A dieci anni dalla canonizzazione di Giovanni XXIII, il "Papa Buono", la diocesi di Vittorio Veneto sul suo sito ufficiale comunica che il Clan Verdurin di S. Pietro di Feletto, l’Associazione culturale Artiglio e il Gruppo Pittori del Caffè al Teatro, entrambi di Conegliano, in collaborazione con la Parrocchia di Follina e l'Ufficio diocesano per l'ecumenismo e il dialogo, hanno organizzato su di lui e la sua vita una mostra di testimonianze e di opere artistiche.
Il “Papa buono” e il “Papa intellettuale e pensoso”.
"È bello incontrare voi, che rappresentate le comunità di origine di due Papi santi, ai quali il Popolo di Dio è tanto affezionato: Giovanni XXIII e Paolo VI. Ed è significativo che questo avvenga in occasione di tre ricorrenze importanti per tutta la Chiesa: il 60° anniversario della Lettera Enciclica Pacem in terris, della nascita al cielo di Papa Giovanni e dell’elezione di Papa Montini", così il Papa accoglie i pellegrini da Concesio e da Sotto il Monte, in occasione del 60° della morte di Giovanni XXIII e dell’elezione di Paolo VI.
Venerdì 28 ottobre il Santuario della Madonna del Bosco a Imbersago accoglierà l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, che alle 16 celebrerà una Santa Messa solenne ricordo del 60° anniversario dell’inaugurazione del monumento a papa Giovanni XXIII.
Martedì 11 ottobre 2022 è una ricorrenza storica ed eccezionale nella vita della Chiesa. Sono infatti passati 60 anni dall'apertura del Concilio Vaticano II. Vediamo come è nato, le tappe che sono state raggiunte, i papi che hanno partecipato all' intuizione di San Giovanni XXIII che cambiò per sempre il volto e la storia della Chiesa.
Con Joseph Ratzinger al Concilio veniva considerato un “enfant terrible”, Hans Küng, un anno meno del teologo bavarese, svizzero e amante della bella vita diventa sacerdote nel 1954 a Roma dove studia.
Prima del Papa, viene l’uomo, “interamente abbandonato al progetto di Dio”. Perché la santità non viene data dalla grandezza del personaggio, ma dalla grandezza dell’anima. Il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, tiene a Sotto Il Monte che conclude la Peregrinatio della salma di San Giovanni XXIII a casa.
“La Pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio”. San Giovanni XXIII cominciava così, 55 anni fa, l’enciclica Pacem in Terris. Ancora oggi, quell’enciclica continua a rappresentare il cardine dell’attività diplomatica della Santa Sede.
Dopo Giovanni XXIII fu eletto al soglio pontificio Sua Eminenza Cardinale Giovan Battista Montini, con il nome di Paolo VI.
Terza parte, L’anima fedele Vorrei tornare indietro nel tempo, quando fin da piccola fortunata vivevo con i miei all’interno della Città del Vaticano, in una casa grande e confortevole, insieme ad altre famiglie che, come la mia, avevano rapporti lavorativi con la Santa Sede.
Quello che vi proponiamo è un racconto personale della storia di un famiglia in Vaticano. Una famiglia che ha vissuto nella semplicità del servizio ai Pontefici. Ringraziamo Adria Imolesi che ha voluto aprire il suo cuore e raccontare questa bellissima storia di vita.
Il sorriso resiste sempre nei loro volti ed ogni volta che ci incontriamo è sempre un piacere scambiare alcuni pensieri, anche se il tempo è tiranno. Però dalla scossa del terremoto del 30 ottobre scorso gli incontri sono diventati un po’ più radi, ma ogni volta che ci incontriamo ci ‘scappa’ qualche chiacchierata fino a notte inoltrata. Loro sono Valentino Nobili e Roberta Vitali, con una famiglia composta da cinque figli (tre naturali: Alessia, Federico e Ilaria, e due in adozione: Julio e Sirin), ‘nonno’ Giacomo e ‘zio’ Giuseppe (entrambi adottati), che formano la Casa famiglia ‘Nostra Signora della Pace’ della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi.
Il “Papa buono” tornerà a casa per qualche giorno. Succederà probabilmente l’anno prossimo, ma ancora non ci sono i dettagli. Lo annuncia la diocesi di Bergamo, da cui proveniva Giovanni XXIII, il Papa di Sotto il Monte che Papa Francesco ha canonizzato il 27 aprile 2014.
“La buona volontà di scrivere trova mille ostacoli da ogni parte. Di mano in mano che io passo attraverso i singoli paesi di questa regione benedetta, vengo segnando sul mio taccuino le cose e le persone che incontro, e le impressioni del mio spirito; ma ormai le cose e le impressioni mi si moltiplicano, così che mi è impossibile seguirle.
È passato alla storia come il giorno dei “quattro papi”: sull’altare, Papa Francesco, e poco discostato, come primo dei cardinali, il Papa emerito Benedetto XVI. Agli altari, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Una canonizzazione celebrata insieme, per due Papi che hanno buttato giù i muri. E che sono intimamente legati: l’uno è la continuità dell’altra.
Eravamo alla fine degli anni 70’. Giovanni Paolo II era stato appena eletto, e la sua prima uscita dal Vaticano la fece con il cappello nero in testa e in clergyman. Con lui solo il segretario. Ma le uscite più “famose” di Papa Woytjla erano quelle piccole fughe verso la montagna, per sciare, per camminare, per pregare da solo in mezzo alla natura.
Anche la Repubblica di Corea darà il suo contributo all’operazione di restauro del grande mappamondo di Papa Giovanni XXIII. Pezzo unico nel suo genere e di grande significato storico-culturale. Il mappamondo ha dimensioni notevoli: l’altezza totale sfiora i 2 metri e la circonferenza raggiunge i 4 metri. Fu donato a Papa Giovanni XXIII il 25 giugno 1960 dai Missionari Verbiti. Collocato inizialmente nella Sala delle Udienze, in Vaticano, dopo la morte di Papa Roncalli passò a mons. Loris Capovilla che lo fece portare a Sotto il Monte, nella residenza di Ca’ Maitino, dove attualmente è custodito dalle Suore delle Poverelle.
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, un anno dopo. L’immagine della Basilica di San Pietro con appesi gli arazzi dei due Papi Santi è ancora viva nella memoria. Era il 27 aprile 2014, esattamente un anno fa. Ancora oggi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II parlano ai fedeli di tutto il mondo. Sono stati Papi che hanno buttato giù muri, l’uno in continuità con l’altro. Ma sono stati soprattutto vescovi di Roma.
Quando lo vedevamo negli ultimi anni della sua vita, nei corridoi della Radio Vaticana dove era stato fin dagli anni ’70 come direttore, e poi come organizzatore dei viaggi papali, Padre Tucci sembrava sempre un po’ burbero. Le sue ampie sopracciglia nascondevano lo sguardo, ma se si guardava il sorriso si capiva la sua grande umanità. Ci ha lasciati ieri sera a 94 anni. Roberto Tucci, classe 1921, gesuita, peritus del Concilio Vaticano II, è stato direttore de La Civiltà Cattolica dal 1959 al 1967, poi ha ricoperto diversi incarichi nella Compagni di Gesù. Direttore Generale della Radio Vaticana dal 1973 al 1985, è stato organizzatore, dal 1982 al 2001, dei viaggi di Giovanni Paolo II che nel 2001 lo ha creato cardinale. Tucci però non ha voluto essere ordinato vescovo, per la ritrosia tipica dei gesuiti. Lo chiamavano tutti “Padre” e la sua sola insegna era la croce e l’anello.