Quella parola: genocidio. Quella parola che la storia sembrava non voler pronunciare e che invece hanno scritto e pronunciato i Papi e che forse Francesco userà di nuovo proprio là, in Armenia. Domani si ricorda quello che c’è dietro “il grande male” la grande persecuzione.
“ A proposito di Giovanni Paolo II, mio nonno mi diceva che era un uomo coraggioso a fare il gesto di visitare la Sinagoga negli anni a’80 a pochi anni dall’attentato al Tempio”.
I gruppi vanno e vengono dall’arcivescovado di Cracovia, per celebrare la Messa dove la celebrava San Giovanni Paolo II. Tre stanze più in là il Cardinal Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e per una vita segretario particolare del Papa santo, siede in un ampio salone, sormontato dalle immagini dei Papi del secolo. Dalla stanza a fianco, si accede al balcone da dove Giovanni Paolo II si affacciava, dove si è affacciato Benedetto XVI e dove si affaccerà anche Francesco. Lo sguardo concentrato tradisce un po’ il peso dei suoi 77 anni. Parla di tutto con il piccolo gruppo di giornalisti che lo è andato a trovare per una visita di cortesia: della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà prossimamente a Cracovia; della fedeltà della Polonia alla Chiesa e al Papa, ma anche ai valori cristiani; dei suoi ricordi con Giovanni Paolo II, che sente “sempre presente.” Con una convinzione: questa sarà la Giornata Mondiale della Gioventù della Pace.
Quando nel 1998 il cardinale Edoardo Francisco Pironio morì a Roma, per molti era soprattutto l’inventore delle Giornate Mondiali della Gioventù. Giovanni Paolo II lo aveva voluto al Pontificio consiglio per i laici per mettere a punto questa idea. Era il 1984. Le Nazioni Unite avevano deciso di dedicare un anno ai Giovani e la Chiesa cattolica “inventò” il più grande raduno di fede che da allora ogni anno si ripete e cresce di intensità. L’omelia del funerale del cardinale Pironio la tenne Giovanni Paolo II.
Si terrà dal 7 all'11 Marzo a Dakar, in Senegal, la riunione annuale del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel. Fu proprio San Giovanni Paolo II a darle vita nel 1984, dopo la sua prima visita in Africa, dove vide personalmente la grande tragedia dei popoli provati dalla siccità e dalla desertificazione.
È con un telegramma firmato dal Cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che la Santa Sede esprime il suo cordoglio per la morte di Boutros Boutros-Ghali, copto, dal 1992 al 1996 Segretario generale delle Nazioni Unite.
“Fin dal IX secolo, quando nell'Europa cristiana si stava delineando un nuovo assetto, i santi Cirillo e Metodio ci propongono un messaggio che si rivela attualissimo per la nostra epoca, la quale, proprio in ragione dei tanti e complessi problemi di ordine religioso e culturale, civile e internazionale, cerca una vitale unità nella reale comunione di varie componenti. Dei due evangelizzatori si può dire che caratteristico fu il loro amore alla comunione della Chiesa universale sia in Oriente che in Occidente e, in essa, alla Chiesa particolare che stava nascendo nelle nazioni slave. Da essi anche per i cristiani e gli uomini del nostro tempo deriva l'invito a costruire insieme la comunione”.
Oggi in tutto il mondo si ricorda. La giornata della memoria è il giorno in cui si ricorda quel 27 gennaio del 1945 quando si aprirono davanti agli occhi della storia le porte dei campi di sterminio con i loro orrori. Due Pontefici si sono recati in pellegrinaggio in uno di quel luoghi, Auschwitz. Un polacco e un tedesco.
Francesco sarà il terzo Pontefice a varcare la soglia del Tempio Maggiore di Roma, la sinagoga più importante e significativa della città.
Per la terza volta un Pontefice visita la Comunità evangelica luterana di Roma. Papa Francesco, dopo Benedetto XVI che lo fece nel 2010, e Giovanni Paolo II nel 1983, domenica pomeriggio sarà alla Christuskirche di Via Sicilia. E sarà Jens-Martin Kruse il pastore della Comunità evangelica luterana di Roma, ad accogliere anche Francesco. Per il Pastore la visita è una festa tra fratelli, una visita del “vescovo ad una parrocchia”.
“Michelangelo si sforza in ogni modo di ridare a questa visibilità di Adamo, alla sua corporeità, i tratti dell’antica bellezza.Anzi, con grande audacia, trasferisce tale bellezza visibile e corporea allo stesso invisibile Creatore.” Con queste parole Giovanni Paolo II l’8 aprile del 1994 inaugurava il restauro degli affreschi del Giudizio Universale della Cappella Sistina.
