La coppia greco-cattolica composta da padre Ivan e Maryana Talailo si è formata quindici anni fa. Nel 2014, sono sopravvissuti alle tragiche vicende che hanno coinvolto Donetsk con la presa della città. E negli ultimi sette anni vivono a Kryvyi Rih, nella regione di Dnipropetrovsk, dove padre Ivan è riuscito a fondare una nuova parrocchia di San Nicola Taumaturgo e costruire una chiesa. Dall'invasione russa dell’Ucraina, hanno aiutato gli sfollati.
Un piano per “affrontare l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina e la minaccia di uno scisma nel corpo della Chiesa ortodossa” è stato delineato dal Patriarca greco-ortodosso Teofilo di Gerusalemme, che ha parlato dell’iniziativa anche a Papa Francesco nell’udienza privata avuta con lui lo scorso 29 settembre.
“L’umanità globalizzata è ferita e minacciata da una guerra mondiale a pezzi, che, combattuta direttamente in alcune regioni del pianeta, ha però conseguenze che danneggiano la vita di tutti, specialmente dei più poveri”. Lo ha ribadito Papa Francesco nel messaggio inviato ai partecipanti al Simposio Ecumenico nell’Abbazia di Pannonhalma, in Ungheria.
La cattedrale di Santa Sofia di Kyiv e il centro medievale di Lviv (Leopoli) sono stati inclusi lo scorso venerdì tra i siti del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e considerati in pericolo. Non si tratta di una decisione che include un meccanismo coercitivo. Tuttavia, la formale protezione internazionale potrebbe proteggere i siti dai possibili attacchi dei russi.
Da domani al 15 settembre 2023 il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, sarà a Pechino per proseguire la sua missione di pace per conto del Papa.
A Milano ieri sera si è svolta la camminata promossa dal Coordinamento Associazioni, Movimenti e Gruppi per la pace in Ucraina, conclusa da una Veglia con l'omelia dell'Arcivescovo Monsignor Mario Delpini. Alla camminata hanno partecipato oltre un migliaio di persone.
Il prossimo 7 settembre si svolgerà a Milano una camminata di preghiera per chiedere il dono della pace in Ucraina. L’iniziativa è organizzata dal Coordinamento diocesano Associazioni, Movimenti e Gruppi.
Usa un proverbio popolare Papa Francesco: non “gettar via il bambino insieme all’acqua sporca” per spiegare le parole del Vangelo di oggi
Il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, sarà da oggi fino al 19 luglio a Washington quale Inviato del Santo Padre Francesco. Lo ha comunicato la Sala Stampa della Santa Sede.
La diplomazia pontificia è una diplomazia del dialogo, che non usa il normale linguaggio diplomatico, che si basa su altri criteri e come tale deve essere compresa. La lezione su quello che è la diplomazia del Papa è stata data da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, in una lunga intervista ad un portale ucraino. Sebbene non abbia nascosto alcune criticità dell’operato della Santa Sede e del Papa sulla guerra in Ucraina, Beatitudine ha mostrato comprensione delle attività della Santa Sede, aprendo così uno spiraglio nell’opinione pubblica ucraina che sembra essersi indirizzata ad una sfiducia riguardo il Vaticano.
Prosegue la missione a Mosca del Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Il porporato è stato inviato dal Papa per individuare ed incoraggiare iniziative umanitarie che permettano di iniziare un cammino per la pace che possa far terminare la guerra in Ucraina.
"Il 28 e 29 giugno 2023, il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato, compirà una visita a Mosca, quale Inviato di Papa Francesco.
Conclusa la visita a Kiev dell’inviato del Papa, il Cardinale Matteo Maria Zuppi. Il porporato era giunto ieri nella capitale ucraina.
Perché festeggiare la partenza di Gesù dalla terra? E che cosa fa adesso Gesù in cielo? Sono le due domande che Papa Francesco ha posto all'inizio della sua riflessione prima della preghiera mariana di mezzogiorno nel giorno in cui in Italia di celebra la Ascensione di Gesù.
È arrivato con il completo militare che non smette mai da quando il suo Paese è stato aggredito, un modo per segnalare quale è la situazione in Ucraina, ed è uno strappo al protocollo. Ma, ovviamente, sono molto cambiati i tempi da quando, l’8 febbraio 2020, un allora neoeletto presidente dell’Ucraina Volodymir Zelensky andava in udienza da Papa Francesco, giacca e cravatta di ordinanza, moglie al seguito ed invito al Papa per visitare l’Ucraina.
La visita che il presidente ucraino Volodomyr Zelensky fa a Papa Francesco nel pomeriggio del 13 maggio non può essere priva di significato. Zelensky ha preso una finestra libera dal suo viaggio a Berlino per essere a Roma per una serie di incontri istituzionali, e ha colto l’occasione per un incontro con il Santo Padre, il primo da quando c’è la guerra in Ucraina.
Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza Denys Shmyhal, Primo Ministro dell’Ucraina. Al termine del colloquio con il Pontefice, il premier ucraino ha incontrato il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, e l'Arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali.
Nel cumulo di macerie della guerra in Ucraina, solo la fede ha dato il coraggio di annunciare la resurrezione. Lo sottolinea l’arcivescovo Mieczysław Mokrzycki di Leopoli, in una sentita omelia a Cagliari, dove si trova per i festeggiamenti della Madonna di Bonaria.
Sei furgoni della Società di San Vincenzo De Paoli, aggregati alla carovana ‘#STOPTHEWARNOW’,
Ci saranno celebrazioni della Pasqua ortodossa, nella Lavra di Kyiv, ovvero in quel complesso di monasteri che è stato fino a marzo gestito dalla Chiesa Ortodossa Ucraina legata al Patriarcato di Mosca. E le celebrazioni saranno officiate dal metropolita Epiphany, a capo della Chiesa Ortodossa Ucraina, la autocefalia nata dopo la concessione fatta agli ucraini dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e mai accettata da Mosca. Ma i monaci ortodossi che da sempre sono rimasti nella Lavra non vogliono lasciare il complesso.