La Santa Sede attende un deficit di 49,7 milioni di euro nel 2021. Una cifra fortemente influenzata dalla crisi del coronavirus, che ha portato anche a una riduzione dei proventi dagli affitti commerciali, nonché ad un minore guadagno dagli asset. Ma una cifra mitigata anche dai 30,3 milioni arrivati dall’Obolo di San Pietro, Lo sottolinea una nota della Segreteria per l’Economia, che comunica che Papa Francesco ha approvato il bilancio della Santa Sede del 2021 discusso al Consiglio per l’Economia del 16 febbraio.
Tre sono i nodi cruciali per le finanze vaticane: il budget annuale della Santa Sede; l’applicazione del motu proprio che trasferisce i fondi della Segreteria di Stato all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica; la migliore organizzazione dei conti e la nomina dei revisori contabili. Ne hanno discusso i membri del Consiglio per l’Economia, riuniti online nel pomeriggio del 16 febbraio, per la prima volta nella nuova composizione. Insieme a loro, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato; padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia, con il suo direttore generale Maximino Caballero Ledo e il direttore della sezione amministrati della stessa Segreteria Emilio Ferrara.
Si ridimensiona l’Australia-gate vaticano. L’Austrac, autorità anti-riciclaggio australiana, aveva comunicato negli scorsi giorni che dalla Santa Sede erano partiti verso l’Australia 2,3 miliardi di dollari australiani (un po’ di meno di un miliardo e mezzo di euro) per operazioni poco chiare. Ma non era così. La stessa autorità australiana ha fatto sapere che si è trattato di un errore di calcolo: erano 9,5 milioni di dollari australiani (circa 6,5 milioni di euro), distribuiti in 362 bonifici versati tra il 2014 e il 2020.
Con il passaggio delle finanze della Segreteria di Stato all’Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) comincia un nuovo capitolo nelle riforme volute da Papa Francesco. Perché la Praedicate Evangelium, la bozza di costituzione apostolica che andrà a regolare funzioni e uffici della Curia, aveva chiaramente centralizzato tutto sulla Segreteria di Stato vaticana. Ora, però, con la decisione di Papa Francesco di togliere alla Segreteria di Stato la sua autonomia finanziaria, potrebbe essere messo in discussione tutto l’ufficio della Segreteria di Stato.
La Segreteria di Stato perde un pezzo, mentre la Segreteria per l’Economia diventa anche “Segreteria papale per le materie economiche finanziarie”. A partire dall’1 gennaio 2021, la Segreteria di Stato vaticana trasferirà tutti i fondi e proprietà immobiliari all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica; quando questo non sarà possibile, farà una speciale delega alla stessa amministrazione; l’APSA, a sua volta, dovrà costituire un accantonamento di bilancio denominato “Fondi Papali”, in cui confluiranno l’Obolo di San Pietro, il Fondo Discrezionale del Santo Padre e i Fondi Intitolati. Tutte le donazioni, poi, saranno incluse in un Budget Generale della Santa Sede.
L’Autorità di Informazione Finanziaria cambia nome, diventa Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria, e rafforza il ruolo del presidnte nel proporre ed elaborare gli obiettivi strategiche dell’Autorità. Con un chirografo, Papa Francesco rende ufficiali le modifiche già annunciate al momento della presentazione del rapporto AIF 2019. Viene istituita anche una sezione su Regolamentazione e Affari legali.
La Segreteria di Stato non gestirà più fondi, e tutti i suoi investimenti devono essere passati all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), con la possibilità di chiudere addirittura l’ufficio amministrativo in Segreteria di Stato. La notizia, già nell’aria, è stata resa ufficiale oggi, dopo una riunione presieduta da Papa Francesco che ha definito anche le modalità di questa transizione, delineate da una Commissione di Passaggio e Controllo che entra in funzione per tre mesi.
L’istituzione di un registro centrale presso l’Autorità di Informazione Finanziaria, per individuare tempestivamente chi compie transazioni finanziarie, è la sola, vera novità delle modifiche alla legge 18 dell’ottobre 2013 in materia di trasparenza, vigilanza e informazione finanziarie. Le modifiche sono state pubblicate oggi in un bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, accompagnate da una intervista a Carmelo Barbagallo, direttore dell’Autorità.
Non c’è il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nella Commissione Cardinalizia dell’Istituto per le Opere di Religione, la cosiddetta “banca vaticana”. La nuova commissione, che, per statuto, “vigila sulla fedeltà” alle norme statutarie, lancia una nuova fase dell’Istituto, dato anche dalla promulgazione dei nuovi statuti lo scorso agosto. Allo stesso tempo, la nuova composizione lascia capire qualcosa del futuro delle finanze vaticane.
Gli esperti di MONEYVAL vigilano su presidi che sono a tutela “di una finanza pulita, nell’ambito della quale ai mercanti è impedito di speculare in quel sacro tempio che è l’umanità, secondo il disegno d’amore del creatore”. Papa Francesco incontra gli esperti del Comitato del Consiglio d’Europa nel mezzo della loro on site visit in Vaticano, e ribadisce l’impegno della Santa Sede per la trasparenza finanziaria.
