Il 25 luglio 1968 – 55 anni fa – Papa Paolo VI pubblicava l’enciclica Humanae Vitae, la settima ed ultima del suo pontificato dedicata alla vita umana, al matrimonio ed alla procreazione. Nei successivi dieci anni il Papa non scrisse più alcuna enciclica.
Quando si parla di vita e famiglia, di dignità della persona l'atmosfera diventa spesso incandescente e la politica prende il posto dell'etica.
L’enciclica Humanae Vitae su promulgata da Paolo VI il 25 luglio 1968. Subito messa sotto accusa per il no alla pillola anti-concezionale, anche grazie ad una calibrata campagna stampa che diffuse solo pareri di alcuni dei gruppi che consigliavano l’enciclica, l’Humanae Vitae è ancora pietra di scandalo. Eppure, un recente libro ha mostrato che no, Paolo VI non agì da solo, perché molti sostenevano il suo pensiero, mentre altri studi hanno messo in luce che ci furono vescovi, come Karol Wojtyla, che chiesero addirittura al Papa di far valere il criterio dell’infallibilità mostrando come l’enciclica si basava su una antica tradizione cristiana.
Una preoccupazione pastorale, ma legata anche alla necessità di dare un indirizzo chiaro sui temi di dottrina, con l’esatta percezione che “la regolazione delle nascite non era un tema che riguardava solo le coppie cristiane”, ma era piuttosto un tema universale: il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, descrive in questo modo le preoccupazioni di Paolo VI nel dare forma all’enciclica Humanae Vitae, presentando il libro “La nascita di una enciclica” del professor Gilfredo Marengo lo scorso 18 ottobre.
Un’enciclica tanto discussa che però ha il sapore della profezia. Humanae vitae veniva pubblicata il 25 luglio del 1968, in piena rivoluzione sessuale. Oggi se ne vede la modernità nonostante le polemiche e le indecisioni nella sua stesura.
A 50 anni dalla pubblicazione dell’ Humanae vitae come si svolge il dibattito suall difesa della vita con il mondo non cattolico?
Davvero il Cardinale Karol Wojtyla ha chiesto a Paolo VI di pubblicare una istruzione per ribadire l’infallibilità dell’insegnamento dell’enciclica Humanae Vitae? È questa l’interpretazione che è stata data della lettera dell’allora arcivescovo di Cracovia a Paolo VI, pubblicata nel libro “Karol Wojtyla e Humanae Vitae”, di Pawel Galuska. Ma è una interpretazione fallace. O, per meglio dire, di una “fake news”.
È stata una delle encicliche più discusse e dibattute del secolo, eppure cinquanta anni dopo l’insegnamento dell’Humanae Vitae è sempre attuale. Lo sottolinea, in una appassionata lettera pastorale, l’arcivescovo di Denver Samuel J. Aquila. Che mette in campo tutta la sua esperienza pastorale per sostenere un concetto, in fondo, semplice: quello che dice l’Humanae Vitae non è mera teoria, ma rappresenta una buona pratica pastorale che aiuta le famiglie e le coppie ad essere più unite.
Sono più di cinquanta moralisti, alcuni di fama internazionale, che hanno sentito il bisogno di fare un appello pubblico per richiamare gli insegnamenti dell’enciclica di Paolo VI “Humanae Vitae,” con un chiaro riferimento anche alla “Veritatis Splendor,” la prima enciclica di Giovanni Paolo II. Un appello che è stato presentato in lingua inglese, e che ha aperto un vasto dibattito all’interno del mondo accademico.
37 anni fa si chiudeva il pontificato di Papa Paolo VI: Giovanni Battista si spegneva a Castel Gandolfo il 6 agosto 1978, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Trasfigurazione del Signore.
Lo scorso anno, la fine del Sinodo coincise con la Beatificazione di Papa Paolo VI, colui che aveva pensato al Sinodo dei vescovi. Ma soprattutto colui che aveva promulgato l’enciclica ‘Humanae Vitae’ sul controllo delle nascite. Fu l’ultima enciclica di Paolo VI, la prima ad essere così ampiamente discussa. I suoi temi sono al centro delle discussioni intorno al sinodo della famiglia.