bello di una cosa che hai lasciato, dalla quale ti sei convertito nel momento della desolazione del cammino, quando tu ancora non sei arrivato alla promessa del Signore. E’ un po’ il cammino così della Quaresima: possiamo pensare così; o concepire la vita come una Quaresima: sempre ci sono le prove e le consolazioni del Signore, c’è la manna, c’è l’acqua, ci sono gli uccelli che ci danno da mangiare, ma quel pasto era più buono. Ma non dimenticarti che lo mangiavi a tavola della schiavitù!". Lo ha detto Papa Francesco, nella omelia pronunciata stamane nel corso della Messa a Santa Marta.
Commentando l'episodio biblico del vitello d'oro, il Papa ribadisce il no alla corruzione dei comportamenti. “Niente tangente. Io sono con il popolo. E sono con Te. Questa è la preghiera di intercessione: una preghiera che argomenta, che ha il coraggio di dire in faccia al Signore, che è paziente. Ci vuole pazienza, nella preghiera di intercessione: noi non possiamo promettere a qualcuno di pregare per lui e poi finire la cosa con un Padre Nostro e un’Ave Maria e andarcene. No. Se tu dici di pregare per un altro, devi andare per questa strada. E ci vuole pazienza”.
“Vedere un miracolo, un prodigio e dire: ‘Ma tu hai la potenza, tu sei Dio’, è un atto di fede, ma piccolino così”. Nella consueta omelia del mattino a Domus Sanctae Martahe – riportata da Vatican News - Papa Francesco punta il dito contro coloro che cercano sempre prodigi per credere.
Accusare “noi stessi è il primo passo verso il perdono”. Lo ha spiegato Papa Francesco stamane nell’omelia della Messa a Santa Marta.
"La Chiesa ci dice che le nostre opere devono convertirsi, e ci parla del digiuno, dell’elemosina, della penitenza: è una conversione delle opere. Fare opere nuove, opere con lo stile cristiano, quello stile che viene dalle Beatitudini. Anche la Chiesa ci parla della conversione dei sentimenti: anche i sentimenti devono convertirsi. Pensiamo per esempio alla Parabola del Buon Samaritano: convertirsi alla compassione. Sentimenti cristiani. Conversione delle opere; conversione dei sentimenti; ma, oggi, ci parla della conversione del pensiero: non di quello che pensiamo, ma anche di come pensiamo, dello stile di pensiero. Io penso con uno stile cristiano o con uno stile pagano? Questo è il messaggio che oggi la Chiesa ci dà". Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia della Messa mattutina a Santa Marta.
"Il Signore dice: vieni, su. Venite e discutiamo. Parliamo un po’. Non ci spaventa. E’ come il papà del figlio adolescente che ha fatto una ragazzata e deve rimproverarlo. E sa che se va col bastone la cosa non andrà bene, deve entrare con la fiducia. Il Signore in questo brano ci chiama così: su, venite. Prendiamo un caffè insieme. Parliamo, discutiamo. Non avere paura, non voglio bastonarti. E siccome sa che il figlio pensa: ma io ho fatto delle cose… - Subito: anche se i tuoi peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana”. Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia della Messa quotidiana a Santa Marta.
Papa Francesco ,nell'omelia odierna della Messa a Casa Santa Marta, invita a perdonare il prossimo e a chiedere la grazia della vergogna per i propri peccati. E soprattutto il Pontefice esorta tutti a non giudicare.
“Noi digiuniamo, noi siamo cattolici, pratichiamo; io appartengo a quella associazione, noi digiuniamo sempre, facciamo penitenza. Ma digiunate con coerenza o fate la penitenza incoerentemente come dice il Signore, con rumore, perché tutti la vedano, e dicano: ma che persona giusta, che uomo giusto, che donna giusta. Questo è un trucco; è truccare la virtù”. E’ quanto ha detto il Papa nell’omelia della Messa mattutina a Santa Marta.
"Quando il cuore incomincia a indebolirsi, non è come una situazione di peccato: tu fai un peccato, te ne accorgi subito: io ho fatto questo peccato, è chiaro. L’indebolimento del cuore è un cammino lento, scivolo poco a poco, e Salomone, addormentato nella sua gloria, nella sua fama, cominciò a fare questa strada. E' meglio la chiarezza di un peccato, che l’indebolimento del cuore: il grande re Salomone finì corrotto, tranquillamente corrotto, perché il cuore gli si era indebolito". Lo ha detto il Papa, stamane, nel corso dell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta.
"La morte è un fatto che tocca a tutti, più tardi, più presto, ma viene. Ma c’è la tentazione del momento che si impadronisce della vita e ti porta ad andare girando in questo labirinto egoistico del momento senza futuro, sempre andata e ritorno, andata e ritorno, no? E il cammino finisce nella morte, tutti lo sappiamo. E per questo la Chiesa ha sempre cercato di far riflettere su questo fine nostro: la morte". Lo ha detto Papa Francesco, questa mattina, nell'omelia pronunciata in occasione della Messa quotidiana a Santa Marta.
"Gesù non apre un ufficio di consulenze spirituali con un cartello: il profeta riceve lunedì, mercoledì, venerdì dalle 3 alle 6. L’entrata costa tanto o, se volete, potete dare un’offerta. No, non fa così, Gesù. Neppure Gesù aprì uno studio medico con il cartello: gli ammalati vengono tal giorno, tal giorno, tal giorno e saranno guariti. Gesù si butta in mezzo al popolo". Lo ha detto il Papa, stamane, nell'omelia della Messa presieduta a Santa Marta.
Gesù aveva autorità "perché era vicino, capiva; ma, accoglieva, guariva e insegnava con vicinanza. Quello che a un pastore dà autorità o risveglia l’autorità che è data dal Padre, è la vicinanza: vicinanza a Dio nella preghiera, un pastore che non prega, un pastore che non cerca Dio ha perso parte, e la vicinanza alla gente. Il pastore staccato dalla gente non arriva alla gente con il messaggio. Questa doppia vicinanza. Questa è l’unzione del pastore che si commuove davanti al dono di Dio nella preghiera, e si può commuovere davanti ai peccati, al problema, alle malattie della gente: lascia commuovere il pastore". Lo ha detto Papa Francesco, nell'omelia della Messa mattutina a Santa Marta.