La riproduzione in mosaico di una delle più antiche icone della Madonna, la Madre di Dio d’Iveron, caratterizzata da una cicatrice sul lato destro del volto, è stata installata lo scorso 28 novembre in Vaticano. La copia in mosaico è un dono del governo della Georgia al Santo Padre, ed è stata collocata in Via del Mosaico (la curva vicino all’ex stazione ferrovia della citta del vaticano), il nome che è rimasto tale per i laboratori dei mosaici collocati all’epoca in quella via. L’evento ha segnato anche la fine del secondo mandato da ambasciatore di Georgia presso la Santa Sede di Khetevane Bagrationi.
C’era anche il patriarca ortodosso Ilia, nel 1989, in piazza a sfilare contro il massacro di Tbilisi. E con lui c’erano anche giovani cattolici, e si disse anche una messa nella chiesa cattolica dei Santi Pietro e Paolo, l’unica che era rimasta in funzione durante il buio sovietico. Il massacro che unì la nazione unì anche le chiese, e non potrebbe essere stato altrimenti. Perché è la fede che tenuto in piedi il popolo georgiano, ed è su quella fede che si è costruita una nazione, la cui indipendenza è stata riconosciuta il 25 dicembre 1991.
Papa Francesco ha ricevuto stamane in udienza la Presidente della Repubblica di Georgia Salomé Zourabichvili.
La Santa Sede segue con attenzione le tensioni nel Caucaso, e questa settimana due ambasciatori della Regione (di Georgia e Armenia) hanno rilasciato dichiarazioni sulle situazioni nei loro rispettivi Paesi. Il territorio, infatti, è colpita da diversi conflitti regionali, complessi da spiegare e che pure hanno un forte impatto anche sull’Europa. La Santa Sede ha mostrato più volte la sua presenza.
La Georgia non è un luogo facile per i cattolici, schiacciati da un mondo ortodosso iper-conservatore. Ma in Georgia c’è una agenzia di Stato per gli Affari religiosi che si occupa proprio dei temi religiosi, e che stila un rapporto annuale. Alla presentazione di questo rapporto, è stato presente anche l’arcivescovo José Bettencourt, nunzio apostolico in Georgia e Armenia. Il rapporto certifica una situazione non facile.
L’anno scorso in Iraq, quest’anno in Georgia. Il Cardinale Pietro Parolin sembra aver deciso di dedicare gli ultimi giorni dell’anno ad un fronte caldo. Inizia oggi il suo viaggio in Georgia, e inizia proprio dai territori occupati, con un gesto diplomaticamente significativo.
Tra i manifestanti c’era il Patriarca Ilia. Tra quelli che erano accorsi c’erano studenti, giovani, persone comuni di ogni religione. E, dopo gli eventi, ci fu anche una Messa nella cattedrale cattolica dei Santi Pietro e Paolo, l’unica chiesa cattolica a rimanere aperta a Tbilisi durante tutto il regime comunista. Il massacro di Tbilisi, avvenuto 30 anni fa, è il momento in cui la Georgia ha creato la sua identità nazionale.
Viene inaugurata il 6 ottobre la chiesa di Rustavi, in Georgia, dedicata a Gesù Misericordioso, e la sua porta è proprio quella Porta Santa che fu aperta e benedetta in un giardino durante l’Anno Santo Straordinario della Misericordia e fu poi portata a Tbilisi e attraversata e benedetta da Papa Francesco l’1 ottobre 2016, durante il suo viaggio in Georgia.
Ricordate la Porta Santa che Papa Francesco aveva benedetto durante il suo viaggio in Georgia? Costruita senza una chiesa, perché i permessi per costruirla non arrivavano, quella porta santa è rimasta simbolicamente in un giardino, e poi è stata portata alla Messa di Tbilisi, dove Papa Francesco la ha benedetta. Finalmente, dopo oltre due anni, quella porta avrà una chiesa.
E’ a braccio il dialogo di Papa Francesco con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e gli agenti di pastorale nella chiesa dell’Assunta a Tblisi in Georgia. Seconda tappa di oggi, dopo la Messa nello Stadio di Tblisi. Domande e riflessioni sono state rivolte al Papa da parte di alcuni rappresentanti della Chiesa locale georgiana. Il Papa tocca tanti temi importanti: il divorzio, la teoria del gender, la fede, i problemi dei giovani, la vocazione.
Sorge là dove dovrebbe esserci una chiesa, e invece non è stato ancora edificato niente. La Porta Santa di Rustavi, in Georgia, è così l’unica costruzione nel mezzo di quello che è ancora un prato. L’ha aperta, lo scorso 7 dicembre, il vescovo Giuseppe Pasotto, stimmatino veronese. Un segnale che la comunità georgiana è ancora viva. Nonostante le difficoltà.
Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza nel Palazzo Apostolico Vaticano il Presidente della Repubblica di Georgia Giorgi Margvelashvili