Uomo e donna, invece, stanno in una feconda “tensione”"
Il ddl Zan è stato bocciato al Senato, e la proposta di legge è stata affossata. Nel percorso verso la discussione a Palazzo Madama, però, il ddl è stato ampiamente discusso. Non tanto per il suo fine antidiscriminatorio, quanto per quella che veniva percepita come una imposizione della teoria gender. Anche la Segreteria di Stato vaticana aveva fatto avere al governo italiano una nota verbale, notando proprio che il ddl rischiava di violare il Concordato. L’Associazione Pro Vita & Famiglia aveva raccolto questi dubbi e scritto alla Congregazione per la Dottrina della Fede. La risposta, datata l’1 ottobre e arrivata gli scorsi giorni, è stata chiara: il no all’ideologia del gender è stato reiterato più volte da Papa Francesco, e i cattolici in politica sono chiamati ad opporsi a disegni di legge che vanno contro le convinzioni cristiane.
La Pontificia Fondazione Scholas Occurrentes, che considera Papa Francesco una "risorsa fondamentale" per il suo funzionamento, avrebbe utilizzato la figura e la reputazione del Santo Padre per diffondere materiale di indottrinamento sull'ideologia di genere ai bambini di almeno una dozzina di paesi dell'America Latina.
La teoria del gender non rappresenta solo un problema sociale, un sovvertimento del ruolo biologico di uomo e donna. È anche una minaccia per l’evangelizzazione, perché mette in discussione proprio quei concetti di paternità e procreazione che sono quelli alla base dell’annuncio di Dio in tre persone, il Dio Padre, Cristo come figlio del Dio Padre, fattosi uomo, e Maria come la sposa dello Spirito Santo.
Il no al gender dei giovani di Polonia è arrivato in una breve dichiarazione, inviata direttamente al segretariato del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, in cui si chiedeva ai vescovi europei di includere una frase, un accenno, una formula al tema che è così dirimente per la Chiesa polacca, ma non solo.
Sarà “Solidarietà in Europa” il tema dell’incontro dei membri del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, che si riuniscono nella loro assemblea plenaria a Poznan, in Polonia, dal 13 al 16 settembre. Ma prima ancora, si sono riuniti i vescovi dell’Europa Centrale, che hanno individuato nel gender uno dei temi cruciali per il futuro europeo.
Il pericolo viene dall’ Europa. Stiamo parlando della teoria gender e del tentativo mascherato da “difesa dei diritti” di introdurla nelle legislazioni nazionali e sopratutto nei programmi scolastici.
Il Cardinale Willem Giacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht, non ha dubbi: un documento del Magistero romano sul gender “è urgente”. E non perché la Chiesa non si sia pronunciata sul tema. Ma perché c’è bisogno di un documento comprensivo, dedicato al tema, per spiegare alle persone fino in fondo il punto di vista della Chiesa. Un documento che possa contrastare la pressione che arriva sul tema dalle grandi organizzazioni internazionali.
Prima c’era il regime sovietico, che imponeva una visione “ateistica” del mondo, presentata come “l’unica scientifica” e che privava gli uomini del diritto di professare liberamente la loro fede religiosa”. Oggi, le sfide sono simili, “modi ideologici di distruggere la fede cattolica” mettendo in discussione in maniera subdola “la fede e la moralità cristiana”, e tra queste sfide ci sono in particolare le teorie del gender. È tutta qui, la denuncia dei vescovi greco-cattolici ucraini. Ed è fortissima.