"Anche oggi Gesù piange. Perché noi abbiamo preferito la strada delle guerre, la strada dell’odio, la strada delle inimicizie. Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche presepi … tutto truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Il mondo non ha compreso la strada della pace”. E’ l’amara constatazione del Papa, stamane, pronunciata nel corso dell’omelia della Messa quotidiana a Santa Marta.
Dignità umana, nuovi conflitti armati, situazione internazionale con aree del mondo come Africa e Medio Oriente dove si moltiplicano i teatri di guerra. Su tutto questo sono chiamati a riflettere i Cappellani militari che svolgono a Roma il IV corso di aggiornamento sul Diritto internazionale umanitario. E a loro il Papa, che li ha ricevuti in udienza questa mattina, ha ricordato come la guerra “ sfigura i leami tra fratelli” ma sfigura anche coloro che sono testimoni di tali atrocità.
Oggi "sui telegiornali, sui giornali vediamo che ci sono le guerre, le distruzioni, l’odio, l’inimicizia. Anche ci sono uomini e donne che lavorano tanto per fabbricare armi per uccidere, armi che alla fine divengono bagnate nel sangue di tanti innocenti, di tanta gente. Ci sono le guerre! Ci sono le guerre e c’è quella cattiveria di preparare la guerra, di fare le armi contro l’altro, per uccidere! La pace salva, la pace ti fa vivere, ti fa crescere; la guerra ti annienta, ti porta giù". Lo ha detto il Papa, nel corso dell'omelia pronunciata stamane nella Messa quotidiana a Santa Marta.
Il Sud Sudan dilaniato dalla guerra, dove sono tantissime le “crisi in corso”, alle quali “stiamo cercando di rispondere”. Con uno sguardo ovvio “alle emergenze, legate alle conseguenze del grave conflitto in corso nell’area, che ha provocato un milione e mezzo di sfollati e 600mila rifugiati”. Lo dice al gruppo Aci Gabriel Yai, direttore generale della Caritas del Sud Sudan, costretta ad affrontare le tante criticità connesse alle “crisi in corso, che sono soprattutto legate a quella politica”.
Prima di tutto “restare in Siria”, cosa fondamentale per i frati della Custodia di Terra Santa: “La gente non ha solo bisogno di pane per vivere. A volte conta di più una parola di conforto, un abbraccio o una stretta di mano”. Soprattutto in un momento drammatico, cui “la gente ha capito che la vecchia Siria è finita e non esisterà più”.
“L'anno recente è stato caratterizzato da atrocità sul tema della violenza sessuale, nuove e in corso, nei vari conflitti e da gruppi come Boko Haram e come il cosiddetto Stato islamico dell'Iraq e al-Sham (ISIS)”. Si sono verificati “attacchi contro donne e ragazze semplicemente a causa della fede che professano” e questo rappresenta un fatto “molto grave” e fonte di “preoccupazione per i cristiani di oggi”; bisogna non solo “condannare e affrontare tali fatti odiosi, ma anche fare un passo in avanti per proteggere le persone minacciate”.
Decine di morti e feriti nei bombardamenti ad Aleppo, nel nord della Siria. Le conseguenze più tragiche si sono verificate proprio nel quartiere occidentale di Suleimaniye, abitato soprattutto da cristiani e armeni, colpito, insieme ad altri quartieri circostanti, da missili grad.
Quattro anni di guerra. Il 15 marzo si è celebrato un ben triste anniversario in Siria. Il Malteser International, l’agenzia di soccorso internazionale dell’Ordine di Malta, ha lanciato un appello alla comunità internazionale per intensificare gli sforzi al fine di alleviare l’inaudita e profonda sofferenza della popolazione civile.