Generalmente un beato viene ricordato per il suo amore a Dio ed alla Chiesa. Ed è vero. Ma Antonio Serbati Rosmini (1787-1855), oltre ad essere stato un innamorato di Cristo è stato anche un sacerdote (1821) ed un uomo che ha operato sulla cultura del suo tempo. In queste brevi righe, vorremo non solo celebrare una memoria ma attualizzare una presenza, nel nostro mondo culturale e sociale, sottolineando il contributo che questo straordinario studioso, ha lasciato, con il suo pensiero, nella società contemporanea.
L’uomo è sempre stato al centro dell’orizzonte filosofico e culturale del mille ed ottocento seppur con particolari connotazioni e sfumature. Infatti è sufficiente leggere I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni oppure le Mie prigioni di Silvio Pellico per accorgersi dell’attenzione che legava la cultura ai grandi temi dell’esietenza umana. Queste oprere sono state edite proprio in questo secolo in ccui era in vigore in tutta Europa una forte componente culturale e storica. Ciò lo si conferma, appieno, leggendo la Filosofia del diritto del filosofo e sacerdote Antonio Rosmini.
“Rosmini è senza dubbio una delle sei o sette intelligenze che onorano la carità intellettuale di questi ultimi due secoli.” Con questa nota espressione usata da Papa Giovanni Paolo II si suole indicare il grado di profondità spirituale ed intellettuale del celebre sacerdote amico del Manzoni.
L’uomo è sempre stato al centro dell’orizzonte filosofico e culturale del milleottocento seppur con particolari connotazioni e sfumature.