L’educazione è il primo impegno. Per la Chiesa del Myanmar, lì dove i cattolici sono minoranza e lì dove si vive una difficile transizione dalla dittatura militare, è importante educare i giovani, dare loro una opportunità. La Chiesa locale lo fa, guidata dal Cardinale Charles Bo, salesiano, che al Sinodo è stato uno dei presidenti delegati, e che ha accolto Papa Francesco in una storica visita in Myanmar. E il Cardinale offre ad ACI Stampa uno spaccato della situazione della sua terra.
Vero, c’è bisogno di una evangelizzazione digitale, di stare al passo con i tempi, di essere su tutte le piattaforme che permettono di evangelizzare 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ma, soprattutto, c’è bisogno di parlare di santità, di senso del sacro, perché i giovani lo vogliono, lo cercano e lo desiderano. Lo spiega ad ACI Stampa il vescovo Darius Trijonis, ausiliare di Vilnius e responsabile della pastorale giovanile di Lituania.
Essere cristiani in Egitto è “considerato un onore”, che porta anche a scelte estreme, perché tra Gesù e un’altra scelta “si sceglie sempre Gesù”. Il Patriarca Ibrahim Isaac Sidrak dei copti cattolici in Egitto descrive così la fede nel suo Paese, che Papa Francesco ha visitato ad aprile 2017, con una visita anche all’università sunnita di al Azhar. Il Patriarca Sidrak ne parla con ACI Stampa a margine dei lavori del Sinodo sui giovani.
Esattamente 40 anni fa, era il 22 ottobre 1978, Giovanni Paolo II presiedeva la Messa solenne per l’inizio del pontificato. Quel giorno pronunciò lo storico “non abbiate paura!”, una frase che ancora oggi tutti ricordano. A distanza di 40 anni ACI Stampa ha chiesto un ricordo di quei giorni al Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, l’Arcivescovo di Poznan Stanisław Gądecki.
I giovani sono al centro di questa XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. E a questa assise partecipa anche il Superiore Generale di un istituto religioso che fin dalla sua fondazione ha fatto della pastorale giovanile uno dei terreni privilegiati del proprio carisma: i Salesiani di San Giovanni Bosco. Dei giovani e del Sinodo, ACI Stampa ha parlato con il Rettore Maggiore, Don Ángel Fernández Artime.
La XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi prosegue i suoi lavori e più della metà del cammino è stato percorso. E’ un Sinodo unico nel suo genere quello che si sta svolgendo in Vaticano, dove insieme agli oltre 260 Padri Sinodali, partecipa anche una nutrita delegazione di giovani. E ACI Stampa ha chiesto un primo bilancio ad uno di loro, l’italiano Gioele Anni.
“Paolo VI nel suo Pontificato ha aperto tante nuove strade”. Lo sottolinea don Angelo Maffeis, presidente del Centro Internazionale di Studi e Documentazione dell’Istituto Paolo VI.
In vista dell’imminente canonizzazione del Beato Paolo VI si è svolta ieri presso l’Ambasciata d’Italia presso la Sante Sede - alla presenza dell’Ambasciatore Pietro Sebastiani - la presentazione del libro “Quel giorno a Gerusalemme. Da Paolo VI a Papa Francesco” di Massimo Milone. Tra gli ospiti anche il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, che ha rivelato il grande desiderio di Papa Francesco di canonizzare il suo Predecessore. “Al tempo della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II il Papa mi diceva sempre - ha raccontato il porporato - spero di poter canonizzare anche Paolo VI”. Un sogno che domenica realizzerà. E con il Cardinale Becciu - a margine della presentazione del volume di Milone - ACI Stampa ha parlato dell’attualità di Paolo VI.
In un momento in cui l’Ucraina è sia teatro di un conflitto dimenticato che di un conflitto tutto interno al mondo ortodosso, l’arcivescovo maggiore Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolico Ucraina, lancia un appello affinché “l'ecumenismo sia tolto dalle mani dei diplomatici”, forte anche del lavoro ecumenico fatto sul campo con il Consiglio delle Chiese nel momento del conflitto.
“Nulla ci vieta di sognare il Papa a Mosca”. L’arcivescovo Paolo Pezzi, che guida l’arcidiocesi della Gran Madre di Dio a Mosca, è prudente, non prende posizione su un possibile viaggio di Papa Francesco nella Federazione Russa.
