Entro trenta giorni dall’1 settembre 2022, tutte le risorse finanziarie della Santa Sede e di istituzioni collegate con la Santa Sede devono essere trasferite all’Istituto delle Opere di Religione, che è da considerarsi l’unico ed esclusivo ente intitolato ad attività di gestione patrimoniale e depositario de patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle istituzioni collegate con la Santa Sede.
La prima necessità è quella di sostenere la Curia romana, quello che viene definito da padre Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia, un bilancio di missione. E così, tutti, in qualche modo, contribuiscono alle spese della Curia, Anche l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, la “banca centrale” della Santa Sede che, dal 2011, ha l’obbligo di inviare almeno 20 milioni l’anno alla Curia, più un tot da calcolare sui profitti ulteriori, che vanno per il 30 per cento alla Curia e per il 70 per cento alla stessa APSA.
Nessuna possibilità di appello per l’ex presidente dello IOR Angelo Caloia e per l’avvocato Gabriele Liuzzo, procuratore generale dello stesso istituto. La Corte di Appello dello Stato di Città del Vaticano ha infatti confermato la sentenza di colpevolezza per i reati di riciclaggio e appropriazione indebita aggravata che era giunta in primo grado il 21 gennaio 2021, dopo 23 udienze. La sentenza è stata comunque riformata, perché alcune ipotesi di appropriazione indebita si sono estinte per prescrizione.
Il Palazzo di Sloane Avenue a Londra, il cui acquisto è al centro dell’ultimo processo vaticano, è stato venduto. L’annuncio è arrivato l’1 luglio, con uno scarno comunicato dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, cui nel frattempo è stata trasferita l’amministrazione della Segreteria di Stato. Il prezzo di vendita è stato di 186 milioni, e, a fronte dell’investimento iniziale di 200 milioni e la svalutazione dovuta anche alla Brexit, è una cifra che rappresenta un guadagno, più che una perdita. Insomma, non un cattivo investimento, ma piuttosto un investimento gestito male.
Fino al 2019, il rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria veniva presentato ina una conferenza stampa. Ma non è più così, già dal rapporto 2019 presentato nel 2020. Nel rapporto 2019, c’erano ancora i box esemplificativi, che – senza fare nomi – davano esempi di segnalazioni di transazioni sospette curati dall’autorità, spiegando in che modo venivano portate avanti le indagini. Ma già dal rapporto del 2020, pubblicato nel 2021, questi box non ci sono più, segno che non ci sono stati sviluppi nei casi, e che l’attività, in fondo, sia rimasta ferma a quella del 2019.
Si attendevano nomine in Curia, ma il primo risultato concreto della riforma voluta da Papa Francesco è lo stabilimento di un comitato di investimenti, presieduto dal Cardinale Kevin J. Farrell, prefetto del Dicastero Laici, Famiglia e Vita. E la notizia, arrivata con una informazione scarna nel bollettino, arriva nello stesso giorno in cui si pubblica il rapporto 2021 dell’Istituto delle Opere di Religione, come ormai di consueto senza una conferenza stampa e senza alcuna presentazione. Ironico, se si pensa che lo IOR aveva un comitato investimenti, all’interno del fondo Ad Maiora, un fondo di fondi finito poi inaspettatamente sotto la lente di ingrandimento dei giudici vaticani, e che pure aveva garantito l’ultimo utile dello IOR degno di nota: gli 86,6 milioni dell’anno 2012.
Dopo circa dieci anni a cinque rapporti sui progressi, MONEYVAL, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta come i Paesi aderenti rispondano agli standard internazionali antiriciclaggio, ha stabilito che il sistema della Santa Sede verrà da ora in poi sottoposto a controllo regolare. Lo si legge nel rapporto annuale del Comitato, che include valutazioni su tutte le ispezioni di MONEYVAL, e la notizia è stata accolta con un certo trionfalismo.
Il bilancio 2022 della Santa Sede è un bilancio che viene chiamato di “missione”, che deve essere considerato più un budget o un bilancio preventivo, e che viene presentato come un ulteriore passo dell’impegno della Santa Sede, e del lavoro della Segreteria per l’Economia, verso la piena trasparenza finanziaria. Ma quello della Santa Sede è anche un bilancio che lascia delle questioni aperte, anche quando vuole dare risposte. E una delle questioni aperte riguarda la gestione dell’investimento della Segreteria di Stato in un palazzo di lusso a Londra, un affare che è finito sotto le lenti di un procedimento giudiziario vaticano ancora in corso, e che però è stato portato a termine in maniera fruttuosa.
Una donna vice-ministro delle Finanze vaticano. Charlote Krueter-Kirchhof, membro del Consiglio per l’Economia, è stata nominata oggi da Papa Francesco come vicecoordinatore del Consiglio. Il Consiglio consta di 15 membri, è cordinato dal Cardinale Reinhard Marx, e Kreuter Kirchhof era entrata nel Consiglio ad agosto 2020, quando la sua membership era stata rinnovata.
Dieci imputati, tra i quali un cardinale. Un investimento finanziario che è finito del turbine di indagini per presunti crimini di estorsione e peculato. Diversi ex funzionari della Santa Sede a processo. Un monsignore collaborazionista. Il processo che riprende in Vaticano il 5 ottobre ha tutti gli elementi di una storia investigativa da romanzo. Ma, al di là della narrativa e dell’indiscutibile interesse mediatico, il processo presenta anche una serie di temi che vanno molto al di là dei fatti contestati. E che potrebbero persino incidere sul futuro della Santa Sede.
