Cosa sono le finanze del Papa? Come si sono strutturate? Come funzionano e perché esistono? Sono moltissimi i libri che affrontano il tema, e lo fanno quasi sempre da un punto di vista giornalistico o scandalistico. A volte non tengono in considerazione le peculiarità della Santa Sede e dello Stato di Città del Vaticano. Altre volte si traducono in un semplice attacco, mosso sull’onda degli scandali. Mancava, però, un lavoro realmente scientifico sull’argomento.
È con un decreto del Ministero dell’Economia dello scorso 23 marzo che la Santa Sede entra nella lunga lista di Paesi che l’Italia considera inclusa nella “white list” degli investimenti. Si tratta di un elenco di 137 Paesi.
Le agenzie di stampa hanno dato risalto al fatto che per la prima volta in Italia dirigenti dell’Istituto delle Opere di Religione (lo “IOR” erroneamente detto “banca vaticana”) sono stati condannati per una violazione delle norme antiriciclaggio. Ma questo è solo un lato della storia. In realtà, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, direttore generale e suo vice ai tempi dei fatti, sono stati riconosciuti colpevoli di solo 3 dei 9 capi di imputazione. E sono 3 operazioni minori rispetto a quelle che costituivano l’impianto principale del processo e che avevano catturato l’attenzione dell’opinione pubblica.
La sfida ora è quella di migliore il livello rafforzare e garantire l’effettiva attuazione del sistema interno stabilito nel 2010 e consolidato dal 2012 ad oggi. Ma la strada tracciata, per le finanze della Santa Sede, è non solo buona, ma anche apprezzata. Nel “progress report” adottato dal MONEYVAL (il comitato anti-riciclaggio del Consiglio d’Europa) si trovano in generale giudizi positivi, perché “la maggior parte delle questioni tecniche riguardo gli emendamenti della legislazione e dei regolamenti sono stati propriamente affrontati”.
Un nuovo gruppo di lavoro sul futuro dell’economia della Santa Sede è stato istituito e ha già avuto la prima riunione. È stato annunciato durante il Consiglio dei Cardinali, che si è tenuto in Vaticano dal 10 al 12 dicembre. Durante il Consiglio, oltre alle finanze della Santa Sede, si è parlato anche di decentralizzazione, del nuovo dicastero “Laici, Famiglia e Vita”, ancora tutto da definire, e dei lavori della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori.
Sarà la PricewaterhouseCooper “PwC” il revisore esterno del bilancio finanziario consolidato. Lo ha deciso il Consiglio per l’Economia, che si è riunito in questi giorni in Vaticano.
L’ultimo, in ordine di tempo, è stato un comunicato della Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, che ha voluto rispondere alle “inaccettabili” insinuazioni “fatte da parte di alcuni media che diffondono notizie non rispondenti al vero.” Ma è solo l’ultimo di una serie di comunicati che vanno a precisare le presunte rivelazioni dei due libri che hanno tenuto banco in questi giorni. Così, mentre i due autori sono chiamati per un interrogatorio in Vaticano questa settimana, è il momento di rimettere ordine.
“Richiederà probabilmente qualche anno” il passaggio a procedure contabili secondo gli Standard IPSAS (International Public Sectors Accounting Standards). Al di là del dato tecnico, le cifre del bilancio consolidato di Santa Sede e Stato di Città del Vaticano pubblicato il 16 luglio 2015 e riferentisi all’anno 2014, raccontano di un mondo economico vaticano in transizione, ma che comunque continua a mantenere i suoi standard di entrate e uscite. Con passivi in linea con quelli dello scorso anno ed attivi che seguono la tendenza consueta.
Un sistema ormai consolidato, tagliato sulle necessità della Santa Sede. Il terzo rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria mostra come l’Autorità stessa abbia messo a punto il sistema, anche attraverso la pubblicazione del Regolamento della Vigilanza Prudenziale. È stato implementato il lavoro di intelligence. Ma è stato creato anche un sistema di vigilanza che ormai funziona.
L’utile netto è di 66,9 milioni di euro. Di questi, l’Istituto delle Opere di Religione intende destinarne 55 al bilancio della Santa Sede, e 14,3 alle riserve di utili dell’Istituto. Ma è anche vero che queste cifre saranno destinate dopo “il riscontro della commissione cardinalizia,” spiega il comunicato che accompagna l’annuncio della pubblicazione del terzo rapporto annuale dell’Istituto.
Ci vuole ancora l’ok del Parlamento italiano, ma intanto l’accordo di collaborazione tra Santa Sede e Italia in materia fiscale è stato firmato nella mattinata di mercoledì 1 aprile in Segreteria di Stato vaticana. Un accordo con il quale la cooperazione tra Santa Sede e Italia in tema fiscale è totale. Il testo completo dell’accordo sarà pubblicato sul sito della Segreteria di Stato domani a mezzogiorno, e a quello si deve rinviare per ulteriori dettagli. Per ora, c’è la descrizione dell’accordo fatta dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri vaticano,” e il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede.
Finanza Vaticana, a maggio attese altre novità. La pubblicazione degli Statuti del Consiglio per l’Economia, la Segreteria per l’Economia e il Revisore Generale dei Conti sono solo il primo passo di un sostanziale riformula mento degli enti della finanza vaticana. Passi avanti che erano contenuti già nella riforma di Benedetto XVI, e che ora vengono portati a compimento.