La legge sugli appalti vaticana promulgata lo scorso 1 giugno prevedeva all'articolo 4 la nomina un “Comitato di Controllo” che vigilasse sui contratti. Lo scorso 29 settembre, Papa Francesco ha dato seguito a quanto previsto dalla legge nominando una “Commissione di Materie Riservate”, espandendo di fatto anche nominalmente i lavori della commissione anche ad altri tipi di transazioni che avvengono all’interno del Vaticano. Presidente della commissione è il Cardinale Kevin J. Farrell, prefetto del Dicastero Laici, Famiglia e Vita ma soprattutto Camerlengo, e dunque deputato alla gestione dei beni della Santa Sede in caso di sede vacante. Segretario è l’arcivescovo Filippo Iannone, presidente del Pontificio Consiglio dei Testi Legislativi.
Un bilancio in deficit di 11 milioni, risultato di 307 milioni di entrate e 318 milioni di uscita. Un patrimonio netto di 1 miliardo e 402 milioni di euro. E una riforma in corso, che punta a centralizzare gli investimenti per un maggior controllo sulle entrate. Per la prima volta dal 2016, viene pubblicato il bilancio annuale della Santa Sede. Normale che sia in deficit, spiega a Vatican News padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia: è, in fondo, “un bilancio di missione".
Comincia oggi in Vaticano la on site vsiti dei valutatori di Moneyval, il Comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza dei Paesi membri agli standard finanziari internazionali. Gli ispettori resteranno in Vaticano fino al prossimo 13 ottobre, delineando il quarto rapporto sui progressi del percorso della Santa Sede.
La rinuncia improvvisa del Cardinale Giovanni Angeo Becciu ai diritti connessi al cardinalato, nonché al suo incarico di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, lascia aperte molte questioni. Nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede non c’è una ragione ufficiale per cui si sia arrivati a questa decisione. Tuttavia, il pensiero di tutti è corso subito alle indagini connesse alla compravendita di un immobile di lusso a Londra, a Sloane Avenue, da parte della Segreteria di Stato vaticana.
Un protocollo anti-corruzione tra Segreteria per l’Economia e Ufficio del Revisore Generale della Santa Sede è stato firmato lo scorso 18 settembre. Ne ha dato notizia la Sala Stampa della Santa Sede, specificando che le due autorità “collaboreranno in maniera ancora più stretta nell’identificazione dei rischi di corruzione e per una efficace attuazione delle norme sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato di città del Vaticano recentemente approvate”.
La notizia non sta tanto nel fatto che l’Autorità di Informazione Finanziaria si appresta a cambiare nome e pelle, con un nuovo statuto, tra l’altro recependo in parte delle segnalazioni già vagliate nelle riforme del 2013. La vera notizia sta invece nel rapporto che presenta l’attività del 2019, e che certifica un ulteriore rafforzamento del sistema antiriciclaggio della Santa Sede.
“Mi sono spaventato quando, poco dopo la mia venuta a Roma, ho scoperto che Madre Teresa di Calcutta aveva detto che per i preti c’erano due grandi sfide: una riguarda la sessualità, l’altra i soldi. E che per lei il percolo proveniente dal denaro era più grande e forte di quello della errata sessualità”. Lo ha sottolineato il Cardinale George Pell, prefetto emerito della Segreteria per l’Economia vaticano, in un videomessaggio inviato a un evento del Global Institute di Church Management della Pontificia Università della Santa Croce a Roma.
Dovrebbe uscire a breve il rapporto annuale dell’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana, l’ente di vigilanza e intelligence sulle finanze della Santa Sede che in questi mesi ha visto un quasi totale cambio della dirigenza. Nel frattempo, è giunta notizia di una due giorni di confronto con le autorità pubbliche di Santa Sede e Stato di Città del Vaticano sulle disposizioni in materia di prevenzione al riciclaggio e finanziamento al terrorismo.
È di 38 milioni di euro l’utile registrato dall’Istituto per le Opere di Religione nel 2019. Lo sottolinea il rapporto annuale dell’Istituto, pubblicato oggi ma approvato già lo scorso aprile. La crescita degli utili, spiega il rapporto, è da attribuire al mercato favorevole, ma anche alla politica degli investimenti, che il rapporto descrive come etici secondo una narrativa che ha sviluppato a partire dal rapporto del 2017.
Il broker italiano Gianluigi Torzi, coinvolto nella intricata vicenda dell’acquisto di un immobile di pregio a Londra da parte della Segreteria di Stato, è stato arrestato in Vaticano con l’accusa di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio. Il 5 giugno, Torzi era andato al Tribunale vaticano, assistito dai suoi legali, per essere ascoltato nell’ambito delle indagini sull’acquisto del palazzo di Londra, vicenda che ha creato una crisi istituzionale nella Santa Sede e ha portato a sei sospensioni. Al termine dell’interrogatorio, Torzi è stato arrestato ed è rimasto detenuto negli appositi locali della Gendarmeria vaticana. Rischia fino a 12 anni di carcere.