Fu fondata da Pio XII 75 anni fa, dopo quella che viene chiamata dai palestinesi la Nakba, ovvero la catastrofe, vale a dire l’esodo forzato di migliaia di palestinesi dopo la fondazione dello Stato di Israele. E in quest’anno la Pontificia Missione per la Palestina compie 75 anni, portando avanti il lavoro che fu di Pio XII in una situazione regionale che sembra essersi cristallizzata a 75 anni fa.
Dal 14 al 19 gennaio, i vescovi del Coordinamento Terrasanta sono stati in Giordania. Un viaggio per sostenere la comunità cristiana nel Paese, visitare le parrocchie, ascoltare i fedeli.
La differenza sta negli occhi dei bambini. Perché anche in Giordania, come in Libano, ne sono arrivati molti, con le loro famiglie, in fuga dal conflitto siriano. Ma in Libano vivono ancora nei campi profughi, sono ancora in cerca di una dimensione. In Giordania sono, invece, in case. Case spesso fatiscenti, ma pur sempre con una parvenza di focolare domestico.
Papa Francesco si è detto “profondamente addolorato” nell’apprendere le tragiche notizie provenienti dalla Giordania, dove gravi inondazioni hanno ucciso diverse persone. Lo scrive in un telegramma a nome del Papa, inviato al Nunzio Apostolico Martín Alberto Ortega, il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.
Nello scorso mese di maggio, i parrocchiani della Madonna delle Grazie a Fuheis, in Giordania, hanno inaugurato la loro chiesa rimessa a nuovo dopo due settimane di lavori. I fondi necessari sono stati interamente raccolti tra i parrocchiani.
"Il Santuario del Monte Nebo porta il nome di “Memoriale di Mosè”. La tradizione biblica, di cui Gesù stesso aveva consapevolezza quando celebrò la cena pasquale, ci insegna che il memoriale è cosa ben diversa da un semplice ricordo di un tempo lontano e chenon torna. Come lo ha definito un testimone del nostro tempo, Thomas Merton, il memoriale può essere definito come “l’allora che diventa ora”. Custodire questo Santuario significa volerrestare ora, oggi, in quella esperienza singolare che Dio ha donato al suo Servo Mosè". Sono le parole contenute nell'omelia del Cardinale Leonardo Sandri, Inviato Speciale del Papa, nel Solenne Pontificale per la riapertura del Santuario-Memoriale di Mosè al Monte Nebo in Giordania, domenica 16 ottobre.
Si chiama “Rafedìn”, e in arabo significa “tra i due fiumi”. I due fiumi sono il Tigri e l’Eufrate, che sono poi i due fiumi dell’Iraq. Da lì vengono Sandra, Dalida, Diana, Farah, Santa, Shahad, Mariam, Sally, Zina, Sophia, Dina. Sono giovani irachene cristiane, rifugiate ad Amman, in Giordania, dopo l’arrivo dei miliziani del sedicente Stato Islamico, che stanno letteralmente ricucendo la vita. Perché Rafedìn è il loro atelier di moda. Una griffe che aggiunge il titolo di “Made By Iraqi Girls” messo in bella vista sulla targhetta bianca che accompagna tutte le loro creazioni.
I fondi raccolti all’interno del padiglione della Santa Sede a EXPO Milano 2015 sono stati destinati al progetto “Promoting job opportunities for displaced Iraqis in Jordan”, che sarà realizzato dalla Caritas Giordania presso il Centro di Santa Maria della Pace di Amman. La cifra destinata all’iniziativa è di 150 mila dollari, offerti liberamente dai numerosi visitatori del padiglione della Santa Sede. La decisione è stata presa in ossequio alla volontà espressa dal Papa. Lo ha comunicato il Pontificio Consiglio Cor Unum.
Il 2 febbraio scorso a Parigi l'UNESCO ha dichiarato ufficialmente il sito del Battesimo di Cristo Patrimonio dell’Umanità.
É stato il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ad ordinare vescovo nella basilica di San Pietro, monsignor Alberto Ortega Martín, nominato da Papa Francesco lo scorso 1° agosto nunzio in Iraq e Giordania.
“Il primo settembre i 1.400 rifugiati iracheni, giunti in Giordania nell’estate dello scorso anno dalla Piana di Ninive dopo la cacciata dei cristiani, torneranno sui banchi di scuola”, fanno sapere dalla Conferenza Episcopale Italiana. “Il Segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, in visita ai campi profughi allestiti in Giordania, ha annunciato quest’impegno della Chiesa italiana, volto ad assicurare l’istruzione scolastica a ragazzi che da oltre dodici mesi ne sono rimasti privi”, spiega una nota dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, diretto da don Ivan Maffeis.