Si era costruito una cappella in casa, che ora è custodita nel Museo della Memoria ad Assisi. E, tra le campagne umbre e quelle toscane, parte di una rete propiziata dal Cardinale Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze, girava con la sua bici durante la guerra, nascondendo nella canna documenti che avrebbero permesso di salvare gli Ebrei perseguitati dai nazisti. Gino Bartali, il ciclista vincitore di tre Giri d’Italia e due Tour de France, il campione la cui rivalità con Fausto Coppi è rimasta nella storia, era prima di tutto un cattolico, un uomo di fede, discreto nel bene che faceva perché “il bene si fa, ma non si dice”. E potrebbe diventare beato.
Un grande ciclista, ma soprattutto un grande uomo, testimone di fede e umiltà. Questo era il campione di ciclismo Gino Bartali, che Assisi ha deciso di ricordare, a 21 anni dalla sua scomparsa, con la recita della preghiera dell’Angelus mercoledì 5 maggio alle ore 12, proprio nella Cappellina privata appartenuta al ciclista toscano e donata nel 2018 al “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”.
A colpi di pedale in cima ai Gran Premi della montagna e poi in picchiata verso il traguardo, per trionfare nelle grandi corse e nelle classiche di mezza Europa. A colpi di pedale, a rischio della propria vita, per salvare centinaia di ebrei dalle persecuzioni nazifasciste, nascondendo documenti falsi nel telaio dell’inseparabile bicicletta.