C’era anche Arman Tatoyan nella delegazione del catholicos Karekin II che è andata in visita il 6 ottobre prima da Papa Francesco e poi dal Cardinale Pietro Parolin. E non è un caso. Perché il capo della Chiesa Apostolica Armena, a Roma per l’incontro di Sant’Egidio per la pace, ha parlato con il Papa anche della situazione dei diritti umani in Nagorno Karabakh, Artsakh per gli armeni. E Arman Tatoyan è il difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Armenia, l’autore, tra l’altro, di una lunga ed articolata denuncia sulla situazione dei prigionieri di guerra portata davanti alla Corte di Giustizia Internazionale.
Si dice che la fede dell’Armenia, la prima nazione cristiana del mondo, sia stata salvata da 36 soldati, che sono poi le lettere dell’alfabeto. È questo, prima di tutto, a fare degli armeni un popolo che pone il libro al centro di ogni casa, come fosse una reliquia da conservare. Questi libri, miniati, decorati, compilati artisticamente e sempre sacri, sono un tratto caratteristico della cultura armena. Ed è a partire dai libri che l’Armenia ha cominciato a rileggere la storia del Nagorno Karabakh, Artsakh in lingua armena, dopo che un doloroso accordo al termine di un conflitto con l’Azerbaijan ha messo in pericolo alcuni luoghi della memoria armeni.