A Kyiv c’è una casa intitolata a Padre Pio. È gestita dai frati cappuccini, che hanno fatto proprio un programma specifico di terapia psicologica per le madri dei soldati morti in guerra sviluppato da un gruppo di psicoterapeuti ucraini a partire dal 2014, l’anno dell’annessione della Crimea da parte della Russia. E questo programma viene portato avanti nella casa, in un percorso residenziale per venti mamme che hanno perso il figlio in battaglia.
Ci saranno celebrazioni della Pasqua ortodossa, nella Lavra di Kyiv, ovvero in quel complesso di monasteri che è stato fino a marzo gestito dalla Chiesa Ortodossa Ucraina legata al Patriarcato di Mosca. E le celebrazioni saranno officiate dal metropolita Epiphany, a capo della Chiesa Ortodossa Ucraina, la autocefalia nata dopo la concessione fatta agli ucraini dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e mai accettata da Mosca. Ma i monaci ortodossi che da sempre sono rimasti nella Lavra non vogliono lasciare il complesso.
C’è una lettera del sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, che invita direttamente Papa Francesco a visitare la capitale ucraina al centro di bombardamenti. E c’è una risposta del Papa, informale, arrivata da parte della Sala Stampa della Santa Sede, che ribadisce la preoccupazione del Papa per la situazione in Ucraina, ma lascia intendere che per ora non c’è una visita da fare.
Una sala dedicata a Papa Francesco è stata inaugurata da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk il 12 febbraio nel Seminario dei Tre Santi a Kyiv. All’inaugurazione ha partecipato anche il Nunzio Apostolico Monsignor Claudio Gugerotti.