Doppio appello per Papa Francesco durante i saluti in lingua italiana nell'Udienza Generale di oggi. Francesco rivolge il suo pensiero al caro popolo del Myanmar ed è pronto a partire il prossimo 5 marzo, per l'Iraq. Un viaggio "desiderato e atteso".
Papa Francesco dal 5 all’8 marzo sarà in Iraq e Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) lancia una raccolta fondi per ricostruire un asilo distrutto dall’ISIS a Batnaya. La fondazione pontificia ha affrontato la complessa situazione irachena in un colloquio con Don Karam N. Shamasha, parroco della Chiesa cattolica caldea di San Giorgio a Telskuf, nella Piana di Ninive.
Diffuso il programma ufficiale del viaggio di Papa Francesco in Iraq dal 5 all'8 marzo 2021. "Accogliendo l'invito della Repubblica d'Iraq e della Chiesa cattolica locale, Papa Francesco compirà un viaggio apostolico nel suddetto Paese dal 5 all'8 marzo 2021, visitando Baghdad, la Piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, la città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nella Piana di Ninive". Così annunciava la Sala Stampa della Santa Sede a dicembre ed ora il viaggio del Papa ha anche un ricco programma di eventi e celebrazioni, precisando che "si terrà conto dell'evoluzione dell'emergenza sanitaria".
Dopodomani, giovedì 10 dicembre, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale promuove una riunione sulla crisi umanitaria siriana e irachena. L’incontro, al quale hanno dato la loro adesione una cinquantina di organismi di carità cattolici, rappresentanti degli episcopati locali e delle Istituzioni ecclesiali e Congregazioni religiose che operano in Siria, Iraq e nei Paesi limitrofi, oltre ai Nunzi apostolici dell’area, si terrà in modalità online.
Sono circa 200 le famiglie di sfollati cristiani che sono già tornate o torneranno a Mosul, da dove erano fuggite a causa delle tremenda avanzata del sedicente Stato Islamico. La notizia, data l’11 novembre da Zuhair Muhsin al Araji, sindaco di Mosul, è stata poi confermata dal governatore nel distretto.
È dallo scorso aprile che l’UNESCO ha cominciato i lavori di restauro della chiesa domenicana di Nostra Signora dell’Ora a Mosul. La chiesa, il cui nome in arabo è al-Saa’a, è situata nella città vecchia di Mosul, un luogo che da sempre è stato un crocevia di culture e religioni. Un incrocio di dialogo che è stato compromesso e parzialmente distrutto con l’invasione dei Daesh. Un dialogo di cui i domenicani sono stati protagonisti da sempre in quell’area.
Forse è il primo vescovo martire del Terzo Millennio. Ma, in fondo, non contano questi tristi primati. Il fatto è che l’arcivescovo Paul Faraj Rahho di Mosul, in Iraq, è stato trovato morto il 13 marzo 2008, dodici anni fa. Era stato rapito il 29 febbraio 2008, e nulla si sa della sua morte. Ma di certo si sa che è un martire.
Era a Mosul che si era radunato lo Stato Islamico, ingolosito anche dal fatto che il “tesoro” dei funzionari governativi fosse nella sede della Banca Centrale del Paese. E da lì sono scappati, dal giorno alla notte, migliaia di rifugiati alla volta di Erbil, dopo che lo stesso esercito aveva annunciato che avrebbe lasciato la città. Oggi, sei anni dopo la crisi, la sconfitta dello Stato Islamico, il primo lavoro è quello di ricostruire. Ricostruire non solo le case, ma anche la fiducia. E soprattutto le chiese.
In un clima di massima tensione dopo l'escalation tra Stati Uniti e Iran, ieri - in occasione della Solennità dell'Epifania - il Cardinale Louis Raphael I Sako - Patriarca di Babilonia dei Caldei - ha lanciati ieri un appello alla moderazione.