L’impegno comincia sempre dopo. Così, dopo il viaggio di Papa Francesco, la messa a Kaunas davanti a 100 mila persone, l’entusiasmo per gli incontri, è il momento di impegnarsi ancora una volta a non essere una Chiesa di funzionari, ad essere “coloro che danno la vita”. Lo racconta ad ACI Stampa l’arcivescovo Llonginas Virbalas di Kaunas, gesuita.
La prima cattedrale di Polonia è a Poznan, dove l’arcidiocesi ha festeggiato quest’anno i 1050 anni. L’arcivescovo è Stanislaw Gadecki, presidente della Conferenza Episcopale Polacca. E, per l’occasione, anche il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee è stato a Poznan, dal 13 al 16 settembre, per la sua assemblea annuale. Al termine della quale l’arcivescovo Gadecki guarda alle sfide future, prima fra tutte, la postmodernità.
È stato imprigionato, deportato in Siberia, e poi liberato nei tempi della Perestrojka. Ed era lì, accanto a Papa Francesco, a visitare il Museo dell’Occupazione, facendogli vedere quelle celle in cui lui stesso era stato. “È lì che ci sono le radici del nostro male”, sottolinea l’arcivescovo Sigitas Tamkevicius.
Tra Chiesa e Stato ci sia una “collaborazione onesta e leale”, non una “separazione ostile”, con la consapevolezza che la Chiesa serve l’uomo, e non può tacere la verità. Il Cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, delinea con ACI Stampa il rapporto tra Chiesa e Stato al termine della plenaria dei vescovi europei, che si è tenuta a Poznan dal 13 al 16 settembre. Tema principale dell’assemblea era la solidarietà.
La visione di uno Stato “neutrale nei confronti delle religioni”, ma che allo stesso tempo ne riconosca il ruolo e il valore, è quella proposta da Udo Di Fabio. Cattolico, già membro della Corte Costituzionale di Germania, molto ben conosciuto da Benedetto XVI, Di Fabio ha parlato agli ex studenti di Benedetto XVI, il famoso ormai Ratzinger Schuelerkreis che si è riunito dal 6 al 9 settembre a Castel Gandolfo. Con ACI Stampa, affronta il tema dell’incontro, “Chiesa e Stato, Chiesa e società”, fornendo la sua visione di una “laicità benevola”.
Il problema di una Chiesa che si “adatta troppo al mondo”, mentre ci vorrebbe “una minoranza creativa”, è al cuore del pensiero di Benedetto XVI, secondo padre Stephan Horn, coordinatore del Ratzinger Schuelerkreis, il circolo di ex studenti di Benedetto XVI che si riunisce dal 6 al 9 settembre a Castel Gandolfo.
Il viaggio in Irlanda, per annunciare il “Vangelo della famiglia”. Il problema del Nicaragua, che si può risolvere solo con un “serio dialogo nazionale”. E la questione cinese, tutta ancora aperta. Al termine della celebrazione per la consacrazione della Chiesa Madre di Cassino a Concattedrale della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità, si è soffermato brevemente con ACI Stampa su tre temi di interesse internazionale, parte del grande sforzo della diplomazia pontificia.
Papa Francesco sarà nei Paesi Baltici dal 22 al 25 settembre, e la tappa in Lettonia sarà quella del dialogo ecumenico. Tanto che l’incontro sarà nella cattedrale luterana che in realtà fu la prima cattedrale cattolica, e dove ancora è il battistero in cui furono battezzati i primi cristiani. A raccontarlo è l’arcivescovo luterano Janis Vanags. Sarà lui ad accogliere Papa Francesco. E lo farà con “gioia”, testimoniando con le sue parole che il dialogo ecumenico è davvero vivo in Lettonia.
Se il lavoro della Santa Sede nel concerto internazionale è universalmente riconosciuto, c’è stata anche una opposizione alla sua presenza come Stato sovrano nelle organizzazioni internazionali, sfociato a metà anni Novanta nella campagna “See change”. Ma oggi è ancora così? L’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, sostiene che no, non è più così, anche se una certa resistenza ideologica resta.
Non solo l’impegno nei negoziati. La Santa Sede partecipa ai lavori delle Nazioni Unite con un compito particolare di evangelizzazione, che in realtà permea tutta l’attività della diplomazia pontificia. Per la Santa Sede, la diplomazia è uno dei mezzi con cui diffondere e proteggere la fede. Ne parla l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di New York.