È terminata proprio nei giorni di commemorazione del genocidio armeno la distruzione della chiesa di San Giovanni Battista a Shushi, in Nagorno Karabakh, la regione che nell’antica denominazione armena viene conosciuta come Artsakh. La demolizione è stata ordinata dal governo azerbaijano, che pure da quando ha il controllo della regione ha sottolineato di non voler distruggere niente, e anzi di voler restaurare e migliorare le infrastrutture esistenti, trattando tutti da cittadini eguali.
Da quando il Nagorno Karabakh è stato assegnato alla gestione dell’Azerbaijan, musulmano, negli Anni Venti del secolo scorso, gli studiosi hanno dettagliato quello che hanno ritenuto essere una sorta di “genocidio culturale”, ovvero la scomparsa dei “khachkar” (le tipiche croci armene), persino di chiese ed edifici religiosi della antica popolazione cristiana. Quando negli Anni Novanta del secolo scorso l’etnia armena ha preso il controllo della regione proclamandola indipendente (ma lo Stato non è mai stato riconosciuto dall’Armenia stessa) si è verificato, secondo gli azerbaijani, l’opposto, ovvero che l’eredità musulmana della regione è stata estirpata. Ora, però, dopo la guerra del 2020 e la cosiddetta “operazione antiterrorismo” di settembre 2023, il Nagorno Karabakh è sotto controllo azerbaijano. Centinaia di migliaia di armeni hanno lasciato le loro case, i loro terreni, e la custodia dei luoghi santi. L’allarme per la perdita del patrimonio cristiano è risuonato di nuovo nella regione.
Non c’è tempo da perdere, e anche il Parlamento Europeo deve prendere una posizione sulla perdita del patrimonio cristiano nella regione del Nagorno Karabakh, in armeno Artsakh. Lo ha detto, in un recente intervento, Nathalie Loiseau, presidente del sotto-comitato sulla Sicurezza e la Difesa del Parlamento Europeo, in un articolato intervento pubblicato da La Croix International.
L’ultima notizia è la scomparsa di una chiesa in Nagorno Karabakh, nel territorio che gli armeni chiamano Artsakh, e che è finito sotto il controllo dell’Azerbaijan dopo l’ultimo conflitto che si è concluso con un accordo doloroso per la stessa Armenia. Ma la preoccupazione generale è quella di una sostanziale riscrittura della storia, che sta andando a cancellare, insieme agli edifici, anche la memoria della presenza armena nel territorio.
Il presidente azero Ilhan Aliyev ha recentemente dichiarato la città di Shushi, in Nagorno Karabakh, come “capitale culturale” dell’Azerbaijan. La presa della città da parte delle forze azere ha portato l’Armenia a dover accettare un doloroso accordo che ha portato alla conquista azera di molti territori. Quello che si teme, ora, è che continui il “genocidio culturale” contro la presenza armena e cristiana nel Nagorno Karabakh, conosciuta in armeno con Artsakh.
Cosa sarà delle memorie storiche armene in Nagorno Karabakh? L’allarme per un “genocidio culturale” che andrebbe a cancelare trace della presenza multisecolare degli armeni nella regione è stata lanciata più volte, ed ora ha anche un avvocato d’eccezione, il Consiglio Mondiale delle Chiese. Allo stesso tempo, proseguono I danneggiamenti di edifici. Particolarmente importante il vandalism della chiesa di San Giovanni Battista lo scorso 10 novembre.