Eravamo alla fine degli anni 70’. Giovanni Paolo II era stato appena eletto, e la sua prima uscita dal Vaticano la fece con il cappello nero in testa e in clergyman. Con lui solo il segretario. Ma le uscite più “famose” di Papa Woytjla erano quelle piccole fughe verso la montagna, per sciare, per camminare, per pregare da solo in mezzo alla natura.
Cinquant’anni dopo il primo il quarto Papa parla alla Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Non che l’ ONU abbia mai di fatto ascoltato molto la voce della Santa Sede, che pure è osservatore permanente. Giovanni Paolo II ha parlato due volte alla assemblea di New York e specialmente nel 1995 è arrivato al Palazzo di Vetro con la richiesta forte di un cambiamento, di una riforma profonda di una istituzione che ormai ha bisogno di aprire le finestre e far entrare l'aria della realtà.
Mentre la Rota romana inizia il periodo ufficiale delle ferie, come è scritto nel calendario vaticano, che dureranno fino al 20 settembre, la Curia in effetti lavora per la preparazione al viaggio apostolico di Francesco a Cuba e negli Stati Uniti.
I paesi che Papa Francesco visita nei prossimi giorni sono stati visitati da Giovanni Paolo II nella seconda metà degli anni ’80. Erano gli anni difficili della teologia della liberazione, della teologia indigena. In America Latina il papa è stato moltissime volte. Sentiva il calore e la necessità di una guida che i figli di quella parte di mondo avevano.
“Senza di lui il mio cammino spirituale e teologico non è neanche immaginabile.” E’ Papa Benedetto che parla di San Giovanni Paolo II. Joseph Ratzinger, forse il più grande teologo vivente, parla del santo che ha cambiato la sua vita. Benedetto XVI, oggi Papa emerito, rompe la sua vita di riservo scelta da febbraio 2013 e lo fa in omaggio al santo che lui ha sempre chiamato semplicemente: il Papa.
Sono già tremila i volontari al lavoro per la marcia- pellegrinaggio che ogni anno porta i fedeli da Macerata al santuario mariano di Loreto.Tra i numerosi pullman già iscritti, pronto uno da Lugano, in Svizzera Oltre un centinaio i pullman già iscritti al prossimo Pellegrinaggio
Si avvicina la visita che il 1° febbraio Papa Francesco ha annunciato con sorpresa di molti, quella a Sarajevo. Lo scopo è, per il Papa, “incoraggiare i fedeli cattolici” e contribuire “al consolidamento della fraternità, della pace, del dialogo interreligioso e dell'amicizia”. Sarà una visita molto mediatica di una sola giornata. E forse alcuni di coloro che saranno sul volo papale hanno ancora negli occhi l’immagine spietata e commovente di Giovanni Paolo II, già malato, che trema per il freddo durante la messa in quella città. Era aprile del 1997, il Papa polacco aveva aspettato a lungo per poter essere nella città martire della guerra dei Balcani. La guerra era finita nel 1995 con gli accordi di Dayton, ma al Papa avevano vietato il viaggio. Troppo pericoloso per i cecchini ancora in giro. E il Papa aveva accettato di aspettare non per la propria sicurezza, ma per quella dei tanti fedeli che sarebbero arrivati.
Canti in latino e polacco e una emozione comune nel ricordo di San Giovanni Paolo II. A pochi passi dalla sua tomba, nella Basilica di San Pietro, un gruppo di fedeli di Cracovia si è trovato per celebrare il primo anniversario della canonizzazione del Papa polacco. Ha celebrato la Messa il Cardinal Angelo Sodano, decano del Collegio dei Cardinali, a lungo collaboratore di Wojtyla. Ma l’omelia è stata pronunciata dal Cardinal Stanislao Dziwisz, praticamente per una vita segretario particolare di San Giovanni Paolo II e oggi arcivescovo di Cracovia. Il quale ha messo in luce il concetto che la santità “non è un privilegio per pochi, ma la vocazione universale del popolo di Dio.”
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, un anno dopo. L’immagine della Basilica di San Pietro con appesi gli arazzi dei due Papi Santi è ancora viva nella memoria. Era il 27 aprile 2014, esattamente un anno fa. Ancora oggi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II parlano ai fedeli di tutto il mondo. Sono stati Papi che hanno buttato giù muri, l’uno in continuità con l’altro. Ma sono stati soprattutto vescovi di Roma.