Per la prima volta, l’Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica pubblica il suo bilancio annuale, certificando cifre, investimenti, società partecipate e intenzioni di bilancio. Un passo verso la totale trasparenza finanziaria. Nello stesso giorno, viene reso noto anche il bilancio della Curia. Ma manca ancora il bilancio dello Stato di Città del Vaticano, che non viene comunicato ormai dal 2016.
È un rapporto che ci tiene a marcare una discontinuità con il passato, a partire dal nome dell’Autorità (prima si chiamava Autorità di Informazione Finanziaria, ora Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria) fino ad arrivare alla grafica. Ed è un rapporto che vuole sottolineare i risultati raggiunti dalla nuova direzione, a partire dal Rapporto Moneyval sui progressi, che viene definito in termini molto positivi nonostante la Santa Sede abbia ricevuto solo valutazioni intermedie, e sei su 11 di quelle valutazione pendevano piuttosto verso il lato dei giudizi negativi che da quelli positivi.
Con un decreto in 49 articoli e 7 allegati, con vari moduli che servono appunto per richiedere e definire spese e acquisti, il codice per gli appalti vaticani promulgato l’1 luglio 2020 prende forma, definisce le procedure, ma mantiene anche la necessaria riservatezza sul merito di alcune operazioni finanziarie, per le quali si rimanda alla Commissione per le Materie Riservate stabilita il 5 ottobre 2020. È un regolamento che non copre le operazioni nel settore immobiliare, per le quali ci sarà un regolamento ad hoc entro il 31 dicembre 2021.
È un rapporto considerato generalmente positivo, che proietta Santa Sede al sesto round di valutazioni (una delle cinque nazioni al mondo ad essere arrivata così avanti). Allo stesso tempo, il rapporto del comitato del Consiglio d’Europa MONEYVAL sulle finanze della Santa Sede / Stato di Città del Vaticano mette in luce tutte le criticità del sistema vaticano, e in particolare quello giudiziario.
Finanze vaticane, luce verde dagli USA. Mentre ancora si attende la pubblicazione del rapporto MONEYVAL sui progressi di Santa Sede / Stato di Città del Vaticano in termini di trasparenza finanziaria (il rapporto è stato approvato a fine aprile, ma c’erano poi successivamente almeno 18 giorni di editing prima della pubblicazione), Vatican News dà risalto alla notizia che l’Internal Revenue Service, il servizio delle entrate del governo degli Stati Uniti, ha inserito il Vaticano tra le giurisdizioni equivalenti a quella USA in materia di adeguata verifica del cliente.
È Alessandro Cassinis Righini il nuovo Revisore Generale della Santa Sede. E la sua scelta è un segno di continuità di Papa Francesco, dato che Cassinis Righini fungeva le funzioni di revisore generale ad interim dal giugno 2017, da quando, cioè, il primo Revisore generale vaticano, Libero Milone, si dimise dal suo incarico.
Da oggi in poi, Capi dicastero e vicedirettori con contratto dirigenziale quinquennale della Curia, insieme a quanti hanno responsabilità amministrative, dovranno dichiarare, sotto giuramento, di non aver avuto condanne né di avere possibili conflitti di interesse sul ramo finanziario, e potranno essere sanzionati dalla Segreteria per l’Economia in caso di dichiarazione falsa. Lo stabilisce un motu proprio di Papa Francesco, firmato il 26 di aprile ma in vigore da oggi, che, per una casualità, è anche il giorno in cui la plenaria del comitato Moneyval a Strasburgo discute il Quinto rapporto sui progressi della Santa Sede in termini di trtasparenza finanziaria.
Il 5 febbraio 2021, veniva annunciata da parte di Papa Francesco la nomina di un promotore di Giustizia per la Corte d’Appello vaticana, il magistrato italiano Catia Summaria, a coprire un incarico rimasto vacante dal 2020. Contestualmente, venivano nominati anche altri due giudici di corte d’appello. Ma appena tre giorni dopo, l’8 febbraio, Papa Francesco firmava un motu proprio recante “modifiche in materia di giustizia” che, di fatto, ridimensionava molto il ruolo della Corte d’Appello vaticana. Anzi, de facto sembrava eliminare del tutto il ruolo del promotore di Giustizia.
Cose positive e negative della finanza vaticana, e in particolare del modo in cui il sistema giudiziario vaticano applica le leggi, saranno delineate con precisione il prossimo 26 aprile da un progress report (rapporto sui progressi) di MONEYVAL, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza alle norme internazionali di trasparenza finanziaria dei Paesi che partecipano al processo. Questo rapporto, in particolare, è molto atteso. Perché farà capire se il nuovo corso dato da Papa Francesco alle finanze vaticane è efficace e riconosciuto a livello internazionale, oppure no.
Un nuovo responsabile per la sezione vigilanza dell’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria della Santa Sede: lo annuncia il presidente Carmelo Barbagallo, al termine di una lunga intervista concessa ai media vaticani lo scorso 20 marzo. Una intervista, in fondo, che non dà particolari novità, se non questa notizia, che probabilmente non va considerata una notizia a margine.