“Quanti hanno fame e sete di giustizia la possono trovare soltanto percorrendo le vie del Signore; mentre il male e il peccato provengono dal fatto che gli individui e i gruppi sociali preferiscono seguire strade dettate da interessi egoistici, che provocano conflitti e guerre. L’Avvento è il tempo propizio per accogliere la venuta di Gesù, che viene come messaggero di pace per indicarci le vie di Dio”. Lo ha detto il Papa nel corso dell’Angelus in occasione della prima domenica di Avvento.
Dopo le proteste contro il governo iracheno e le conseguenti violenze di cui ha parlato anche il Papa nell’ultima udienza generale, interviene attraverso una lettera pastorale anche il Cardinale Louis Raphael I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei.
"Il mio pensiero va all’amato Iraq, dove le manifestazioni di protesta avvenute durante questo mese hanno causato numerosi morti e feriti". Cosi Papa Francesco rivolge il suo appello per la pace e per il dialogo in Iraq, durante l'Udienza Generale odierna.
La Biblioteca cristiana di Qaraqosh ha riaperto al pubblico la scorsa settimana. E la notizia non è di poco conto, se si conta che Qaraqosh si trova nella piana di Ninive, dove arrivarono i miliziani del sedicente Stato Islamico. E questi miliziani diedero alle famme la città, bruciando e depredando gran parte del patrimonio culturale e letterario.
La lettera inviata da Papa Francesco al presidente siriano Assad per tramite del Cardinale Peter Turkson ha causato reazioni miste. Da una parte c’è l’apprezzamento per l’apertura di un canale politico-diplomatico, dall’altra c’è la necessità di meglio definire la magmatica situazione siriana, e in particolare quello che sta succedendo ad Idlib. Il Cardinale Parolin, segretario di Stato vaticano, ha chiarito alcuni aspetti della posizione della Santa Sede.
Siete qui per “mettervi in ascolto del grido di molti che in questi anni sono stati derubati della speranza: penso con tristezza al dramma della Siria e alle dense nubi che sembrano riaddensarsi su di essa in alcune aree ancora instabili e ove il rischio di una ancora maggiore crisi umanitaria rimane alto”. Lo ha detto Papa Francesco rivolgendosi ai partecipanti alla Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (R.O.A.C.O.) ricevuti stamane in udienza.
“Papa Francesco è profondamente rattristato” per la morte di tante persone a causa “del tragico naufragio di un traghetto nel fiume Tigri a Mosul”. Lo scrive il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin in un telegramma di cordoglio inviato alle autorità dell’Iraq.
Era una diocesi che non esisteva più, in una città fantasma da dove i cristiani se ne erano andati. Ma ora Mosul, nel cuore della Piana di Ninive, ricomincia a vivere. C’è un nuovo vescovo caldeo, Najib Mikhael Moussa, che fu anche il domenicano che salvo la cultura custodita nella città. E la cattedrale siro-cattolica di San Tommaso è stata parzialmente ricostruita. Tanto che ci si è potuta celebrare una Messa.
La Messa della vigilia di Natale a Baghdad. Il passaggio in Kurdistan. La messa a Qaraqosh, liberata dall’Isis. Sono questi gli appuntamenti principali di una densa quattro giorni che il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, avrà in Iraq. E forse, come è successo altre volte durante questo pontificato, il viaggio del Segretario di Stato vaticano sarà una sorta di prova generale per una possibile visita di Papa Francesco, per il quale c’è già un invito, e persino un itinerario.
Da più di 25 anni non c’è Natale senza il tradizionale Concerto in Vaticano. Anche quest’anno, sul palco dell’Aula Paolo VI, si esibiranno molti artisti famosi a favore della solidarietà. In particolare, grazie al ricavato dell’evento, saranno due i progetti che verranno realizzati, in Uganda e in Iraq.
Quando la mattina del 6 agosto del 2014 90.000 cristiani iracheni, dopo una camminata notturna di oltre 70 chilometri, si riversavano stremati nelle strade di città del Kurdistan, come Erbil e Dohuk, con le poche cose che erano riusciti a portare con sé, prima che i terroristi dello Stato islamico saccheggiassero e occupassero i loro villaggi nella Piana di Ninive, don Georges Jahola seguiva da lontano le tragiche vicende dei suoi connazionali.