Può l’eutanasia essere permessa, sotto determinate condizioni, all’interno di ospedali cattolici, anche solo per conformarsi alla legge? No, è stata la risposta netta dei Fratelli della Carità, congregazione di laici fondata nel 1807 in Belgio, che alla fine di marzo 2017 si sono trovati ad affrontare una crisi interna proprio perché, invece, l’associazione che gestisce gli ospedali nella loro nazione di origine aveva dato risposta negativa. Un dibattito interno che ha portato alla decisione di non rinnovare il mandato sugli ospedali di due Fratelli della Carità che avevano avallato la decisione.
“Siate radicali nella profezia come uomini consacrati nella missione della carità”. Sono queste le direttive per i prossimi anni stabilite dai Fratelli della Carità al termine del loro 23esimo capitolo generale.
L’Organizzazione Fratelli della Carità, che a nome della Congregazione dei Fratelli della Carità gestisce i 15 ospedali della congregazione in Belgio, è stata invitata in Vaticano a spiegare le ragioni del “sì” all’eutanasia nei loro ospedali (sebbene a certe condizioni). Un sì che non è stato ritirato nemmeno in seguito alle dure prese di posizione della congregazione religiosa cui fanno capo, della Conferenza Episcopale Belga e della stessa Santa Sede.
Il no del Papa era atteso, ed è arrivato dopo un iter di quattro mesi: gli ospedali dei Fratelli della Carità in Belgio devono fermare la possibilità di accedere all’eutanasia negli ospedali psichiatrici gestiti dalla Congregazione.