Cinquanta anni fa, una lettera dei vescovi polacchi ai confratelli europei faceva crollare il primo muro del Dopoguerra. Perché in quella lettera, di riconciliazione e perdono, si andava oltre le ferite della guerra, e si cercava di costruire una nuova mentalità. L’ideatore di quella lettere, il Cardinal Boleslaw Kominek, è tra i fondatori nascosti di Europa. Una Europa che ora si dà appuntamento in Polonia, per la prima Giornata Mondiale della Gioventù sotto la protezione del Santo Giovanni Paolo II.
I gruppi vanno e vengono dall’arcivescovado di Cracovia, per celebrare la Messa dove la celebrava San Giovanni Paolo II. Tre stanze più in là il Cardinal Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e per una vita segretario particolare del Papa santo, siede in un ampio salone, sormontato dalle immagini dei Papi del secolo. Dalla stanza a fianco, si accede al balcone da dove Giovanni Paolo II si affacciava, dove si è affacciato Benedetto XVI e dove si affaccerà anche Francesco. Lo sguardo concentrato tradisce un po’ il peso dei suoi 77 anni. Parla di tutto con il piccolo gruppo di giornalisti che lo è andato a trovare per una visita di cortesia: della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà prossimamente a Cracovia; della fedeltà della Polonia alla Chiesa e al Papa, ma anche ai valori cristiani; dei suoi ricordi con Giovanni Paolo II, che sente “sempre presente.” Con una convinzione: questa sarà la Giornata Mondiale della Gioventù della Pace.
Una Gmg itinerante, con gli eventi sparsi in varie città. Non solo Cracovia, ma anche magari Leopoli in Ucraina e qualche città in Bielorussia. Così l’aveva pensata Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica in Ucraina, insieme ai suoi amici polacchi, già nel 2011. Ora che i venti di guerra nell’Europa orientale non accennano a diminuire, rilancia la proposta parlando con ACI Stampa. Perché la pace può partire solo dal basso.